Il punto politico. La sfida dell’affidabilità (al governo) per le forze euroscettiche

Matteo Salvini e Giorgia Meloni
Matteo Salvini e Giorgia Meloni

Non c’è tempo da perdere. Scongiurato (per ora?) il pericolo dell’ennesimo aumento dell’Iva, adesso l’Unione Europea rilancia sulla necessità per l’Italia di compiere un’ulteriore stretta in materia di pensione. L’ipotesi di una Fornero bis è confortata dalle dichiarazioni che Christine Lagarde, capo del Fondo Monetario Internazionale, ha rilasciato in un’intervista a Repubblica. “Quando splende il sole occorre riparare il tetto. Dall’Italia ci si attende una prova di realismo”.

Se il voto del 4 marzo scorso ha una chiave, ebbene questa è (chiaramente) la sonora bocciatura che gli italiani hanno riservato alle forze europeiste. Nonostante il continuo battage mediatico e politico, nonostante l’opera (evidentemente non riuscita) di delegittimazione dell’avversario (che ha finito invece per premiare i due massimi bersagli della polemica, Lega e M5S), il Partito democratico ha subito una sconfitta clamorosa mentre Forza Italia, nonostante la politica dei due forni (la benedizione della Merkel a fronte del sostegno a misure quali la Flat Tax e la lotta all’immigrazione) ha retto appena.

Nessuno ha la maggioranza perché lo schieramento euroscettico (e qui si passi la semplificazione) ha tante anime – spesso irriducibili – ma che (semplificando ancora più sanguinosamente) hanno raccolto il consenso di oltre il 55% degli elettori, dato che si raggiunge sommando le percentuali riportate da M5S, Lega e Fratelli d’Italia.

Il tentativo

È chiaro, solare, che si tratta di compagini più portate allo scontro che all’incontro. Troppe le differenze che separano il blocco Cinque Stelle da quello Lega-Fdi. Eppure un tentativo bisogna pur farlo, perché gli eurocrati premono alle porte e sono più baldanzosi che mai.

Un governo nuovo, che sostituisca quello scaduto di Gentiloni, è necessario. La situazione non è più quella di dieci anni fa, il bipolarismo ormai è un ricordo. Come accade nella geopolitica, così – in minuscolo – succede nel parlamento: non ci sono più due forze che si contendono la vittoria, non c’è più lo scontro tra “noi” e “loro”, a voler cercare e forzare una dinamica così, semmai lo scontro a due è tra chi vuole rinegoziare i patti comunitari e chi, invece, prosegue a sostenere le azioni e i programmi dell’Ue. Considerata questa realtà pragmatica, ecco che può superarsi di slancio la paura e la naturale repulsa di un’insolita idea di alleanza.

La sfida dell’affidabilità per le forze euroscettiche

Non è un concetto applicabile in questa situazione politica, quello dell’inciucio, men che mai in questo preciso momento storico. Le classi dirigenti dell’area sovranista o populista o comunque scettiche nei confronti delle politiche di quest’Unione Europea, adesso sono chiamate alla prova dell’affidabilità, quella del governo, della responsabilità nei confronti degli elettori e degli italiani. Riunirsi attorno ai temi e dimostrare che un’alternativa al mainstream c’è. La sfida è questa.

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Alemao

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