Mi concedo queste confidenze dopo avere scoperto il curriculum di Michele Antonio Fino, professore associato di Diritto romano e Diritti dell’antichità all’Università di scienze enogastronomiche di Pollenzo. L’ho letto soltanto perché l’insigne “romanista” (si dice così, nel gergo accademico) ha pubblicato sui social una dichiarazione che ha suscitato quasi unanimi proteste:
“Difficile non associare gente come Tarro, Gismondo, Zangrillo e Bassetti a un luogo. Tipo Norimberga”.
Fino, che è un giurista, si è accorto di averla fatta grossa e si è affrettato subito a fare marcia indietro, per prevenire querele. Ma non è questo il vero scandalo: uno sproposito sul web può capitare a tutti. Il problema non è perché il medico di Berlusconi dovrebbe comparire dinanzi a un tribunale analogo a quello che giudicò i gerarchi nazisti, ma che cosa ci sta a fare un professore di diritto romano in una facoltà di Scienze enogastronomiche e ancora di più che cosa ci sta a fare una facoltà di Scienze enogastronomiche nel sistema universitario italiano.
Una volta l’università era considerata il tempio della scienza disinteressata, della ricerca pura, della libera conoscenza, non una sorta di super-istituto professionale, in cui s’impara a pigiare l’uva. Prova ne sia che le facoltà più professionalizzanti, come ingegneria, dopo il biennio fisico-matematico, o economia e commercio, o anche architettura, erano chiamate politecnici o scuole superiori e che la laurea da sola non abilita all’esercizio di nessuna professione, esercizio per il quale occorre sostenere un esame di Stato. La riforma Berlinguer e le spinte aziendalistiche hanno portato, fra le altre conseguenze, anche a una proliferazione di atenei, spesso privati, il cui fine sembra soprattutto nobilitare la diffusione di un sapere pratico, per cui sarebbe più adatto un Istituto tecnico superiore, se non di assicurare uno status accademico ad aspiranti alla docenza universitaria.
L’enogastronomia è una cosa seria, anche sono incline a scorgere nell’idolatria dei cuochi una delle tante manifestazioni del tramonto dell’Occidente, specie quando vedo troneggiare nei giornali la foto di uno chef la cui fisionomia presenta inquietanti analogie con un ex membro del Csm radiato dalla Magistratura. Ma che ci azzeccano Ulpiano con la Bagna Cauda e le pandette col barolo?