Segnalibro. “Indietro mai”: l’onore dei giovani che difesero i confini orientali

Indietro, mai. Un grido impietrito

Il mese di febbraio è il mese del ricordo. Il mese dedicato alla memoria dei fratelli italiani perseguitati e assassinati nelle foibe da parte dei comunisti jugoslavi nel 1943-1945. Una vera e propria pulizia etnica che ebbe come scopo quello di occupare i territori italiani dell’Istria e della Dalmazia, oltre che parte della Venezia Giulia. Se le loro aspirazioni furono  in parte fermate, lo si deve agli Italiani che fra il 1943 e il 1945, a prezzo della propria vita, si opposero alle bande titine. In seguito, altre cessioni di territorio italiano ci sono state per colpa di governi italiani imbelli e deboli. Ma il ricordo degli Italiani assassinati è un Olocausto che non va dimenticato e che coinvolse oltre 30mila persone, soprattutto civili.

Ci sono storici negazionisti che ritoccano le cifre, che ridimensionano le responsabilità, che addirittura sostengono che la causa di quegli eccidi era da attribuirsi agli Italiani stessi; che fu la risposta degli slavi alle condizioni in cui avevano dovuto vivere. Ma il fatto che i territori italiani sono stati in parte sottratti ai loro legittimi proprietari (insieme ai beni e alla vita) dimostra che le vittime sono stati gli Italiani. Gli jugoslavi furono aiutati e sostenuti dagli Inglesi e dalla diplomazia Usa.

E’ un bene ricordare questi capitoli della storia europea ed è altrettanto utile ricordare anche chi in parte limitò quelle stragi per difendere gli Italiani e il territorio italiano. Per questo le edizioni di Ar hanno riproposto di recente un libro di grande interesse da tempo introvabile: Indietro, mai, (nel 1969 uscì nelle edizioni del Borghese col titolo Boia chi molla!) di Bruno Borlandi, importante giornalista, ben informato su quei giorni e su quelle vicende. Infatti, dopo aver terminato il servizio militare in guerra, dopo l’8 settembre si arruolò volontario nei bersaglieri della Repubblica Sociale Italiana e combattè nelle regioni orientali partecipando alla battaglia per la Selva di Tarnova, dove i militi italiani dettero prova di grande coraggio. Selva nella quale morì suo fratello Ennio, bersagliere anch’egli (al quale è dedicato il libro). Poco lontano morì il caporale Enrico Negri, fratello di Antonio Negri che, ferito e immobilizzato per terra, pur di non cadere nelle mani dei partigiani si suicidò piantandosi una baionetta nel ventre.

Borlandi, oltre a testimoniare quanto aveva vissuto personalmente, si avvalse anche di testimonianze di prima mano fornitegli dai suoi commilitoni che operarono in altri scenari del confine orientale. Nel dopoguerra fu incarcerato nel campo di concentramento Usa di Coltano dove strinse amicizia con il poeta statunitense Ezra Pound.

Nel libro sono ricostruite le principali operazioni militari ma anche come furono vissuti, psicologicamente, i momenti di sbandamento dopo l’8 settembre, con interi reparti dell’Esercito italiano rimasti senza ordini e con generali che fuggivano abbandonando caserme e soldati. Per non parlare di singoli militari che autonomamente gettavano armi e uniformi per fuggire verso casa. Una narrazione descritta in tanti libri e in tanti film del dopoguerra. Ma ci furono uomini e giovanissimi che compresero che, al di là dell’ignavia di comandanti e di soldati, bisognava restare in quelle zone perché le bande comuniste titine avrebbero presto aggredito e occupato quelle regioni. Furono i militari della Repubblica Sociale Italiana a difendere quelle zone. Non solo: il principe Junio Valerio Borghese, comandante della X Mas, chiese a Mussolini – e ottenne – di poter trasferire tutte le divisioni della Decima nella zona di operazioni del confine orientale comprendendo bene come, dal punto di vista politico e militare, fosse necessario presidiare la zona che sarebbe stata invasa, come poi avvenne, dalle orde titine. Infatti ci furono durissimi combattimenti che si protrassero fino al 1945.

Quindi, il libro non è solo un testo di storia che si legge tutto d’un fiato. E’ un libro pieno di testimonianze, di episodi minori sottratti all’oblìo, che restituisce anche il sentire di quei difficili giorni: l’angoscia delle popolazioni, il senso di rabbia dei militari della RSI quando era evidente la disparità numerica fra loro e le bande titine. Situazione che stimolò la convinzione di resistere anche perché era evidente a tutti che se il IX Corpus jugoslavo avesse sfondato avebbe fatto stragi di italiani e occupato i territori italiani. Infatti, notevoli e molteplici furono le barbarie commesse dai croati e dagli sloveni che spesso mostravano sadismo nell’uccidere, violentare ragazze, donne e sterminare famiglie gettandole nelle foibe, cavità carsiche tipiche di quelle zone, strette, a forma di imbuto, profonde anche quattrocento metri. Una vera pulizia etnica contro gli Italiani. La resistenza dei giovani e giovanissimi militi della RSI contro le bande jugoslave dette vita ad alcune fra le pagine migliori dell’eroismo italiano. Aneddoti, fatti non riportati altrove, analisi della situazione militare, insomma un libro che merita di essere letto.

Il titolo. Un reparto di Camicie nere friulane aveva tracciato una scritta, con pittura nera, sul muro frontale della propria casermetta “Mai daur” (in dialetto friulano: “Indietro, mai”) come motto e come incitamento per tutti. Dopo aspri e prolungati combattimenti, in quella zona fecero un sopralluogo militi della X Mas. Scoprirono che le Camicie nere erano tutte morte: avevano mantenuto fede al proprio motto e al proprio onore. Dalle vicende narrate nel libro emerge anche l’atteggiamento ambiguo – registrato da vari storici – dei tedeschi che in certe zone raggiungevano accordi di non aggressione con gli slavi e, in un secondo momento, occuparono città e zone con il sottaciuto intento di annettersi quelle terre italiane che nell’Ottocento erano appartenute all’Impero asburgico. Dal libro emergono episodi che testimoniano la coraggiosa opposizione della RSI ai tedeschi per evitare prevaricazioni in quelle regioni.

Indietro, mai di Bruno Borlandi, Edizioni di Ar, pagg. 181; euro 20,00. edizionidiar.it

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Manlio Triggiani

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