Il caso. Il popolo (di Genova e non solo) ripudia la sinistra di potere

Pd a pezzi

Più li attaccano, più li amano. È una logica da reality show eppure è quello che sta accadendo alla politica italiana. Non certo perché la gente s’è improvvisamente rincretinita e, nella tragedia di Genova, s’è fermata ad applaudire il governo e a fischiare l’opposizione del Pd.

In primo luogo, è questa una notizia epocale: la città dei camalli, il “feudo” rosso ligure ha voltato le spalle alla “ditta”. Una storia popolare di sinistra è scomparsa. A leggere giornali e guardare tg pare essere accaduto d’émblée. Senza una reale ragione, come un complotto. Magari tessuto su twiitter, il social dove non c’è nessuno al di fuori degli addetti ai lavori della comunicazione.

In realtà a Genova è successo l’irreparabile. La sinistra, nel caso il Pd, sconta l’evoluzione della sua parabola politica. Marco Pannella, che oltre a essere un mattatore era anche un fine analista politico, vide già in tempi non sospetti la deriva “conservatrice” dell’Ulivo. La conservazione, però, non è nel senso politologico. I democratici sono percepiti quali i più strenui difensori dello status quo.

E ciò mentre la piccola borghesia – che incarna il sogno del benessere attorno a cui s’è cementato il consenso alla democrazia postbellica – si impoverisce a fronte di una crisi (sic!) che dura da più di dieci anni. In Italia si teme che dal nullla emerga una multa non pagata che possa fungere da ganascia per consentire allo Stato (e sue propaggin) di metterti all’asta la casa ereditata dai nonni. Ciò mentre l’altro pilastro del consenso, cioé l’ascensore sociale, è oggi affidata solo ai social e addirittura sempre meno ai reality e al calcio dove “i figli di” sono sempre più numerosi.

Qui sta la radice della rottura tra ceto politico e “pubblico”. La fiducia è logora. Così s’è disposti perfino a credere che ai complottoni dei dischi volanti se è per far dispiacere a coloro che vengono percepiti quali notabilati. Le cui falle sono evidenti: sul tema delle infrastrutture, al coro indignato e giustizialista contro l’Anas al tempo del crollo dei ponti in Sicilia, s’è sostituito il peana al garantismo che invita a non criminalizzare Autostrade per l’Italia prima che la magistratura faccia chiarezza.

È il garantismo a intermittenza, accompagnato da esempi roboanti e frasi di circostanza più o meno altisonanti, che parlano il linguaggio di una tecnocrazia simillima al latinorum di manzoniana memoria per cui, applicata alla lettera, nessuno può criticare nessun altro a patto di essergli collega, quindi sodale. Magari accompagnato da inviti, più o meno ironici, a cancellare il suffragio universale sostituendolo, magari, con il vecchio e caro sistema censitario basato sul possesso di una o più lauree e un quantitativo di anime.

E allora perché stupirsi se il signor Renzo, metalmeccanico per trent’anni, con un figlio laureato costretto a fare il cameriere al pub nei fine settimana, arriva a  percepirsi, rispetto alla sinistra storica e al mainstream indulgente coi forti e spietato coi deboli, basito e turlupinato dal coraggio della paura dei Don Abbondio dem e, furioso, sbatte la porta della canonica e passa dalla parte del Nemico?

Liam Brady

Liam Brady su Barbadillo.it

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