Il romanzo. “Impronte di lupo” di De Bernardi tra Bobby Sands e la ricerca delle radici

Impronte di lupo, edito da Passaggio al Bosco
Impronte di lupo, edito da Passaggio al Bosco

Presentiamo una serie di estratti dal romanzo “Impronte di lupo” di Lorenzo De Bernardi (edito da Passaggio al Bosco), una storia ambientata tra il Lago Maggiore e l’Irlanda del Nord, Belfast, e suggestione irredentiste alla Sands. Il filo rosso è un pensiero comunitario che dà forma alla ricerca spirituale del protagonista

I personaggi non vogliono sfociare in un modus vivendi completamente alienato dal mondo reale, altrimenti tale ribellione risulterebbe essere niente meno che l’altra faccia della medaglia del modernismo esasperato

L’indissolubilità dei vincoli comunitari e l’amore per la libertà – invece – non conoscono confini, come dimostra la vicenda del ragazzo lacustre. Affondano le proprie radici nella natura, nello sport, nei libri e nei pub, per lasciare le proprie impronte sul suolo natio. Lo stile di vita comunitario è piuttosto qualcosa di naturale, che va oltre ogni legge scritta: una questione, quindi, di comune Weltanschauung, come direbbero i tedeschi, ossia di un comune sentire, di una comune concezione della vita e del mondo. (dalla Prefazione)

Di altezza media e di corporatura piuttosto atletica, anche se non propriamente massiccia, era un amante dello sport; quello da praticare però, non quello da guardare alla televisione: diversi anni li dedicò alle arti marziali, gli insegnamenti delle quali gli servirono come medicina per il corpo e per la mente, per poi scoprire il rugby, amato sia come disciplina sportiva che come mezzo per creare un gruppo affiatato e basato sui valori di lealtà e sportività. Il cosiddetto “terzo tempo” non si limitava infatti ad essere una buona scusa per conviviali banchetti a base di birra e salsiccia. Era piuttosto una valida via per socializzare, per rinsaldare vincoli di amicizia e di cameratismo, oltre che per trovare valori comuni anche con i membri della squadra rivale.

[…] Michele era anche un amante dell’Irlanda. Vi si recava in media una volta all’anno, anche se gli era bastato vedere una sola volta Dublino. Ai dubbi di sua madre: “Perché sempre nelle aree più isolate? Sa Dio cosa ci trovi in posti in cui non c’è nulla nel raggio di chilometri e chilometri” – una volta rispose: “È proprio questo il bello: Dublino è ormai una metropoli, come la maggior parte delle capitali occidentali. Il profondo spirito irlandese sta nelle campagne, nei pub sperduti tra le colline, sulle fredde scogliere che si affacciano sull’oceano. Questa è vita”.

L’idea di partire era da tempo nella testa di Michele […] Non sapeva però né dove né quando né cosa fare.

Un murales dedicato al patriota irlandese

[…] Si ritrovò tra le mani un libro dalla copertina raffigurante un ragazzo sorridente con i capelli lunghi: era il diario dal carcere di Bobby Sands, patriota nordirlandese che, insieme ad altri membri della Provisional IRA e dell’INLA, si lasciò morire in seguito ad uno sciopero della fame nel carcere di Long Kesh.

… Risfogliando velocemente, dopo anni, quel libro, Michele si immedesimò in un comune ragazzo dell’Irlanda del Nord in cerca di Giustizia.

… Prima di quel momento non aveva mai preso in considerazione la parte settentrionale dell’isola irlandese. Iniziò così ad effettuare diverse ricerche su Belfast …. Aveva trovato diverse offerte di lavoro a tempo determinato da parte di negozi di abbigliamento che cercavano commessi … Decise di mettersi in gioco.

[…] La sera decise di cercare qualche pub, per provare a venire a contatto con la gente del posto. Ne vide uno che richiamò la sua attenzione. Sull’insegna c’era scritto Molly Pub. Il volume della musica non era eccessivamente elevato, il locale era luminoso, ma allo stesso tempo trasmetteva un clima di rilassatezza. I tavoli in legno scuro erano tipici dell’Irlanda. Riteneva potesse essere il posto ideale per iniziare ad allacciare rapporti con gli abitanti di Belfast. Decise di entrare.

[..] “Italiano eh?” Esclamò da dietro un uomo sulla quarantina, seduto sul tavolo con una birra stretta tra le mani. “Si capisce dall’accento”, continuò, “e anche dalla felpa, quella scritta è in italiano. Giochi a rugby?”. Indossava la felpa della squadra di Ranco.

“Esattamente, e, a giudicare dal fisico, direi che anche tu sei un giocatore di rugby, ho indovinato?”.

“Ex giocatore, per la precisione. Ora nel tempo libero alleno la squadra di Falls Road, ma già da qualche anno ho aperto questa birreria.” […] Allora, vuoi provare ad allenarti con noi? Domani alle sei ci troviamo al campo, al Belfast Garden. Sei dei nostri?”

“Volentieri!”

[…] “Come puoi vedere dalle nostre divise, il lupo è, insieme al trifoglio, il nostro simbolo: rappresenta la forza, la capacità di adattarsi a qualsiasi situazione, ma soprattutto, pur non facendosi comandare da nessuno, è fedele alle regole del branco. Ci chiamano i Lupi di Falls Road.”

[…] Mancavano solo due mesi alla scadenza del suo contratto come commesso …

… Trovò a sorpresa un posto nel reparto marketing di una multinazionale inglese, che si occupava del confezionamento dei succhi di frutta, con sede a Milano.

Il lavoro nella sede milanese della multinazionale gli aveva donato una vita nuova, forse con più sbocchi, ma creò in lui il desiderio inconscio di una riscoperta di quei luoghi che avevano segnato la sua infanzia e la sua crescita. Nulla infatti lo faceva stare meglio di un tramonto in riva al lago, il suo lago, ma, con i ritmi del nuovo lavoro, ci mise più tempo a rendersene conto. Tornò perciò a godersi la quiete che il Lago Maggiore gli aveva sempre trasmesso.

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Lorenzo De Bernardi

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