L’intervista. Cannella (Fdi): “La svolta con i tory della destra? La prefigurammo nel 2000”

Il giovane Giampiero Cannella con Margharet Thatcher
Il giovane Giampiero Cannella con Margharet Thatcher

Giampiero Cannella, giornalista e politico attento al mondo delle idee, è stato il leader nazionale degli universitari di destra nonché deputato. Negli anni duemila è stato pioniere della svolta conservatrice dell’area postmissina in Italia. Qui spiega a Barbadillo come nacque la folgorazione per il conservatorismo inglese ed europeo.

Onorevole Giampiero Cannella, la destra di Fdi ha aggiunto nel proprio logo la parola “Conservatori”. Il posizionamento sul fronte conservatore di una forza patriottica ha un precedente in Alleanza nazionale. Nel 2000 con Marco Respinti, Aldo Di Lello e Fabio Torriero curò il volume sulle Rivoluzione Blu. Ora quasi vent’anni dopo si riparte da lì- Come spiega questa evoluzione?

“La scelta di Fratelli d’Italia è coerente e politicamente intelligente. Coerente perché si inserisce in un percorso storico avviato già con Alleanza nazionale. Nonostante in An ci fosse una forte differenziazione interna, schematizzata in correnti, come lei ha ben ricordato c’era chi sosteneva l’opportunità di caratterizzare il movimento, che aveva superato la fase post-fascista, inserendolo nel solco antico delle destre europee tradizionali. “Rivoluzione Blu” fu un contributo importante al dibattito interno, pur partendo dal mondo giovanile con l’apporto di alcuni intellettuali d’area, stimolò tutta la classe dirigente a confrontarsi su un pensiero lungo che superava la cronaca politica quotidiana. Oggi più che mai è importante non cadere nella tentazione della semplice pesca delle occasioni. Oltre ai tweet c’è di più, prima o poi le mode, come quella dei dibattiti social “just in time” passeranno e a vincere sarà chi avrà saputo costruire il consenso su un progetto alimentato da solide radici e da un pensiero forte, ecco perché oltre che coerente, quella di caratterizzarsi come “conservatori” è anche una scelta intelligente. E a me personalmente, che Giorgia Meloni abbia innalzato le insegne Blu fa particolarmente piacere”.

Cannella e la Thatcher

Perché An non scelse con convinzione il fronte conservatore?

“Perché Alleanza nazionale era per definizione la somma di tante destre, anche molto diverse tra loro. Questa caratteristica fu un elemento positivo in alcune fasi storiche, ma anche un handicap non indifferente in altri momenti. Nella gestione interna la divisione in correnti fotografava più o meno plasticamente la situazione. In An c’era una destra sociale, allora guidata da Gianni Alemanno e Francesco Storace, legata ad una ben determinata visione economica e alla storia del sindacalismo nazionale che strideva con l’area più liberale del partito rappresentata da Adolfo Urso e dal compianto Altero Matteoli. Al centro, la corrente di Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa era la più vicina, per cultura, alle istanze e ai principi dei grandi pensatori del conservatorismo europeo, ma proprio il fatto di essere la componente più numerosa la rendeva anche la più “dorotea” e quindi, paradossalmente, la sua centralità depotenziava la capacità di caratterizzare l’intero partito. In ultimo il leader di An, Gianfranco Fini, per scelta, non scelse mai di prendere una posizione netta sulla collocazione ideologica e culturale del partito. Atteggiamento che ebbe un risvolto pratico anche a Strasburgo, dove gli europarlamentari della destra sedevano nel gruppo dell’Uen, ma non con i conservatori britannici che stavano nel Ppe”.

Giampiero Cannella durante un congresso di Fdi

Si possono sommare le istanze dei Conservatori con quelle dei Sovranisti? Non si rischia qualche contraddizione?

“Beh io ho una mia idea in merito. Le istanze possono sembrare simili ad un osservatore superficiale, ma la differenza esiste e come. Il discorso è complesso e richiede un’ampia premessa geopolitica, mi cimenterò nel difficile compito di essere sintetico ma esaustivo. Oggi fenomeni complessi come la globalizzazione e le migrazioni si può pensare ragionevolmente di gestirli, con molti sforzi, ma non di arrestarli. La mia affermazione non nasce da una posizione ideologica o culturale, ma dalla elementare constatazione che la rapidissima evoluzione tecnologica interconnette mondi prima lontanissimi. Il progresso costante nelle comunicazioni e nei trasporti fa viaggiare persone, merci, informazioni e dati a velocità e per distanze impensabili fino a pochi anni fa. In tutto questo, il confronto politico ed economico avviene tra macro-aree che non sono più quelle dei tempi della guerra fredda con la contrapposizione Est/Ovest e neppure quelle che abbiamo conosciuto dopo il crollo del Muro di Berlino. Oggi Stati Uniti, Russia, Cina, India, Brasile, Paesi arabi e lo stesso Iran, sono entità dimensionalmente in grado di reggere una competizione politica, tecnologica, economica e militare su scala planetaria. Il fatto che in Europa ci sia qualcuno che voglia rapportarsi con questa grandi realtà basandosi sui singoli Stati  nazionali mi suscita quasi tenerezza. Perché se il Vecchio Continente ha perso terreno in questo Risiko internazionale lo dobbiamo proprio al fatto che l’Unione europea è stato tutto tranne che un’entità politica solida e autorevole. Il Sovranismo è introspettivo rispetto a questo tema, guarda al microcosmo dei singoli Stati ed è per sua natura euroscettico, ma rischia di buttare acqua sporca e bambino insieme.

La rivoluzione blu,il saggio sul conservatorismo di Di Lello, Cannella, Respinti e Torriero

Cosa non la convince della piattaforma sovranista italiana?

“Cedere quote di sovranità è indispensabile per costruire un’alleanza, è però fondamentale che questo processo non serva ad alimentare un mostro finanziario come quello diretto oggi dai burocrati di Bruxelles. L’Ue si è dimostrata un’entità unita sulle politiche monetarie e i diktat sui bilanci, ma divisa su tutto il resto. Il Conservatorismo attuale mira a costruire un’Europa diversa, basata sulle radici comuni, sui valori non negoziabili, sulla tutela delle identità e il riconoscimento delle diversità, su un progetto politico condiviso e una visione, anche degli interessi, comune.

Tutte precondizioni che ad oggi sono mancate. L’esempio più noto e abusato della “disunità” europea è stato quello della guerra in Libia, dove la Gran Bretagna ha attaccato Gheddafi per tutelare la British Petroleum e la Francia perché doveva eliminare un testimone scomodo per Sarkozy ed estendere l’influenza della Total, il tutto a danno di un paese alleato come l’Italia e, soprattutto, a danno della sicurezza e della stabilità nel Mediterraneo. Questa non è l’Europa che ci può piacere. Però, di contro, non è un caso che le istanze sovraniste trovino sponda a Washington e Mosca. La scomposizione del puzzle europeo agevola la corsa al raggiungimento degli obiettivi espansionistici delle due superpotenze. Il sovranismo, quindi, è il sintomo di un malessere diffuso nelle società europee dopo il fallimento dell’Ue di Prodi, Junker, Macron e della Merkel. Il conservatorismo prende atto del problema, ma ha la soluzione”.  

E’ una sintonia, quella tra conservatori e sovranisti, destinata a durare?

“Può durare soltanto a patto che all’analisi destruens dei sovranisti, si sovrapponga una fase costruens dei conservatori. Non si può vagheggiare ritorni ad un passato che non tornerà più, occorre il coraggio di affrontare il futuro senza rinchiudersi in formulette, recinti e steccati ormai superati. Per fare questo bisogna affondare a piene mani nel patrimonio della tradizione europea, nella sua identità forte ma anche nel riconoscimento dei valori e dell’identità “dell’altro”, nel nostro ultrasecolare corpus giuridico e nei valori di libertà e solidarietà. Tutto questo per costruire una nuova Europa che non sia una somma di egoismi, ma un mosaico di identità”.   

Fdi ha aperto a personalità liberal-consevatrici. E’ tempo di fare un nuovo congresso per cristallizzare l’evoluzione dell’identità della destra post-An?

“Partiamo dalla premessa che non ho l’intenzione ne la presunzione di dare suggerimenti a Giorgia Meloni, non ne ha bisogno visto quello che è riuscita a creare in questi anni alla guida di un partito che anch’io ho contribuire a fondare e che è cresciuto vincendo lo scetticismo di tanti. E’ ovvio che oggi Fratelli d’Italia è il “porto sicuro” dei tanti naufraghi dei partiti del centrodestra e dei tanti orfani della politica vera. Il congresso è un appuntamento che stabilisce modalità organizzative di un partito e compone il suo organigramma. Credo che se proseguirà con questa rapidità la crescita di FdI, occorrerà semmai una conferenza programmatica che incardini la linea politica alla tradizione culturale conservatrice. Insomma, lo dico pur senza pretendere il copyright, che rilanci senza le timidezze di Alleanza nazionale una vera “rivoluzione blu”!”.

@barbadilloit

***

*** su Barbadillo.it

Exit mobile version