Scintill&Digitali. Dopo il 5g avremo la realtà cyberpunk del 6g

In Italia è in corso l’installazione delle antenne del sistema 5g, la quinta generazione di rete mobile, che rivoluzionerà (ancora una volta) il nostro approccio alla tecnologia. Gran parte dell’opinione pubblica viene a conoscenza solo ora dell’esistenza di questa evoluzione, eppure si tratta di una tecnologia rilasciata e matura. Dunque le installazioni non sono certo esperimenti,  come qualcuno sembra credere. Entro fine anno probabilmente schizzeranno le vendite di dispositivi in grado di connettersi  a questa rete e tutti vivranno felici e contenti.

Dunque, è ora di capire già da adesso come potrebbe essere la rete di sesta generazione, il 6g, già in fase di studio mentre noi dormiamo sonni tranquilli, per accorgerci di questa tecnologia fra dieci anni, quando secondo le previsioni sarà disponibile e fruibile.

Orbene, cosa sarà il 6g? Al momento si parla di una rete che trasporterà 1 Terabyte al secondo, un’enormità rispetto anche alle reti cablate attuali. Certamente, fra il dire a il fare c’è di mezzo il mare, ma è comunque plausibile una capacità nettamente maggiore rispetto al 5g. Potrebbe utilizzare i satelliti, anche se questi ultimi non sarebbero molto compatibili con la latenza minima prospettata dai progettisti. Vero è che utilizzerà frequenze altissime, il che richiederà un maggior utilizzo di piccoli ripetitori. Lo stesso discorso vale anche per il 5g, che richiede molti più ripetitori rispetto alle tecnologie precedenti.

Oltre agli aspetti infrastrutturali, il 6g migliorerà sensibilmente la gestione dell’enorme massa di dati prodotta da miliardi di dispositivi interconnessi. Sarà necessario lo sviluppo di adeguate intelligenze artificiali e di reti basate su di esse. Mentre il 5g al momento utilizza strutture di dati assimilabili a quelle di tecnologie precedenti, anche se evolute, il 6g richiederà invece una riprogettazione generale, per creare ciò che Mark Weiser ipotizzò nel 1991 su Scientific American. Stiamo parlando dell’”Ubiquitous Computing”. Si tratta di un modello nel quale la tecnologia interconnessa pervade la realtà, da qui il concetto simile di “Pervasive Computing”, che si trascina dietro quello di Internet Of Things, l’internet delle cose. Un cambio di paradigma notevole, in cui la rete non è più costruita attorno all’utente umano, il quale rimane un utilizzatore solo in ultima istanza, ma introduce con prepotenza la comunicazione fra dispositivi interconnessi. Il 6g quindi sarà una rete di dispositivi che comunicano fra loro, certamente per aiutare l’uomo nelle sue azioni quotidiane, ma svolgendo autonomamente buona parte del lavoro.

La persona singola nel frattempo potrà indossare, come già in parte avviene, una serie di dispositivi inseriti in rete, che potranno fare molte azioni, ad esempio monitorarne costantemente lo stato di salute, recuperarne la posizione in caso di disastro naturale, inserirsi in un sistema di realtà aumentata. Già da tempo si parla anche di gestire ambienti agricoli, tramite reti di sensori. Uno scenario certamente cyberpunk, che richiama il primo romanzo del genere, Il Neuromante di William Gibson, pubblicato nel 1984, nel quale viene descritta una realtà in cui gli umani possono connettersi ad una rete informatica globale chiamata matrice (matrix), tramite un dispositivo installato nel cervello. L’ingresso nel cyberspazio permette di compiere un indeterminato numero di azioni, molte delle quali ovviamente illegali. Il protagonista Case si troverà a dover lottare contro un’intelligenza artificiale che vuole assumere il controllo dell’intera matrice.

Ops.

@barbadilloit

Francesco Filipazzi

Francesco Filipazzi su Barbadillo.it

Exit mobile version