Il caso. Viva Corto Maltese icona di libertà (con sigaretta) al tempo dei tabù social

corto malteseCorto Maltese è un cattivo esempio per la gioventù, se non smette di fumare va bandito da tutte le edicole del Regno. Pardon, de La Repubblica, che tra l’altro propone una storia inedita, a puntate, dell’amatissimo personaggio creato dal genio di Hugo Pratt.

Secondo il  Codacons, Corto Maltese invoglia i giovani a fumare. Sta sempre con una sigaretta in bocca e che importa se lui è un personaggio di carta. I ragazzi, che evidentemente non aspettano altro che farsi imbeccare e riproporre scimmiescamente i comportamenti collaterali dei fumetti, sono in pericolo.

Così l’associazione dei consumatori ha presentato un esposto per chiedergli di smettere di fumare a quel corruttore di gioventù, che è Corto Maltese. O tempora, o mores.

La questione è ben più grande e va ancora oltre al Codacons che pure di battaglie sacrosante ne ha fatte. É una questione di cultura nazionalpopolare, se vogliamo. Di Volksgeist, per dirlo con termini aulici: è questione di spirito della modernità italiana. Non si sarebbero mossi,

ll cittadino che si fa consumatore finisce per confondere i suoi gusti (secondo cui può esercitare validamente la clausola di recesso, soddisfatti o rimborsati) con la decenza. Prendendo se stesso a metro di tutte le cose, pone la basi del nuovo moralismo.  Che, se possibile, è ancora più inesorabile di quello cui siamo stati abituati perché vale l’equazione secondo cui ciò che non piace a me è illegale, fuori legge, quantomeno rompe l’armonia contrattuale e voglio i soldi indietro.

Se non ci credete, aprite Facebook e fatevi un giro sulle pagine commerciali. Avete visto lo spot nuovo dei Buondì della Motta, quello della mamma ultrasalutista e bigotta su cui si schianta un asteroide? Ebbene, li sotto ci sono frotte di commenti negativi di gente che critica l’assurdo trattamento riservato a una mamma (sic) oppure che “dato il momento” non è opportuno “far esplodere una mamma” (ari-sic). Eppure, se proprio una critica va fatta allo spot (bel modo di passare il tempo, eh) è quella di non essersi inventata niente.

Effetto collaterale dell’enorme piazza virtuale, che amplifica tutti i luoghi comuni trasformandoli in dogmi fideistici, l’aggressività oggi si sfoga così, le parrucche si pettinano su Facebook. Ma i social non hanno fatto altro che amplificare (e rendere solidi) vizi diffusi nella nostra società.

Elemire Zolla – già negli anni ’60 – dipingeva con estrema nitidezza, l’allarmante quadro della situazione: “L’uomo moderno è smarrito e suggestionabile, servile e persecutorio insieme. Egli chiede una guida alla società ma ne riceverà soltanto comandi interessanti e inganni. Egli […] cioé è privo di spirito, e la sua anima non è libera”.

Qualche mese fa, l’insigne storico della musica Paolo Isotta lo aveva spiegato chiaro e tondo, in un’intervista rilasciata a Radio 3: “Per quale ragione gli italiani adesso sono nello stesso tempo vili, servi del potere e vanno dietro ai demagoghi protestatari che li illudono? Perché non hanno cultura e non hanno nessuna autentica educazione alla libertà”.

Libertà, appunto. E’ questa la grande sconosciuta della modernità che fa totem dei divieti e alza tabù invincibili per dare un senso a se stessa. Imprigiona gli altri per sfogare le sue frustrazioni, e che importa se si tratti di personaggi reali o immaginari, tanto la fantasia è realtà dal momento che s’è perso ogni senso del terreno.

Non può sconvolgere nessuno, allora, che un eroe antimoderno come Corto Maltese, paladino della libertà spinta oltre ogni Colonna d’Ercole dello Spirito, scandalizzi perché quel genio libero di Hugo Pratt lo disegnò con la sigaretta tra le labbra.

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Giovanni Vasso

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