Lo storico Cappellari: “Alfiero, padre del cantante Lucio Battisti, militò nella Gnr della Rsi”

Nuove rivelazioni dopo la dichiarazione del ricercatore Aldo Giannuli di aver trovato riscontri della vicinanza della famiglia Battisti a Soccorso Tricolore

Lucio Battisti

“Il padre del cantautore Lucio Battisti militò nella Guardia Nazionale Repubblicana della RSI.” Lo afferma il ricercatore storico Pietro Cappellari. Nella vicenda, sollevata dal giornalista Paolo Giordano sulle pagine del quotidiano “Il Giornale”, sui presunti finanziamenti alla destra politica del cantautore Lucio Battisti, si inserisce il ricercatore storico Pietro Cappellari.

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In un articolo pubblicato, si indica il padre di Battisti come facente parte delle Camicie Nere e vittima di un “pestaggio” da parte di alcuni partigiani. Nel  libro “Rieti Repubblicana, 1943-1944” di Pietro Cappellari, edito da Herald Editore nel 2015, dedicato alla storia della Repubblica Sociale Italiana nel territorio reatino, lo storico attesta che Alfiero Battisti era un Brigadiere in servizio presso la 116^ legione della GNR di Rieti.
“Nel dopoguerra – racconta Pietro Cappellari – due esponenti del PCI locale lo denunciarono alle autorità per essere stato volontario nelle campagne di guerra in Grecia e Albania, inquadrato nella Milizia Fascista, promosso per meriti fascisti e proposto al grado di Ufficiale sempre per meriti eccezionali. I due comunisti lo accusarono di essere un “usurpatore” e una “spia”, benché il Battisti avesse aiutato alcuni sbandati alla macchia. Nonostante fosse stato ammonito dai ribelli, il Battisti aveva proseguito il servizio nella Guardia Nazionale Repubblicana e quindi il PCI e i sedicenti partigiani si auguravano nella loro denuncia che al più presto questa “feccia d’Italia” potesse essere “distrutta”. A seguito di questo esposto, il 6 marzo 1945 Alfiero Battisti fu arrestato, ma rilasciato tre giorni dopo poiché le indagini effettuate nei mesi precedenti fecero cadere tutte le accuse. Anzi, i due firmatari smentirono le loro stesse dichiarazioni – conclude Cappellari – uno ammise “di aver firmato la denuncia in buona fede” mentre l’altro, segretario del locale PCI, dichiarò di essere stato lontano da Puggio Bustone all’epoca dei fatti e di aver firmato la denuncia “basandosi unicamente su delle voci pervenutegli al suo ritorno.”.
*ricercatore storico

Pietro Cappellari*

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