Focus. Oltre il caso euro-moneta, se i sovranisti puntassero (davvero) sul tema del Lavoro

Tornio e telaio, opera di Depero (collezione Verzocchi)

Sempre e solo Euro. Questa volta in variante Mes. Se la questione monetaria resta al centro del dibattito politico sui futuri assetti del sistema-Italia, fra Sovranisti e Globalisti, gli altri temi economici sembrano di anno in anno soccombere alla banale narrazione dell’impossibilità di agire.

Sia chiaro: la questione monetaria resta di vitale importanza per un paese dalla grande ricchezza privata e dal grande debito pubblico come il nostro. La distruzione negli ultimi vent’anni della propensione al risparmio degli italiani e le crisi recessive dovute alle politiche di austerità ne sono un evidente esempio tuttora incombente.

Tuttavia, con l’andare del tempo, il rischio di appiattire il sovranismo alla sola questione monetaria potrebbe risultare operazione completamente inutile: difficile, infatti, che una futura iniezione di liquidità e di adrenalina possa rianimare un corpo i cui organi risultino ormai del tutto atrofizzati. In questo senso, continuare a confondere la tutela del nostro debito e la libertà di poter creare deficit pubblico positivo, con la totale mancanza di una politica industriale e del lavoro, è un errore marchiano che mette in pericolo le prossime generazione assai più del Meccanismo Europeo di Stabilità.

I dati del 2019 sono evidenti: stagnazione del PIl allo 0,1%, Disoccupazione al 9.7%. E ben 160 tavoli di crisi aperti al tavolo del Mise, fra cui il più noto quello dell’ex Ilva. Inoltre, ad Ottobre, quattordicesimo calo consecutivo degli ordinativi delle PMI italiane, mai così in difficoltà dal 2008. Un quadro catastrofico che le istituzioni ed i media mainstream sembrano far finta di non conoscere.

Solo una questione di moneta, dunque? Non proprio se a questi dati si aggiunge quello della distribuzione della ricchezza nazionale. La ricchezza del 5% più facoltoso degli italiani (titolare del 43,7% della ricchezza nazionale netta) è pari a quasi tutta la ricchezza detenuta dal 90% più povero degli italiani. Un trend in costante crescita negli ultimi trent’anni, dall’adozione cioè delle politiche neoliberiste nei principali paesi europei. Il succo del discorso è semplice: l’assetto complessivo attuale tende a consumare ricchezza e ad accumularla in pochissime mani, senza crearne di nuova.

Le prossime sfide

La sfida dei prossimi anni sarà dunque inevitabilmente sulle questioni abbandonate del Lavoro, della Produzione e della Partecipazione: o i partiti di area sovranista torneranno ad aggregare non solo consenso, ma organizzazione e progettualità dal mondo dell’economia o la sola esigenza di rappresentanza ed autonomia politica decisionale non sarà più sufficiente.

Il ruolo delle “piazze del lavoro”

Inoltre, di vitale importanza sarà cercare di ricostruire una classe dirigente sindacale capace di risvegliare nei cittadini quell’identità di lavoratori e dirigenti che il consumismo ha completamente distrutto; le piazze ed i posti di lavoro devono nuovamente tornare luoghi di aggregazione e di manifestazione del dissenso, di espressione di rinnovata volontà. O non ci salveremo mai dalla perenne stagnazione in amministrazione controllata alla quale le Elite liberiste ci hanno condannato.

@barbadilloit

Giacomo Petrella

Giacomo Petrella su Barbadillo.it

Exit mobile version