Roma. Gli slogan anti Marino non bastano. E la destra soccombe contro la sinistra giacobina

alemanno1Cos’hanno in comune la campagna elettorale per le elezioni comunali di Roma terminata come sappiamo e la surreale ordinanza anti-gelati di Pisapia a Milano? Almeno una cosa: l’incapacità della destra di capire cosa sia la sinistra oggi e il conseguente disagio nell’articolare una comunicazione efficace. La strategia propagandistica del centrodestra a Roma ha puntato tutto sui soliti spauracchi piccolo-borghesi che dominano nei bar ma che poi raramente trionfano nelle urne: la Roma di Marino, ci hanno detto, sarebbe stata la Roma dei rom, dei gay pride, della delinquenza, degli immigrati, dell’indecenza, la Roma che attenta alla famiglia, ai valori, alla cristianità.

Insomma, una campagna stile Moratti-bis, nella surreale rincorsa a quanto già visto a Milano nella disastrosa campagna elettorale che consegnò la città a Pisapia. Erano i tempi in cui il centrodestra coniava in tutta serietà sintagmi come “zingaropoli islamica” per dipingere la futura Milano targata centrosinistra. Quando non è egemonizzato dal Pd, tuttavia, lo schieramento progressista ha ancora una certa reattività dal punto di vista comunicativo. Bastò quindi coniare il tormentone “è tutta colpa di Pisapia” e le bordate del centrodestra si rivelarono presto un boomerng.

Nel frattempo Milano non è diventata affatto una “zingaropoli islamica”. Fa schifo, quello sì, ma per i problemi strutturali che incontra ogni metropoli occidentale, Roma di Alemanno inclusa. C’è una sorta di pensiero unico politicamente corretto che spesso genera cortocircuiti affaristico-consociativi, è vero, ma francamente non è che all’ombra della Madunina vi sia una comune a cielo aperto. E qui torniamo all’ordinanza dei gelati. Quello che la destra non riesce a capire, infatti, è il fatto che la sinistra attuale non è a vocazione anarchica ma giacobina. Non vuole l’assenza di legge, vuole l’ipertrofia della legge. Vuole mettere il becco ovunque, normare tutto, vietare tutto, giudicare tutto. Le prove muscolari di Cofferati a Bologna ne erano già state un’anticipazione.

In questo, la sinistra si dimostra davvero post-marxiana. Il filosofo di Treviri, come noto, diffidava del diritto, considerandolo qualcosa di astratto, sganciato dai problemi reali. Il diritto è per Marx il cielo rarefatto delle garanzie formali, lontano dalla terra delle dinamiche sociali concrete. Per la sinistra attuale, invece, tutto passa per il diritto. Da qui la volontà di iperlegiferare in modo invadente, spesso ottuso. Socialmente, invece, il vuoto pneumatico. Un vuoto in cui avrebbe potuto inserirsi una destra intelligente, tanto più una destra che fino a qualche anno fa si pretendeva “sociale”. Ma per far questo avrebbe dovuto essere davvero sociale e davvero intelligente.

Adriano Scianca

Adriano Scianca su Barbadillo.it

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