Ennio Morricone, uno stile unico

Un ritratto dell'artista italiano comparso sul prestigioso settimanale francese Point de Vue, firmato da Jérôme Carron

Ennio Morricone

Sotto un cappello chiaro, occhi di un azzurro intenso. Barrando il volto segnato, l’armonica di Charles Bronson suona un’aria lancinante, miscela di disperazione e violenza: è l’indimenticabile tema di C’era una volta il West di Sergio Leone. 

Altro universo: un uomo coperto di stracci trascina un fardello, scala una montagna scivolosa per la pioggia diluviale. Robert DeNiro avanza verso gli indiani di cui fu il boia. Al culmine dello sforzo, tagliano i legami del suo passato. A questa scena di Mission di Roland Joffé non ha servono dialoghi. La musica dice tutto: dolore, pietà, redenzione. 

Universo più urbano, ma altrettanto mitico: Alain Delon, Jean Gabin, Lino Ventura, con impermeabili grigi in una Parigi scomparsa: sguardi cupi e una musica che stordisce. Scacciapensieri e violini del Clan dei siciliani di Henri Verneuil segnano un’epoca e uno stile, quello di un film noir senza scappatoie.

Ennio Morricone sapeva raccontare tutto con le sue composizioni. Una scena romantica diventava angosciosa, un duello si trasformava in opera, une marcia in un cammino della croce. La sua potenza evocatrice sposava le emozioni umane, dalle più belle alle più terribili con una profondità che talora superava quella delle immagini. Il compositore era nato a Roma il 10 novembre 1928, quasi nello stesso momento del cinema parlato. Un segno del destino: Morricone sarà l’accompagnatore delle parole, l’arrangiatore dei sentimenti. 

Jérôme Carron

Ennio sogna di divenire medico, ma suo padre, trombettista jazz, decide altrimenti. Dopo un’infanzia tranquilla nel quartiere povero di Trastevere, il comincia a studiare musica a 14 anni all’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Studia tutti gli stili musicali dal medioevo a oggi e suona la tromba. Ma più che strumentiste, sogna suoni, composizioni. I suoi professori se ne stupiscono. 

Un devoto di Miles Davis, che speri di seguire la via dei maestri italiani, è un uccello raro. Morricone s’ostina. Scrive brani di avanguardia in seno al Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza. Cerca nuovi territori. Purtroppo deve sfamare la famiglia. Grazie al padre incontra il direttore d’orchestra della Rai. Comincia allora un periodo di arrangiamenti per la tv, le case discografiche e cantanti. 

Nel 1961 Morricone scrive la sua prima musica da film, Il federale di Luciano Salce. Due anni dopo gli telefona un regista, Sergio Leone, che vuole conoscerlo per un film, Per un pugno di dollari, western cupo con un attore americano di telefilm. Perché no? I due si trovano, s’osservano, si riconoscono. Erano compagni di scuola alle elementari. Insieme segneranno la storia del cinema.

Leone ha trovato il suo doppio. Stesso linguaggio e stessa passione per la settima arte. La collaborazione è proficua, dà un’impronta alla colonna sonora dei western-spaghetti con Per qualche dollaro in più o Il buono, il brutto il cattivo. Le composizioni di Morricone sono fatte per le immagini di Leone, se non è l’inverso. Non si sa. Per C’era una volta il West, Morricone compone prima che si giri il film e Leone fa eseguire la musica durante le riprese. Spiega Stéphane Lerouge, che ha lavorato al cofanetto di diciotto CD uscito l’anno scorso, con l’opera magistrale del compositore: “Claudia Cardinale racconta che a dirigere gli attori erano due, Sergio Leone e Ennio Morricone”.

Nel 1988 Giuseppe Tornatore gli porta la sceneggiatura di Nuovo Cinema Paradiso. Ennio Morricone lo legge, con le lacrime agli occhi e decide di scriverne la musica prima delle riprese, come con Sergio Leone, che scompare l’anno dell’uscita del film… Negli ultimi anni di vita, Morricone riempie sale da concerta da 6.000 persone. Lavoratore accanito dalla vita monacale, cela la sua angoscia sulla scena con un’estrema serietà, ma torna adorabile nell’intimità familiare, davanti a un piatto di pasta al pesto in compagnia dei tre figli, Andrea, Giovanni e Marco, della figlia Alessandra e della moglie Maria. Per lei compone una messa in onore di papa Francesco nel 2015.

Altro omaggio, certo tardivo, a Morricone è l’Oscar alla carriera nel 2007. Solo a 88 anni egli sarà finalmente ricompensato col vero Oscar per The Hateful Eight di Quentin Tarantino. Il “Maestro”, come gli piaceva sentirsi chiamare, si è spento a 91 anni lo scorso 6 luglio, senza aver potuto vedere il documentario dedicatogli da Tornatore: centinaia d’ore d’interviste e cinque anni di lavoro. Un documentario che avrebbe dovuto essere presentate nello scorso maggio al Festival di Cannes che non s’è potuto tenere. Ma il paradiso non aspetta.

Morricone e Tarantino

(Articolo apparso in origine sul settimanale Point de Vue del 15 luglio 2020)

Jérôme Carron

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