Il caso. Altro che L’Aquila, quando la censura dei più buoni “zittì” de Benoist

Alain de Benoist
Alain de Benoist

Si sta scatenando una polemica senza quartiere perché a L’Aquila il sindaco Pierluigi Biondi ha deciso di non accettare supinamente le scelte della direzione del Festival che, subito, ha parlato di censura contro i pesi massimi della cultura di sinistra, Roberto Saviano e il fumettista Zerocalcare.

Censura?

La questione della censura, in realtà, è ben più complessa. Proprio come si diceva ai tempi della Prima Repubblica. Perché se Biondi ha affermato di voler allestire un festival non politicamente orientato, e quindi di voler rappresentare ugualmente le fazioni in campo sul dibattito politico, non è passato un anno e mezzo dalla clamorosa censura chiesta (e ottenuta) nei confronti di Alain de Benoist.

Lo studioso francese, accusato ingiustamente di tutte le peggio nefandezze in una lettera aperta, fu “cassato” dalla Fondazione Feltrinelli che pure aveva allestito dei dibattiti – e non dei monologhi – nell’ambito del ciclo di incontri “What is Left\ What is Right” nel febbraio di un anno fa e nell’ambito del quale avrebbe dovuto confrontarsi con Gad Lerner (qui un interessante memento).

Pierluigi Biondi sindaco de L’Aquila

Non si ricordano appassionate prese di posizione, né campagne di stampa e nemmeno raccolte di firme in girotondo a tutela della libertà d’espressione di Alain de Benoist. Solidarietà quindi al sindaco Pierluigi Biondi, che ha scelto – andando controcorrente – di difendere le ragioni del pluralismo culturale dal conformismo dei chierici progressisti.

Per completezza, l’incontro di De Benoist con la Fondazione Feltrinelli si tenne poi in un’altra data. Ma il danno, ormai, era già stato fatto.

@barbadilloit

Alemao

Alemao su Barbadillo.it

Exit mobile version