Sicilia. Se gli antagonisti “cacciano” l’assessore leghista dal corteo per Pippo Fava

Ennesimo atto d’intolleranza politica firmato dagli antagonisti di sinistra. L’ultimo episodio in ordine di tempo è avvenuto a Catania durante il corteo aperto da don Luigi Ciotti in memoria del sacrificio di Pippo Fava, giornalista ucciso il 5 gennaio 1984 dai sicari di Cosa Nostra. Stavolta la vittima è il leghista Fabio Cantarella, assessore ai Rifiuti della  giunta guidata da Salvo Pogliese, un settore delicato rispetto al quale la mafia ha palesato più volte la capacità d’infiltrazione. Alla richiesta da parte degli organizzatori di abbandonare la manifestazione perché sgradito, Cantarella ha optato per la linea della fermezza. Soltanto l’intervento della Digos gli ha consentito di continuare a manifestare liberamente in un corteo che però si è trasformato in una pioggia di cori e insulti contro l’esponente del Carroccio siciliano.  

Cantarella, che ci faceva in una manifestazione antagonista? 

“Antagonisti? Guardi, io sono andato ad una manifestazione in memoria di un giornalista eroe ucciso dalla mafia che, quando tutti facevano finta di non vedere, ebbe l’onestà e il coraggio di raccontare intrecci tra imprenditoria mafia e politica mettendo un seme di speranza sul nostro futuro”. 

Dov’è il cortocircuito?

“Costoro hanno mostrato di appartenere a una sottocultura simile a quella mafiosa, hanno preteso di sottomettermi perché secondo loro Fava non è patrimonio di tutti i cittadini di sani principi che si identificano nelle sue battaglie, ma a loro avviso apparterebbe solo a loro. Si facciano curare da un buon medico!” 

Cosa le ha dato più fastidio?

“Il più educato mi ha detto che dovevo andare via perché chi ricopre una carica pubblica fa parte del sistema. Questa è gente malata che odia le istituzioni”.

Ma lei perché non ha lasciato la piazza? 

“Non è stato facile ma lo dovevo a Pippo Fava, a quel punto ho sentito che non potevo più andare via, avrei tradito la sua memoria, dovevo liberarlo da quella gente malata che inneggiava con cori fuori luogo ai diritti dei migranti mentre tentava di negare a me il diritto di manifestare liberamente. Roba da psicologo”.

Pippo Fava era di sinistra? 

“La memoria di un uomo così non può avere colore politico”.

Che insegnamento ne ha tratto? 

“Ho imparato una bella lezione, subire minacce e insulti senza battere ciglio”.

Non neghiamolo, però, i risultati del ministro dell’Interno sul fronte immigrazione hanno polarizzato il dibattito e inasprito le posizioni del mondo progressista.

“Che centrano in una manifestazione antimafia gli insulti alla Lega, a me, e a Salvini? E l’incitamento a Orlando e De Magistris? Fuori luogo davvero. Fava si sarebbe battuto per garantire la libertà di manifestare anche a me che potrei avere idee diverse dalle sue. Insisto, hanno perso un’occasione per unire e onorare Pippo Fava al meglio”.

So che ha riferito quanto successo a Claudio Fava, il presidente della commissione regionale Antimafia e figlio di Pippo. Qual è stata la sua reazione? 

“Claudio Fava ha subito manifestato solidarietà per quanto accaduto e condannato il gesto”.

Come valuta la sua decisione di non partecipare più alle celebrazioni in memoria del padre ucciso da Cosa Nostra?

“Mi spiace. Spero che ci ripensi e decida di liberare la memoria di suo padre dall’ostaggio di quattro mentecatti estremisti razzisti intolleranti e ipocriti. Spero che decida di intervenire in prima persona per guidare un corteo aperto a tutte le persone di sani principi”.

Lev Yashin

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