Serie Tv (di M.Cabona). The New Pope e il sorprendente Orlando versione cardinal Voiello

Silvio Orlando e Paolo Sorrentino

The New Pope

I titoli di testa hanno un’altra gerarchia, ma è Silvio Orlando il protagonista di The New Pope di Paolo Sorrentino. A differenza di John Malkovich e Jude Law, Orlando è onnipresente qui come in The Young Pope, sempre di Sorrentino, nel ruolo del cardinale Angelo Voiello, segretario di Stato di lungo corso, che somiglia fisicamente e ha le doti politiche (e umane) di Giulio Andreotti.

Malkovich impersona invece un nuovo personaggio, il cardinale John Brannox, devoto al beato Henry Newman, ma inviso ai genitori, azzimata incarnazione della “via mediana” del cattolicesimo. E infatti, una volta eletto Papa grazie alle manovre di Voiello, prende il nome di Giovanni Paolo III, unendo le eredità contraddittorie di Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II.

Jude Law è ancora l’americano Lennie Belardo, che, una volta eletto Papa, ha scelto di chiamarsi Pio XIII e di restaurare la Chiesa di Pio XII. Ma in The New Pope Pio XIII appare solo nell’ottava e nona puntata, quando è un “Papa emerito”, avendo passato in coma (irreversibile) un anno dopo l’infarto subito parlando alla folla di piazza San Marco a Venezia.

Sono quindi due i Papi che si confrontano nel finale di The New Pope. Chi ha visto The Young Pope e ne ha tratto le conseguenze, può intuire che, dopo un risveglio dal coma molto simile a una resurrezione, Pio XIII non si accontenterà di essere un autorevole consigliere di Giovanni Paolo III. Neppure tornare a essere il Vicario di Cristo è la fine della sua carriera…

L’ambizione di The New Pope è conquistare altri mercati, dopo che The Young Pope ha avuto un meritato successo. Era escluso di riuscirci puntando su questioni di dottrina, restavano quelle politiche, ovvero raccontando il Papa come il Principe di Machiavelli, alla testa di una potenza mondiale. E non da oggi. “A Roma troverà il Re, il Duce e il Papa. Solo l’ultimo conta”, diceva Hitler al suo ambasciatore presso la Santa Sede.

Il rischio per Sorrentino, Umberto Contarello e Stefano Bises – gli sceneggiatori – era di cercare emozioni più forti che quelle evocate in The Young Pope. E infatti non sono andati leggeri con sessualità e omosessualità. Il personaggio di Ludivine Sagnier, già moglie sterile di una guardia svizzera, era una mezza Maria, madre di Gesù, e ora è una Maria Maddalena. Il personaggio di Cécile de France, prima secondario come capo ufficio stampa della Santa Sede, ora è principale, come donna matura convinta che le brave signore vadano in Paradiso, ma che le altre vadano dappertutto. Entrambe le attrici sono nude e non solo nude, apparendo talora la loro vocazione più da Casa Bianca con Clinton che da Vaticano nei giorni del terrorismo “islamista”. Attenzione alle virgolette. Ma Sorrentino sa fermarsi in tempo. Stuzzica, non sporca.

Sui risvolti meno edificanti dello Stato Città del Vaticano il cinema è stato impietoso: da L’udienza di Marco Ferreri a Morte in Vaticano di Marcello Aliprandi; dal Padrino parte III di Francis Ford Coppola a Il codice da Vinci e Angeli e demoni di Ron Howard. Sorrentino pare avere amato invece il più ambiguo Habemus Papam di Nanni Moretti per le scene di concistoro, non per il resto. Ogni episodio dei nove di The New Pope si connette col seguente in modo sorprendente. Essere imprevedibili nei film è raro, in una serie tv lo è anche di più.

(da “Il Messaggero”, lunedì 6 gennaio 2020)

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Maurizio Cabona

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