Effemeridi. Tom Ponzi gigante buono e investigatore privato (già parà nella Rsi)

Nel 1956 fu protagonista nella vicenda di Terrazzano (Milano) con coraggio e generosità

Tom Ponzi

EFFEMERIDI – 9 Maggio 1997. A Busto Arsizio muore Tom Ponzi, gigante buono ed investigatore privato.
Era nato a Pola – allora italiana – nel 1921. Tommaso, non ancora Tom, era il primogenito di sette fratelli, figli di un padre romagnolo che si era spostato in Istria con la famiglia a causa del suo incarico statale.
Il passaggio cruciale nella vita del giovane Ponzi giunse con le conseguenze dell’8 settembre 1943 e con la sua scelta di campo.
Il nome di Tom Ponzi compare raramente tra quelli dell'”armata dei ragazzini” – come la definì uno di loro, lo scrittore Carlo Mazzantini, padre della scrittrice Margaret – e ci fa la figura dell’adulto tra loro, con i suoi 22 anni nel 1943.
Nella sua attività lavorativa nel dopoguerra risulta senza dubbio il più famoso vista anche l’originalità del settore, quello degli investigatori privati.
Tra i combattenti della Repubblica Sociale, Ponzi scelse o finì in un reparto di paracadutisti, come Dario Fo. Una scelta della quale sarà orgoglioso per tutto il resto della vita.
Nell’immediato dopoguerra, quando ancora il mondo dei reduci di ambedue i fronti tendeva a ritrovarsi tra coloro che avevano condiviso la stessa esperienza della guerra civile, Ponzi fu nel MSI milanese.
Una militanza e un periodo non certo tranquilli e in quel contesto il reduce Ponzi fu protagonista di alcuni episodi “parapolitici”.
Una volta finì in Questura, a Milano, per una rissa in Galleria; stava passeggiando assieme ad altri due ex combattenti repubblicani (uno dei due era Walter Chiari), quando furono insultati; un ex partigiano uscì piuttosto malconcio da ciò che ne seguì.
Un altro episodio – lo narrò Giano Accame – avvenne nella sede della Federazione del MSI di Milano quando “quella specie di gigante, con un coraggio da leone”, litigò di brutto con alcuni dirigenti del Movimento nel quale militava dalla fondazione, perché “era convinto che il partito non avesse aiutato lui e la sua famiglia” quando aveva avuto dei guai giudiziari a causa della militanza politica.
Il suo nome iniziò a comparire sui giornali nel luglio 1946 quando il suo carattere venne fuori in uno dei tanti episodi della storia del neofascismo italiano; un fatto che senza il suo intervento avrebbe avuto davvero conseguenze tragiche. Una sera, nella sede della redazione del settimanale “Rivolta Ideale” che ospitava anche la prima sede milanese del MSI, in via Santa Redegonda, mentre era in corso una conferenza del prof. Achille Cruciani, dalla strada qualcuno lanciò una bomba (l’attentato fu attribuito alla Volante Rossa che in quei giorni aveva compiuto altre azioni analoghe) nella sala dove si trovavano alcune decine di missini. Con sangue freddo e prontezza di riflessi Ponzi afferrò l’ordigno e lo rilanciò fuori dalla finestra.
Quei primi anni del dopoguerra erano difficili per quasi tutti, figuriamoci per chi veniva dalle schiere dei vinti. Il giovane Tommaso doveva quindi cercare un lavoro; la sua passione per i “libri gialli” e i film polizieschi unita ad un carattere esuberante e curioso lo portarono a presentarsi ad un commissariato di Polizia a chiedere quali documenti fossero necessari per occuparsi di investigazioni. Naturalmente non lo presero sul serio, ma lui, testardo, si inventò il mestiere da solo, girando in bicicletta e utilizzando una macchina da scrivere avuta in prestito.
Nel 1948 fondò la Mercurius Investigazioni e così iniziò a lavorare su piccole cose, indagini di provincia accompagnate da una sempre più professionale preparazione, anche fisica, con corsi di arti marziali.
Due anni dopo trasformò il suo ufficio in Tom Ponzi Investigazioni. Il physique du rôle lo aveva, un pizzo gli incorniciava il mento e la passione per le indagini e gli strumenti tecnici del mestiere completavano il quadro.
Nell’ottobre 1956 la drammatica vicenda di Terrazzano (Milano) lo vide coraggioso e generoso protagonista.
Due balordi, i fratelli Santato, entrarono in una scuola elementare con un folle programma. Sequestrarono quasi cento bambini e tre maestre e chiesero il riscatto, duecento milioni. Una giornata di trattative con la Polizia che aveva circondato l’edificio scolastico e una situazione che non si riusciva a sbloccare. Quando una delle maestre affrontò i sequestratori, Tom Ponzi approfittò della confusione e salendo su una scala a pioli entrò nella scuola seguito da un altro coraggioso, l’operaio Sante Zennaro che rimase ucciso dal fuoco delle forze dell’ordine.
Tom Ponzi riuscì a disarmare i due sequestratori e a liberare gli ostaggi. La discriminazione politica all’italiana si manifestò in tutta la sua cialtronaggine. Al povero Zennaro fu concessa una medaglia d’oro al valor civile; ma premiare Ponzi, che non faceva mistero della fedeltà al suo non lontano passato, sarebbe stato troppo politicamente scorretto. Ricevette un premio forse più importante di una patacca, gli abbracci dei genitori dei bambini e una lettera di ringraziamento dei sequestrati, maestre ed alunni.
Un’avventura dopo l’altra, nacque la fama del “Philip Marlowe all’italiana”, e con essa il successo, i clienti importanti, dall’Aga Khan a Rockfeller, da Agnelli a Enzo Ferrari, ma anche chi non poteva permettersi di pagare, gente per la quale lavorò gratis.
Recitò anche la parte dell’ispettore Sciancalepre in un film con l’attrice Martine Brochard, versione cinematografica de “I giovedì della signora Giulia”, tratta dal romanzo di Piero Chiara.
La bravura professionale, il successo, lo sviluppo di una attività che lo portò ad avere quasi duecento collaboratori, portarono molto denaro, ville, yacht e Rolls Royce, ma anche invidie e tentativi di coinvolgimento in brutte storie.
Nei primi anni Settanta fu coinvolto in una vicenda giudiziaria legata ad intercettazioni telefoniche, una bufera nella quale fu messo in mezzo a poliziotti, agenti segreti, spioni e politici. Se ne andò in esilio in Francia per cinque anni, ritornò con il totale proscioglimento dalla vicenda, a testa alta.
La figlia prediletta, la bellissima Miriam, paracadutista come il padre, lo affiancò nell’attività e, dopo la sua morte, avvenuta nel 1997, ne proseguì – e lo fa tutt’ora – l’attività investigativa. (dalla pagina Facebook Effemeridi del giorno)

@barbadilloit

info@barbadillo.it

Amerino Griffini

Amerino Griffini su Barbadillo.it

Exit mobile version