Focus/Libri. “Ferita Afghana” di Piccirilli: dieci anni di missione come orgoglio italiano

Ferita_afghanaLa missione nello scenario infuocato dell’Afghanistan è stata la più impegnativa del dopoguerra per le forze armate italiane. Maurizio Piccirilli, giornalista e inviato, a lungo caposervizio del Il Tempo, con “Ferita Afghana” (pp. 90, euro 9, Mursia) offre una lettura analitica del ruolo svolto dai militari italiani impegnati tra Kabul ed Herat e in questo percorso è accompagnato dalle riflessioni del Generale Claudio Graziano, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, e dalla Medaglia d’Oro al Valore Gianfranco Paglia: i ritratti dei militari feriti in missione – sempre dignitosi e umili nel descrivere la propria condizione di uomini in divisa e spesso eroici nel proteggere a rischio della propria incolumità la vita dei propri commilitoni- si uniscono a riflessioni sul ruolo degli italiani in uno dei contesti più complessi del pianeta e alle realizzazioni di progetti umanitari. Per Graziano “i nostri caduti, feriti e le loro famiglie rappresentano un patrimonio inestimabile per l’Esercito e per l’Italia, essi costituiscono la testimonianza più vivida di chi non vuole, in qualunque circostanza, darsi per vinto prima di combattere, di chi vuole conservare la parte più vera di sé”. Gianfranco Paglia, ora consulente del ministro della Difesa Mario Mauro, confuta la tesi di una certa propaganda pacifista che vorrebbe i soldati italiani in Afghanistan per denaro, mentre per essere in luoghi così lontani è necessaria una motivazione ben differente: “C’è bisogno di credere in qualcosa che si chiama Patria e che, anche a miglia di chilometri di distanza, rimane l’unico e vero motivo per cui ognuno di noi è lì”.

Maurizio Piccirilli è l’ultimo a sinistra, mentre il primo a destra è Gianfranco Paglia

Il saggio di Piccirilli – giornalista puntuale nelle analisi e profondo conoscitore degli equilibri geopolitici che hanno determinato gli ultimi conflitti nello scacchiere mondiale – attraverso pagine che trasformano la narrazione in letteratura civile e patriottica, offre un quadro delle difficoltà incontrate e dei risultati raggiunti. “I nostri soldati – scrive l’autore – hanno apprezzato il sorriso dei bambini e la riconoscenza del tè offerto dagli anziani dei villaggi nonostante la consapevolezza che lungo la strada del ritorno la minaccia di un ordigno poteva ucciderli”. E allora gli italiani che avevano realizzato una straordinaria missione archeologica in Afghanistan con lo studioso Giuseppe Tucci, fondatore dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (con importanti scoperte nel sito di Tapa Sardar) si sono ritrovati in prima linea su mandato dell’Onu sancito dalla risoluzione n.1386 del 20 dicembre 2001, dal momento che l’Italia è una delle sette nazioni della Nato costitutive dell’Isaf (International Security Assistance Force).

La particolarità dell’impegno dei militari italiani ha visto coniugare gli impegni disposti dai mandati internazionali con iniziative utili alla ricostruzione del paese asiatico: ad Herat sono state costruite 81 scuole, mentre solo nel 2012 sono stati avviati 43 progetti di sviluppo, l’aeroporto cittadino è stato completato con il contributo italiano insieme all’ospedale pediatrico, un carcere femminile e un centro giovanile. La cooperazione italiana ha investito in Afghanistan nel periodo 2001-2008 138 milioni di euro e per il bienni successivo sono stati previsti ulteriori 150milioni di stanziamenti.

Se i feriti, nelle testimonianze raccolte da Piccirilli con l’umanità che contraddistingue i cronisti di razza, confermano la fede nell’impegno militare, un riconoscimento all’operato degli italiani arriva dal politologo Edward Luttwak, a lungo consulente della Casa Bianca e del Segretario per la Difesa Usa: “Non ho mai dovuto fornire pareri sulle Forze Armate italiane in quando queste non hanno mai avuto problemi. In Afghanistan, comune vadano le cose, l’Italia avrà vinto. E’ entrata con delle Forze Armate composte da personale semiprofessionista, e ne è uscita con un esercito di professionisti”. Non a caso un bersagliere veterano ferito in missione tra Kabul ed Herat ha commentato così: “L’Italia ci vuole bene e noi siamo orgogliosi di rappresentarla in terre lontane”.

@waldganger2000

Michele De Feudis

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