Libri. “La destra e la cultura” di De Marchi: un viaggio tra idee e riviste

I mattoni della cultura italiana

Pubblichiamo l’introduzione a “La destra e la cultura”, saggio di Edoardo De Marchi sul rapporto politica-idee a destra. Il volume è edito dalla Idrovolante, case editrice diretta da Roberto Alfatti Appetiti

Questo libro nasce come progetto integrale di revisione e aggiornamento della mia tesi di laurea, discussa presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale a Vercelli al termine dell’anno accademico 2004/2005, e intende essere un contributo alla ricostruzione storica delle culture di destra in Italia nel contesto nazionale ed europeo dal secondo dopoguerra ad oggi.

Ho usato il plurale riferendomi al sostantivo culture perché, come si vedrà nel corso di quest’opera, l’universo politico e culturale della destra ha espresso al proprio interno una pluralità di voci e di correnti di pensiero a volte colte in un reciproco contrasto e confronto, innescando una dialettica sovente accesa ma ricca di vivaci tonalità di colore. È dunque esistita una destra, intesa come categoria politica, al cui interno hanno convissuto tante destre quante sono state le culture che ne hanno sostanziato l’azione sul piano intellettuale e, talvolta, politico.

Ma questo libro vuole essere anche una storia delle riviste e dei periodici che di quelle culture sono stati il principale veicolo di espressione e di diffusione: testate quasi tutte ormai scomparse, ma il cui contributo alla formazione e all’evoluzione di un patrimonio culturale e identitario riconducibile a destra è stato certo fondamentale.

Mi riferisco, in particolar modo, a periodici come La Destra, Intervento, Il Conciliatore,L’Italiano, Il Borghese, la Rivista di Studi Corporativi, ciascuna delle quali ha dettato le coordinate di un mosaico culturale militante e attivistico, ma non per questo meno analitico e ricco di approfondimenti, che è andato componendosi nel suo difficile e complesso rapporto con la modernità.

L’opera è suddivisa in tre parti.

Nella prima parte, la lettura delle culture di destra è condotta principalmente sul piano delle idee e, se vogliamo, delle ideologie, ma non mancano riferimenti precisi alla storia editoriale delle principali riviste di settore.

Si inizia cercando di dare una risposta preliminare alla definizione di cultura di destra e a cosa essa ha rappresentato nella storia delle idee novecentesche. Il focus poi si sposta sullo sviluppo di una pubblicistica che può ben essere definita controcorrente per il suo dichiarato voler porsi in opposizione al clima intellettuale dominante.

Si passa quindi al rapporto che il panorama delle destre in Italia ha intrattenuto con il retaggio fascista e al modo peculiare con cui le correnti di questa famiglia politica e culturale hanno letto e interpretato l’esperienza di una filiazione dal fascismo storico, restituendo al lettore un’immagine certo più complessa e tormentata di quella, semplicistica e riduttiva, basata sul nostalgismo.
La parte centrale di questo primo atto tuttavia è costituita dallo studio di un arcipelago intellettuale perennemente sospeso fra tradizione, conservazione e rivoluzione, il suo perenne oscillare tra conservatorismo politico e rivoluzione sociale, cui si lega in parte la genesi storica dell’idea corporativa e il suo tentativo di traduzione politica prima e durante il fascismo.

Chiude una retrospettiva dal taglio filosofico sul senso della storia visto da destra.

La seconda parte, invece, sposta l’attenzione sul piano più strettamente politico, toccando temi e argomenti che più hanno a che fare con le battaglie politiche e sociali condotte per quasi tutta la seconda metà del Ventesimo secolo dalla destra e dal suo principale partito di riferimento, ossia il Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale.

È qui che va situata la vicenda centrata sulla parabola di un partito nato in alterità rispetto al clima politico sorto nella nuova Italia repubblicana e osteggiato dal sistema partitico; votato al movimentismo e alla rivoluzione sociale ma impegnato nella faticosa costruzione di un’identità e di una prassi ispirate al conservatorismo: un partito in fondo rivoluzionario che però volle farsi conservatore, candidatosi a colmare il vuoto di rappresentanza reclamato dalla «maggioranza silenziosa» specialmente nel corso degli anni di piombo; un partito colto nella difesa di istituzioni che in larga parte gli erano estranee e ostili, una difesa condotta in nome del culto patriottico della nazione.

In questo senso sono rilette le prese di posizione pubblicamente assunte nei confronti del laicato, della contestazione studentesca, della conflittualità sociale innescata da poteri in reciproca lotta, della riforma del diritto di famiglia, del divorzio, della riforma della scuola, del progressismo cattolico, del dialogo fra democristiani e comunisti, del sindacalismo massimalista, del terrorismo italiano, della difesa militare, della partitocrazia, della degenerazione delle élites in oligarchia.

Un’attenzione specifica è stata rivolta a temi di particolare rilevanza come le proposte di risoluzione della crisi del Mezzogiorno d’Italia, la tentazione militare come estrema ratio di difesa dell’Occidente contro le insidie e le minacce del comunismo mondiale, il presidenzialismo, la crisi degli ordinamenti democratici e la regolazione del conflitto sociale, la riforma corporativa dell’impresa e della proprietà, la riforma corporativa dello Stato, la rivendicazione del primato della politica contro le derive tecnocratiche degli Stati moderni.

Ciascuno di questi argomenti è illustrato e descritto in capitoli specifici.

La terza parte, infine, ripercorre le vicende che hanno visto la nascita e lo sviluppo di quel capitolo controverso nella storia del pensiero politico contemporaneo che va sotto il nome di Nuova Destra.

Il saggio di De Marchi su destra e culture

Di questa scuola di pensiero se ne analizzano le origini negli ambienti giovanili legati al partito missino, i tentativi di svecchiare i linguaggi e le pratiche di un partito giudicato logoro e ingessato, l’allontanamento definitivo dal proprio ambiente originario e l’evoluzione di un percorso compiuto in totale indipendenza e autonomia sul terreno esclusivo della metapolitica: un’avventura che condurrà molti dei suoi protagonisti a rivendicare la necessità di un superamento delle categorie di destra e sinistra allo scopo di approdare a nuove sintesi, in grado di meglio interpretare i fenomeni della post modernità e dell’attualità nella quale noi oggi viviamo.

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Edoardo De Marchi

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