Il caso. “Tesi sessiste”. Cern e Infn linciano il prof: ma la rete insorge

Una delle slide prodotte da Alessandro Strumia

Alessandro Strumia, Cern

Organizzare un simposio sul tema “Fisica e questioni di genere” e scoprire che uno dei relatori non è d’accordo con la tesi dominante. Un tempo la scienza progrediva grazie ai contraddittori. Oggi no, se non sei d’accordo devi essere cacciato a calci.

E’ quanto avvenuto ad Alessandro Strumia, professore di fisica all’università di Pisa, reo d’aver espresso una dura teoria circa l’assenza di discriminazioni a svantaggio delle donne nel mondo della ricerca scientifica e – anzi – aver sostenuto che se c’è qualcuno che è svantaggiato, quello è il maschio. Con la conclusione che la fisica deve essere un campo di ricerca aperto a tutti, e non per “invito”. Apriti cielo.

Immediata la repressione: i sindacati hanno chiesto la testa del professore, il Cern si è prima scusato, poi ha sospeso la collaborazione con Strumia, quindi anche l’Infn si è inizialmente dissociato e quindi ha sospeso a sua volta il professore. Ufficialmente la scusa è che Strumia aveva fatto nomi e cognomi in un esempio, citando il fatto di non essere stato selezionato dall’Infn per una posizione in cui però erano state scelte due ricercatrici con meno citazioni su pubblicazioni scientifiche di lui. Un imprudenza che ora costa caro al docente.

Impossibile il paragone con Galileo Galilei: almeno per lui, prima di condannarlo all’abiura, gesuiti e inquisitori discussero con lui per mesi le sue teorie (e non senza argomentazioni ficcanti, va riconosciuto). La tesi di Strumia invece è stata liquidata senza entrare nel merito (basti vedere il tenore dei commenti contrari e delle accuse lanciate contro il professore, a partire dai titoloni di alcuni giornali). Ufficialmente non sarebbe per la tesi in se stessa che il prof è stato sospeso dall’Infn, ma per aver “diffamato delle colleghe” citandole per nome. In realtà, dal tono dell’intervista tenuta al radiogiornale serale di Radio24 il 2 ottobre scorso della vicepresidente dell’Infn, questa motivazione appare una foglia di fico.

Eppure, il blocco del conformismo radical-femminista non è monolitico. La rete si è scatenata contro la decisione dell’Infn. L’hashtag #IostoconStrumia è diventato virale e la pagina facebook dell’Infn è stata sommersa di commenti negativi e perfino di insulti. “In nome del politicamente corretto avete abolito la libertà di espressione e di argomentazione” scrive P.M.C., “Una decisione davvero patetica, se fosse stato detto tutto il contrario, ossia declinato al femminile, lo avreste perfino promosso” gli fa eco S.M.

E non si creda che la solidarietà a Strumia sia solo espressione maschile: “le femministe isteriche hanno creato un clima da regime totalitario. Una persona non può nemmeno esprimere una opinione…mentre di commenti discriminatori verso gli uomini ne è zeppa la rete, stampa, e media” scrive S.F. (una donna). E ancora una donna ha affermato “Con la vostra decisione sessista e antidemocratica avete confermato la tesi del Dott. Strumia: le donne vanno avanti perché vengono sostenute”.

La conclusione più amara è quella di un utente di una pagina facebook in difesa dei maschi contro l’estremismo femminista: “mi ricordo un tempo in cui se non eri d’accordo con qualcuno ci discutevi, non lo censuravi”.

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Emanuele Mastrangelo

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