Calcio. Ventura non brilla per coraggio: doveva convocare Balotelli

Balotelli

E dirama, dirama. Fumata bianca a Coverciano. Tra i ventisette deputati di Giampierino di improvvisate ce ne sono ben poche ma la fiacchezza rimane la stessa. Nelle retrovie il grigio revival della BBC (affiatata non lo è più, e Bonucci non sposta gli equilibri): per l’occasione è stato chiesto un corso intensivo ad Harrison Ford, che a settantacinque suonati in Blade Runner fila e randella più di tutti.

La sola novità in mediana, oltre al ritorno di Florenzi, è la chiamata di Jorginho, dopo l’ostracismo di un mese fa: a dirla tutta pare uno scippo alla seleção carioca che stava per prelevarlo, solleticata dalla samba del sarrismo. Ma tant’è, tralasciando poi l’impossibilità di buttare il regista atipico, che gira solo se armonicamente scortato da due mezzali, nelle geometrie della Nazionale e nel lunghissimo 424.

E allora si abbaruffa di nuovo il modulo? Che si fa? I tiratori lì davanti non se la passano troppo meglio. Ciruzzo Immobile e Belotti sono ammaccati, Insigne, Pirandello dalla giacca rossa tappezzata con Paperino, è alla ricerca zaloniana di un posto fisso (tanto nel 424, tanto che si torni al 352), Eder è un riciclo rispolverato. Si rallegrano i sensi per la conferma di Gabbiadini e per la convocazione di Zaza, tornado – nuovo capopopolo degli orfani indipendentisti? – trascinante del Valencia (nove gol in undici partite).

Solo Simone è dove deve essere, quindi, e il resto non convince. Diciamocelo chiaro e tondo: serviva Balotelli, come il pane. E non solo perché il garçon continua a sedurre Nizza caricandosi sulle spalle i suoi, sgropponando per tutti i novanta minuti e facendone sei in otto gare. Supermario serviva perché ha la cazzimma. Avrebbe smosso gli Azzurri dal floscio torpidume esagerando, sbatacchiando l’Italietta, superando la staccionata del compitino che la intrappola. Facendosi pure espellere (magari!), come ha fatto ieri, costringendo gli altri a giocare in dieci. Ci avrebbe dato soddisfazioni. Mai come adesso la Nazionale rischia perché terrorizzata da ogni eccesso. Alla stoffa preferisce il sonno del dozzinale. Ma il fantasma del “Mitt’ a Cassan!” di dormire non ne vuole sapere nulla.

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Francesco Petrocelli

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