Il commento (di G.deTurris). Julius Evola, il femminismo e il calo della libido in Italia

Claudia Koll in "Così fan tutte", capolavoro dell'eros di Tinto Brass
Claudia Koll in “Così fan tutte”, capolavoro dell’eros di Tinto Brass

Uno degli slogan di quella che mezzo secolo fa venne chiamata la “contestazione globale” fu quello della “liberazione sessuale”. Partita dai campus statunitensi, dagli hippy e dai “figli dei fiori” (quelli del “mettete fiori nei vostri cannoni”), voleva sesso libero e senza problemi morali, nessuna repressione, nessun vincolo, nessuna colpevolizzazione, nessun freno, nessuna regola imposta dalla società borghese. La violenza, come affermava il tedesco-americano  (proprio come Marcuse) Wilhelm Reich, che morì in manicomio, nasce dalla repressione sessuale del capitalismo, non ci fosse questa vivremmo nel “migliore dei mondi possibili”.

Uno dei più clamorosi fallimenti del Sessantotto è proprio questo. Il mondo del 2018 non è certo “represso” sessualmente, i costumi e la morale sono assai cambiati rispetto agli anni Settanta del Novecento: è sufficiente guardare al quotidiano: ai rapporti dei giovani e giovanissimi il cui incontro con il sesso è ormai molto precoce, al modo di vestirsi, alla regolamentazione dei matrimonio con separazioni e divorzi, alla introduzione del concetto di “coppia di fatto” neppure legata dal matrimonio civile, alla diffusione pandemica della pornografia grazie a Internet, alle blande condanne della gente per le manifestazioni sessuali pubbliche e anche per i suoi eccessi e così via. Quindi, in teoria si dovrebbe dire che la “liberazione sessuale” è stata praticamente raggiunta. Ognuno fa un po’ come gli pare e di “repressione” non si può certo parlare rispetto a come le cose andavano cinquant’anni fa.

Eppure non è tutto oro quel che luce. Se la violenza era prodotta  dalla “repressione” delle famiglie e dello Stato, insomma dal “sistema borghese”, adesso che quest’ultima in sostanza e non esiste più, per quale motivo la violenza è aumentata? Perché non essendovi più la frustrazione psicologica  e sessuale prodotta dalla coercizione del potere familiare e statale, essa invece pare essere proliferata? Se le donne sono più libere sessualmente rispetto al 1968 perché impazzano le denunce per aggressioni e stupri nei loro confronti? se esiste  la separazione e il divorzio e la possibilità di non legarsi con il matrimonio, perché  assistiamo allo stillicidio dei cosiddetti “femminicidi”, reato introdotto nel nostro Codice come deterrente, prodotti invece da gelosie, da contrasti personali, dalla non-accettazione proprio di separazioni e divorzi? Se tutto ciò avviene quasi ogni giorno (il TG2 diretto oggi da una giornalista ha instaurato il conteggio progressivo dei “femminicidi” annunciati in apertura del telegiornale) allora, almeno in Italia, si deve dire che la “liberazione sessuale” per cui si batterono contestatori e femministi non è mai avvenuta, o comunque ha palesemente fallito.

Metafisica del Sesso di Julius Evola per le edizioni Mediterranee

Non viviamo dunque nel felice Paese dell’ “amore libero” e senza problemi, del sesso felice e senza pensieri. Non solo. Il quadro che ci si presenta dà – ancora una volta! – ragione al vituperato Julius Evola il quale, di fronte agli slogan sessantottini scrisse un articolo intitolato “Libertà del sesso e libertà dal sesso”: il sesso che già all’epoca stava invadendo anche esteriormente la società doveva invece non certo essere represso, ma ridotto a ragione, rientrare nei suoi limiti, non ossessionare i diretti interessati. Inoltre, dieci anni prima aveva pubblicato Metafisica del sesso, che i puritani della  destra cattolica di fine anni Cinquanta avevano bollato di pornografia e libertinismo. In esso Evola fissava le caratteristiche interiori e spirituali del “maschile” e del “femminile”: pari e diversi fra loro, con il primo ontologicamente superiore al secondo.  Ma chi lo capì? Oggi un libro del  genere fa inorridire le “femministe”. Ma proprio non aver capito il senso del libro e dell’articolo  ci ha portato alla situazione attuale. Il sesso continua ad essere una ossessione, la piccola morale sessuale la fa sempre da padrona, il pudore è scomparso, la confusione sessuale è al massimo, e di conseguenza gli uomini non sanno più essere uomini, le donne non sanno più essere donne dato che i sessi non sono più considerati due soli ma c’è chi dice addirittura 56! E quindi? Lo sbocco è il caos, la richiesta solo di diritti e niente doveri, la violenza che non conosce limiti di età, cultura e regione geografica. Essa prolifera non soltanto nella retrograda Sicilia ma anche nella civile Lombardia, nell’industrioso Veneto. Forse ormai più in questi che in quella.

Sempre Evola, in una intervista concessa a Enrico de Boccard per Playmen nel 1971 (anche qui con grande scandalo degli evolomani e dei bigotti di destra) affermò che la mancanza di pudore delle donne, il modo di vestirsi o svestirsi, la presenza del sesso nella pubblicità e per ogni dove avrebbe fatto calare le sue potenzialità, il suo magnetismo.  La “pandemia sessuale” come la definì, avrebbe alla fine portato al calo della tensione erotica fra maschio/femmina riducendo l’amplesso a semplice atto meccanico. Non era una esagerazione o un paradosso, ma anche qui una profezia azzeccata come ci stanno dimostrando sondaggi e inchieste, al di là del clamore mediatico dei vari tipi di violenze a sfondo sessuale di cui forse sono l’altra faccia.

Gli italiani sembra si stiano stufando del sesso. Possibile? Sembra proprio di sì, a leggere i dati riportati da una inchiesta di Irene Soave su 7, il settimanale allegato al Corriere della sera del 4 aprile 2018: “ Ma perché facciamo meno sesso? (eterosessuale, non virtuale)”. I dati che vengono riportati, e che dobbiamo prendere per buoni, sono i seguenti:

1. nelle pubblicità specialmente TV a quanto pare il sesso sta scomparendo: “Lo schema uomo/donna non è più rappresentativo di tutta la società. Ma soprattutto la seduzione sovraesposta ha un po’ stufato” dice un esperto (si deve precisare che ciò non vale per la carta stampata ove la “donna oggetto” vituperata dalle femministe non è scomparsa affatto, con buona pace della giovane autrice della inchiesta)

2. dai sondaggi, ad esempio dal Rapporto Coop 2017  riguardante il 2016, emerge che i rapporti sessuali negli ultimi 15 anni sono diminuiti in media del 10 %

3. il 9% degli italiani sessualmente attivi non ne ha praticati da oltre sei mesi

4. nelle coppie dei 35-45enni solo 3 su 10 ha più di un rapportto la settimana

5. sempre nelle coppie sposate complessivamente considerate  il 20-25% non ne ha affatto 

6. l’acquisto di profilattici è diminuito del 6% e quello della pillola del 3,7%

7. (nonostante ciò, si dovrebbe aggiungere)nascono in media 12mila bambini in meno l’anno

8. a partire dal 2012 la ricerca di siti pornografici tramite Google è calata del 40%, e in Italia il 23% degli utenti è di sesso femminile

9. ginecologhe e giornaliste specializzate confermano che i matrimoni “bianchi” sono in crescita: e l’eros, la passione, si trova in quelle che ancora oggi in epoca di “liberazione sessuale” vengono definite “relazioni clandestine”

“La fisicità fa paura” dice una di queste “esperte” e ne vede una causa nel confronto con attori e attrici del porno (anche se a quanto si è detto esso è in calo nella Rete da quando sono nati i siti gratuiti nel 2006) e nel fato che si preferisce scrivere messaggi sui telefonini o avere contatti virtuali su Facebook che avere contatti diretti, personali, fisici.

Tra le risposte date da giovani uomini e donne alle domande della giornalista sul perché abbiano ornai meno rapporti sessuali, colpiscono due: “I maschi non sono in grado di provarci”, e “Le donne hanno pretese eccessive e non sanno rifiutarti con garbo”.

E poi c’è la paura delle conseguenze, non certo la gravidanza. Dice una che non trova “neanche un amante occasionale”: “Il sesso può scatenare sentimenti, emozioni, casini: e la paura di trovarsene impiastricciati è enorme”. Cioè, si rifiuta il “fisico” per le conseguenze non-fisiche… L’amplesso è complesso!

Conclusione della contraddittoria inchiesta, ma illuminante sullo stato delle cose sessuali nel Belpaese: “E’ la virtualità esasperata delle relazioni il lato sgradevole del sesso e persino l’ostilità fra i generi (sic!) sembra la modalità privilegiata con cui anche la letteratura, film e serie tv raccontano la sessualità oggi”, anni Dieci del XXI secolo.

Il sesso dunque è faticoso. In Italia c’è il tasso di natalità più basso d’Europa, 1,3 figli a coppia,  si fanno meno figli di tutta Europa, sempre meno. Paura del futuro da parte dei giovani si dice, ma uno psicologo ha giustamente notato che ciò non avviene tra gli  immigrati che dovrebbero averne di più degli italiani. E’ quindi una questione di responsabilità, di coraggio, di progettualità e di rapporti interni alla coppia dunque. Tanto è vero che, paradossalmente, come mostra con le statistiche  Marco Cobianchi nella inchiesta “Gli italiani non fanno figli ma in Europa adottano di più” su Il Giornale del 29 aprile 2018, fra il 2004 e il 2014 le coppie italiane hanno adottato mediamente ogni anno 3037 minori non europei e 488 di Paesi europei.  Dalle statisti pubblicate risulta che nascono meno figli anche fuori del matrimonio: 28% nel 2016 rispetto al 30% del 2015, e che  sono in   calo pure gli aborti: 131.790 nel 2005, 84.926 nel 2016. Tutto questo conferma la decrescita complessiva delle nascite da qualunque aspetto esse si guardino.

Ora una considerazione banalissima: ma se, come detto, si vendono meno contraccettivi (preservativi e pillola) teoricamente con meno protezioni si dovrebbero avere più gravidanze e quindi più figli essendo in calo anche gli aborti. Viceversa non è affatto così: i figli continuano a scendere di 12mila l‘anno. Non c’è altra conclusione, come risulta dalla inchiesta di 7, che si hanno meno rapporti, si fa meno l’amore (on qualsiasi intento esso si faccia ma non protetto), i matrimoni sono sempre più “bianchi”. Gli italiani, soprattutto i giovani, si sono stufati del sesso?

Anche qui la situazione è del tutto contradittoria considerando i delitti a sfondo sessuale  anche assurdi ed efferati che ci raccontano le cronache dalle Alpi alla Sicilia, fra giovanissimi,  adulti e anziani (anche ottantenni e oltre). Si uccide e ferisce per un ingorgo di sentimenti e umori, per la paura dei quali, come ha detto  un intervistata, si non si vuole più affrontare il sesso, anche occasionale. La fragilità dei sentimenti in questa società è la regola. Andiamo da un opposto ad un altro, da una esagerazione ad un’altra, proprio perché viviamo in una civiltà che ha smarrito qualsiasi punto di riferimento chiaro ed ha portato i rapporti fra i sessi (non diciamo fra i “generi” come ha scritto la giornalista di 7) ad un livello patologico con le confusioni indotte dal “politicamente corretto” e l’arroganza di minoranze che si ritenevano discriminate e vessate e che adesso discriminano e  vessano la maggioranza avanzando assurdi diritti e che vengono concessi per l’irrazionale paura di non essere allineati con  la corrente. La confusione, l’incertezza e l’insicurezza personali sono così al colmo. Ma questo è un altro drammatico discorso.

Insomma, come recita il titolo di un libro citato nella inchiesta sopra riassunta, “il buon vecchio sesso fa paura”. Aggiungiamo: la “liberazione sessuale” del Sessantotto è fallita e ci ha portato solo guai provocati dai suoi epigoni peggiori di quelli della repressa società borghese di cinquant’anni fa. Ma una vota non eravamo i latin lover per eccellenza? E la giovane Madonna non diceva Italians do it  better! (gli italiani lo fanno meglio!). Sic transit gloria mundi…

Grazie amici! Ma adesso chi sbroglia la matassa?

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Gianfranco de Turris

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