Cultura. Cosa resta degli Anni Ottanta oltre i miti fasulli dell’edonismo

nostalgia anni 80Nell’inesauribile gioco degli anniversari ecco arrivare gli Anni  Ottanta, con tanto di trasmissione ad hoc, in onda, dal 4 giugno,  su National Geographic Channel. Nel presentare la prima delle  otto puntate , Matteo  Bordone, che condurrà il programma, parla di  “periodo in cui il sollievo si impadronisce del buon senso”,  pur con le inevitabili ombre atomiche, ancora targate Unione Sovietica, e la corsa yankee ai rifugi anti-H, che facevano tanto status symbol,   da mettere in giardino.

Anni fantastici o anni di fango? Decennio liberatorio, dopo  quello “di piombo”,  o incubatore dei naufragi seguenti? Ad ognuno di ripensare il periodo sulla base delle esperienze dirette e del sentito dire. Da parte nostra è difficile, visti i risultati, più appariscenti,  manifestare entusiasmo, sull’onda della nostalgia canaglia,  per i miti fasulli dell’edonismo reaganiano, dello yuppismo “made in Italy”, delle infinite saghe televisive (stile Dallas), dei paninari, dell’individualismo , del minimalismo, che contraddistinsero quegli anni.

Il trentennio seguente è inevitabilmente figlio di quelle idee. Inutile nasconderselo. Ancora peggio non iniziare a tirare le dovute conseguenze. Ma c’è anche un altro decennio Ottanta. Quello che, iniziato con la strage alla Stazione di Bologna, ennesima occasione per criminalizzare la destra politica, finisce, nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, con la fine del vecchio ordine comunista, con la polverizzazione delle “certezze” ideologiche che avevano condizionato  il trentennio precedente.  E poi, nel febbraio 1983,  l’ultima vittima della caccia al fascista, il militante del FdG Paolo Di Nella, al quale, fatto inusuale per l’epoca, rende omaggio, in ospedale, l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Così come inusuale, segnando  una discontinuità non irrilevante, la visita di Giorgio Almirante, ancora segretario del Msi-Dn, alla camera ardente del segretario del Pci, Enrico Berlinguer, deceduto l’ 11 giugno 1984.  Ed ancora – tanto per essere un po’ di parte – il Campo Hobbit a Castel Camponeschi, autentico atto liberatorio per una generazione post missina, il Movimento dell’ 85, con i giovani del Fronte della Gioventù che partecipano alle manifestazioni unitarie, la stagione irripetibile e creativa della Nuova Destra.

Poi certamente, in mezzo a tutto questo, gli oggetti cult del periodo: il Commodore 64 ed  il walkman, Magnum PI e Mork & Mindy, i videoclip e gli Swatch, l’Arna e la Duna.  Melting pot della post modernità, con l’inevitabile strascico di post rivoluzionari, post femministe, post marxisti, tutti soggetti per i quali trent’anni sembrano essere passati inutilmente, tanto restano ancora noiosamente datate le loro crisi d’identità, le loro contraddizioni irrisolte, il  loro giustificazionismo ideologico. Segni  inguaribilmente “borghesi”, come il decennio Ottanta…

Mario Bozzi Sentieri

Mario Bozzi Sentieri su Barbadillo.it

Exit mobile version