Calcio. A Barcellona sono “Messi” male. La Pulce stoppata dai finanzieri iberici

“Messi” male a Barcellona. Nelle ultime settimane emerge il lato oscuro della squadra più politicamente corretta della storia del calcio: dopo la liquidazione, senza nemmeno tante storie, del convalescente Eric Abidal, il Fisco spagnolo ha sgamato che Lionel Messi avrebbe evaso ben quattro milioni di euro.

L’inarrestabile Pulce stoppato dagli 007 dell’erario spagnolo. Una storia che, con le debite proporzioni, ricorda quasi quella di Al Capone a Chicago. Solo che Leo Messi non è un gangster, ovviamente, ma il portabandiera del calcio moderno fatto di tanto fair play, buoni propositi ed eticità esasperante. Se le indagini fiscali, una volta svolto il loro corso, dimostreranno che l’asso argentino più buono, più bravo e più bello che il calcio abbia mai avuto ha davvero frodato l’erario spagnolo per una cifra del genere, cosa diranno i tanti soloni prestati al pallone quelli che, per intenderci, vorrebbero inserire un codice etico pure per regolamentare l’utilizzo della carta igienica? Chi lo spiegherà ai bimbi in Africa che lui vuole aiutare da sempre – con tanto di donazioni e sponsorizzazioni vergate sulla camiseta blaugrana – che ha nascosto soldi che sarebbero serviti alle cure ed all’istruzione dei bimbi spagnoli (perché le tasse servono a pagare i servizi pubblici, perciò il compianto Tommaso Padoa Schioppa disse che pagarle è una cosa bellissima).

Che figuraccia, quindi, per il pallone dei buoni propositi. Dei buoni catalani, alfieri e cultori del concetto ipocrita di ‘amore di riserva’ celiniano e gaberiano, contro i cattivi castigliani del Real Madrid, che pensano solo a vincere e magari manco ci riescono. Aspettiamo il prossimo pallone d’Oro. Speriamo che, dopo il pokerissimo del buon Messi, lo vinca finalmente un ‘cattivo’ (madridista o meno, poco importa).

@GiovanniVasso

Giovanni Vasso

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