Cinema. “Felliniana – Ferretti sogna Fellini”: da Satyricon a La voce della luna

La mostra felliniana a cinecittà Roma

Il 20 gennaio 2020 Federico Fellini – il più celebrato, benché a nostro personalissimo avviso non il più talentuoso tra i grandi registi italiani – avrebbe festeggiato i suoi 100 anni. Cinecittà, che è stata la sua “casa”, non poteva non omaggiarlo. Venerdì 31 gennaio, è stata presentata alla stampa: Felliniana – Ferretti sogna Fellini, una mostra-installazione, a carattere permanente, che sarà ufficialmente inaugurata nei magnifici Studi di Cinecittà, all’interno della storica ‘Palazzina Fellini’, dal 1 febbraio 2020.

In essa, si narra del sodalizio tra Dante Ferretti, più volte Premio Oscar alla Migliore Scenografia, e Federico Fellini. Infatti, Ferretti è stato uno dei magici artefici delle visioni dell’eccentrico regista romagnolo. Tale mostra è una vera e propria immersione nell’immaginario felliniano, oltre che il racconto onirico e suggestivo di una collaborazione artistica e di una amicizia. Un incontro, tra Federico e ‘Dantino’ (così il cineasta di Rimini soleva chiamarlo), nato sul set del Satyricon nel 1969, cui seguirono vari titoli: Prova d’orchestra (1979), La città delle donne (1980),  E la nave va (1983), Ginger e Fred (1986) e La voce della luna (1990), ultimo film di Fellini.

Indubbiamente, la eredità lasciata da Fellini è ancora dinamica e viva nel linguaggio artistico e creativo contemporaneo. Ciononostante, la sua è anche una presenza “scomoda”, poiché non di rado ha oscurato e continua a oscurare colleghi altrettanto geniali e che meriterebbero pure loro l’appellativo di “genio immortale”. Blasetti, De Sica, Leone e Petri hanno veramente qualcosa da invidiare a Fellini? Noi riteniamo di no, ma questa rimane una posizione individuale, condivisibile o meno, ma ci tenevamo a ribadirla.   

Tornando a Felliniana, prodotta e promossa da Istituto Luce-Cinecittà, essa si snoda in un percorso raccolto in soli tre ambienti, contenenti più che altro “suggestioni” dell’intero universo visivo felliniano. La Sala Centrale è tappezzata di locandine dei film di Fellini, e accoglie la Fiat 125 con cui il regista si recava a Cinecittà spesso accompagnato proprio da Ferretti. Il percorso prosegue nella “Casa di piacere”, sala che si ricollega alla suddetta pellicola La città delle donne, con lo scivolo toboga e dei manichini di soubrette che ne circondano uno di Marcello Mastroianni, Il percorso espositivo termina con la Sala Fulgor, posto emblematico per l’infanzia di Fellini a Rimini e la sua iniziazione al cinema. 

Possiamo dire che in questo luogo, dal sapore blandamente “magico”, Ferretti ha costruito una nuova casa ideale di Fellini, fatta di quei sogni colorati e spensierati da quest’ultimo tanto amati. Del resto, lo stesso Ferretti ha ricordato come l’artificio fantasioso è stato alla base del suo rapporto con l’amico regista. Ossia, quando andavano insieme a Cinecittà di mattina presto, Fellini gli chiedeva: “Dantino, cosa hai sognato stanotte?”, con Ferretti che non si ricordava nulla purtroppo. Quindi, dopo una settimana ha incominciato a inventarsi dei sogni e, come ha pubblicamente dichiarato: “Fellini sapeva benissimo che mi inventavo tutto”. Che dire? Un racconto, questo, che è una epitome del mondo legato a questo cineasta: la burla, con quella di lui estrosa irriflessione che piace alla critica… a noi decisamente meno, ma tant’è. 

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Riccardo Rosati

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