Cultura. Oltre morale e politica: Pasolini (o Pound) e i buoni di ogni epoca

Pier Paolo Pasolini e Ezra Pound

Aborro la morale pseudo-cristiana. Quella perbenista, che divide i buoni dai cattivi. Soprattutto quando applicata a pensatori, poeti, o anche semplici scrittori che hanno analizzato in modo illuminante la realtà. Non mi piace percepire il rifiuto di certa destra nei confronti di Pier Paolo Pasolini, se è motivato dal giudizio sulla sua moralità. Questo metro di giudizio è lo stesso che portò Ezra Pound a giacere in una gabbia esposta alle intemperie in una prigione americana a Pisa per poi essere sottoposto a perizia psichiatrica negli Stati Uniti. Per quanto possa suonare strano morale, etica e norme sono mutevoli: cambiano a seconda di luoghi, epoche, civiltà. La poesia, la letteratura le opere di ingegno forse dovrebbero non essere sottoposti ai canoni della morale.

Gli americani “liberatori” avevano le loro buone ragioni politiche per tentare di annullare intelligenze che avevano espressamente elogiato una parte politica loro avversa. Ma furono buone ragioni?

Il pensiero, la parola poetante, ed ogni espressione dello spirito umano nella sua forma elevata e libera prescinde da tutto questo. Pochi giorni fa Claudio Magris ha scritto, a proposito di Pound, che non chiederemo ai poeti come votare. Io aggiungo che non chiederemo mai loro neanche come comportarci. Dioniso e le baccanti lacerano le carni delle umane esistenze. 

Chiunque desideri, con giusta ragione, trovare un modello esistenziale ed un esempio da seguire credo faccia meglio a rivolgersi alla devozione religiosa. Ai pensatori chiediamo di essere lucidi, ai poeti di aprirci alla loro stessa ispirazione, ai musici di muovere il nostro animo.

A Pasolini io non chiesi nulla, ma, quando mi ritrovai a leggerlo mi diede la ferocia necessaria a rigettare la mercificazione delle anime e dei corpi l’omologazione interiore e la mutazione antropologica che solo il totalitarismo “democratico” e consumista era riuscito ad ottenere. Mi diede una prospettiva diversa di analisi della realtà sociale dell’Italia post “liberazione”, inaspettatamente. Allora non sapevo nulla della sua vita né della sua orrenda ed ingiusta morte, ma molte delle sue parole rimasero assolute, non persero forza o verità lette alla luce della sua condotta esistenziale.

Perché vogliamo che l’espressione del pensiero e dell’intelletto umano coincida tout court con il concetto di buono che ci siamo costruiti nel corso della vita? E perché a volte ci sentiamo in grado emettere giudizi e reprimende sulle scelte altrui?

Per decenni Martin Heidegger è stato emarginato dagli studi accademici dell’Occidente democratico perché accusato di contiguità con il nazional-socialismo. Senza voler confrontare l’opera epocale del filosofo a quella di Pasolini, sarebbe bene analizzare i processi culturali attraverso i quali si oscurano opere letterarie, filosofiche ed artistiche non per il loro valore intrinseco, ma per la natura delle scelte individuali del loro autore.

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Amanda Incardona

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