Sesto San Giovanni. Ecco come le destre hanno espugnato la Stalingrado d’Italia

Sesto San Giovanni
Sesto San Giovanni

Nei quartieri di Sesto San Giovanni interessati dal progetto della moschea voluta dalla sinistra del sindaco uscente Monica Chitto’, sono giunte percentuali di consenso molto elevate per il centrodestra unito e il suo candidato sindaco, il giovane Roberto Di Stefano. L’analisi del voto, per la Lombardia in particolare, parte da qui.  La sinistra, in quella che era nota come “la Stalingrado d’Italia”, Sesto, mai governata dal centrodestra o dalla destra da 70 anni a questa parte e oggi invece espugnata con quasi il 60% dei consensi, paga soprattutto le sue scelte scellerate in materia di immigrazione e sicurezza, problemi letteralmente esplosi durante l’ultimo anno, proponendo addirittura, a pochi giorni dal voto, lo Ius Soli. Una follia. Un suicidio per la città teatro della sparatoria mortale che ha coinvolto Anis Amri, l’autore dell’attentato di Berlino ai mercatini di Natale.

Altro fatto degno di nota e da analizzare è che le scarse affluenze non premiano più il Partito Democratico. Questo significa una cosa sola: che il voto dei meno abbienti, quelli che il 25 giugno non possono permettersi un fine settimana al mare, una volta mosso dalle sinistre presenti nel mondo operaio delle grandi fabbriche (a Sesto un nome su tutti, la Falck, nda) e oggi costituito per lo più da giovani e meno giovani precari o disoccupati e pensionati abbandonati dai sindacati, ha perso la sua connotazione ideologica.

Oggi gli elettori e i rappresentanti “Dem” con quel mondo c’entrano poco, pochissimo. Oggi questi si trovano invece nei palazzi chic in compagnia di chef, designer, banchieri e attori, non nei quartieri popolari. E, intenti ad agitare lo spauracchio delle “omofobie” e “xenofobie” varie e a sostenere le marce dei migranti, hanno perso il contatto con la realtà e con il tessuto sociale. Una realtà fatta di precariato e insicurezza, reale e percepita.

Questo ha premiato, soprattutto a Sesto ma in tutta la Lombardia, un centrodestra nuovo. Un centrodestra popolare che ha il volto non soltanto di Matteo Salvini ma anche di Silvia Sardone, consigliere comunale di Forza Italia a Milano e moglie del candidato sindaco, che non ha avuto vergogna di ammettere che, per finanziare la campagna elettorale, lei e il marito abbiano dovuto vendersi un box.

Quella della Sardone è una Forza Italia rigenerata, che abbandonati i completi gessati si è messa la felpa e si è fatta strada a suon di gazebo e interventi a favore degli abitanti dei quartieri popolari. E, a proposito di quartieri popolari, giova ricordare come, a poche ore dal voto, proprio in Regione Lombardia si sia approvato un nuovo regolamento per l’accesso all’edilizia popolare che privilegia i cittadini lombardi, frutto del lavoro di un altro forzista, il vice governatore lombardo Fabrizio Sala. Regolamento che ovviamente ha scatenato le critiche della sinistra perché “discriminatorio”. Andassero a spiegarlo a chi da anni aspetta un alloggio e vede passarsi davanti i soliti noti con cognomi esotici…

Infine a premiare il centrodestra anche il calo del Movimento 5 Stelle. Compreso il bluff di un soggetto che non ha alcuna connotazione ne’ cultura politica di base e che non ha saputo incidere sulle problematiche reali (immigrazione e sicurezza in primis), il suo elettorato “di destra” è tornato a casa. Finalmente, verrebbe da dire.

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Cristiano Puglisi

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