LibriDiNatale (di Silvia Valerio). Perché farsi ammaliare da “In excelsis” di Roerich

Un quadro di Roerich
Un quadro di Roerich

Dicembre si distingue dagli altri mesi già dall’odore. L’aria che entra dalle finestre ha quell’odore puro, di neve e di primo mattino, e lo mantiene così fino a sera. È una tale aria che le perdoni che ti scavi le mani e le tempie.

Dicembre è imperiale. Un mese di fasci di luce lunghissimi che tagliano la città, di chiaro-scuri netti, di finestre accese di raggi, di splendore rarefatto e immenso.

Le vie si espandono, a dicembre. Diventano improvvisamente grandissime, mentre gli uomini si rimpiccioliscono.

Dicembre acceca tutto quello che sente superfluo. È senza colpa e senza rimorsi. Senza giustificazioni.

Dicembre sono le strade-lastre buie che ti ascoltano di notte, in un’altra dimensione.

È quella luna che sembra avere un contorno di china.

Il cielo respira. La neve respira. Il sole respira.

Dicembre non è morte (la morte è stata prima, a novembre). È qualcosa che sta dopo (o immediatamente prima) la vita.

È il silenzio che ti ascolta, non quello che ti opprime.

Sembra sempre aspettarti.

Arriva per ricordarti qualcosa e poi ti dà un altro anno per pensarci.

È il mese verticale, delle città che cominciano a crescere come respirassero, della neve che collega sopra e sotto, del sole che traccia angoli su qualunque tetto e superficie.

Per questo, il libro che si intona di più a dicembre è ‘In excelsis’ di Nicolai Roerich, che raccoglie tutte le vedute himalayane dell’artista russo dagli anni ’30 in poi. Vette viola, bianche, gialle, azzurre, luminose. Nuvole, tramonti, albe e pomeriggi. Sempre più in alto, sempre più verticali. Senza nemmeno vertigine.

La montagna, così netta e sacra, è certamente proprietà di dicembre. Come la meditazione. Dentro ‘In excelsis’, le due cose, meditazione e montagna, si uniscono e per risultato vi danno il cielo.

L’esercizio più reazionario che potete fare, in questo dicembre, è leggere un articolo mainstream in meno al giorno e concentrarvi su un’immagine di Roerich in più. Sostituire Recalcati con i ghiacci, Fusaro con le gole innevate, Gramellini con i pendii scoscesi, Concita Di Gregorio con un bell’imbrunire. Non avete scuse, perché l’esercizio è pure facile: il libro ha ben poche parole e bastano due occhi buoni. L’aria di montagna fa bene, ossigena il cervello meglio di qualsiasi altra cosa. Certo verso pagina 60 vi sarà venuta qualche idea in più, più sana e costruttiva, rispetto a prima. Avrete smesso di deprimervi/lamentarvi con il vostro prossimo per la malignità di questo mondo.

Non siete tenuti ad analizzare nulla, a commentare niente e a giudicare nessuno.

E se volete finirci, al centro di qualcosa, dovete scalare le vostre montagne.

silviavalerio2@libero.it

@barbadilloit

Silvia Valerio

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