La lettura (di M.Vattani). Nel “Quartiere” di Di Tullio, centro di gravità ideale

Banksy a Roma
Banksy a Roma

Nel “Quartiere” di Domenico Di Tullio, ventuno racconti per un libro che va dal presente vissuto al passato sconosciuto, una sensibilità elegante e orgogliosamente autoironica

Il titolo del nuovo libro di Domenico Di Tullio, appena uscito, pubblicato da Idrovolante Edizioni (203 pagine, 15 euro) è “Quartiere”, e si riferisce a una zona di Roma che, dopo poche righe, è facile indovinare, e che io – confesso – conosco poco. Lo attraverso spesso per andare altrove.

Trovo bello quel quartiere, certo. Ci ho anche portato visitatori stranieri, per far loro conoscere qualcosa di diverso, lontano dal centro della Capitale eppure così saldamente connesso a quella sorgente, a quel fiume sotterraneo che è stata la nostra tradizione prima che si disperdesse in mille rivoli di cui non si arriva più a capo.

Non è una sola storia, quella che lo scrittore Di Tullio – che è anche musicista, motociclista e avvocato difensore – narra in questo elegante libretto dalla copertina bella e regolare, fatta di linee rette, forza, tensione e opposizione. Sono tante storie, e non sono nemmeno tutte, si scopre presto, storie ambientate in quel “quartiere”, che rimane forse un punto di partenza, un punto cardinale ideale da cui si sfreccia via veloce, come le indicazioni temporali scritte di fretta da Di Tullio in calce a ogni testo, che somigliano alla frustata con cui la pellicola improvvisamente si sfila alla fine della proiezione, e poi rimane solo quella luce bianca, immobile ma ticchettante.

Le storie di Di Tullio vanno anche indietro nel tempo, talmente indietro che d’un tratto non è più il tempo nostro, e diventa Storia con la maiuscola. Storia quindi, e storie che è piacevole rileggere alla ricerca di un dettaglio, una dopo l’altra, o anche a caso, in modo veloce e disordinato. Va benissimo anche leggerle così, perché in ogni modo si leggono con il sorriso tipico del ricordo di qualche situazione, di qualche sensazione simile.

E’ uno stile educato e ironico, quello di Di Tullio. Scrive bene, è preciso, leggero e intelligente, e senza che il lettore se ne accorga, si apre una finestra su un modo diverso di vivere i luoghi, i percorsi, l’amore, i sogni. Un modo molto intimo, privato, spiritoso, certe volte doloroso, sempre sensibile.

Quartiere, l’ultimo romanzo di Domenico Di Tullio

Ecco, forse è proprio questa sensibilità la qualità che caratterizza i ventuno racconti di Di Tullio, alcuni brevissimi. Una sensibilità che non ha nulla a che fare con le caratteristiche delle noiose, ripetitive, mielose, autocommiseranti pittime e sbrodolamenti per cui si utilizza a volte questa termine.

Niente affatto. La sensibilità con cui Di Tullio sceglie di raccontare quello che ha visto, vissuto, sentito o immaginato, ha un tratto elegante, spiritoso e orgogliosamente autoironico. E per questo si legge con piacere.

@barbadilloit

Mario Vattani

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