Storia. Lunga vita al compagno Mao, ma no di certo al Libretto rosso

maoHa appena compiuto 50 anni ma da oltre trenta non se ne parla più. Niente, silenzio, volatilizzato. Eppure il Libretto rosso del presidente Mao Tse-Tung aveva buone prospettive: doveva divenire la Bibbia della nuova Cina, il verbo eterno di una nuova civiltà, superiore agli insegnamenti di Confucio, il libro delle masse popolari di tutto il mondo. Il delfino del presidente, Lin Piao, diceva: “Quando le masse si saranno impadronite del pensiero di Mao Tse-Tung, diventerà un’inesauribile sorgente di forza, una bomba atomica spirituale di potenza senza pari”. Eppure le masse, gli studenti, i braccianti, i militari, le donne, i proletari, gli operai, i giovani delle organizzazioni comuniste (nella pubblicistica marxista li elencavano così, quasi che aumentassero di numero…) impararono a memoria il libretto ma la “bomba atomica di potenza senza pari” non è mai esplosa. Antologia compilata da Lin Piao, ebbe molto successo. Successo favorito anche dal fatto che se non si imparavano i pensieri del presidente Mao a memoria, in Cina si rimediavano calci, pugni, galera e soprattutto “rieducazione” quando non “esecuzione pubblica”. Le guardie rosse erano lì apposta…

Tradotto in 52 lingue per 500 edizioni in 150 nazioni. Tiratura 2 miliardi di copie. Pensate che la popolazione mondiale era poco meno di 4 miliardi. Secondo il Partito comunista cinese del tempo, erano 5 miliardi le copie.

Un libretto di 33 capitoli noiosi e talvolta scontati. Lo slogan delle Guardie rosse, custodi della Rivoluzione cinese, recitava “Diecimila anni al presidente Mao”. Un presidente di cui non era bene fidarsi: nel 1957 lanciò la “Campagna dei cento fiori” per favorire l’autocritica interna: tutti potevano rivolgere apertamente critiche al partito e a Mao. Il presidente avrebbe fatto sintesi e innovato il partito comunista avviando riforme sulla base delle indicazioni del popolo. Moltissimi cinesi dissero la loro: critiche, analisi, proteste, proposte. Al termine della campagna, Mao ne lanciò un’altra: coloro che avevano criticato Mao Tse-Tung e il partito dovevano essere arrestati e inviati nei campi di rieducazione (gulag). Fu così che di un paio di milioni di persone non se ne seppe più nulla…

Ma il libretto rosso riporta dichiarazioni spesso senza senso. Esempi? “Non dobbiamo essere dogmatici ma neanche eclettici”, “Non dobbiamo essere intransigenti ma neanche molli”, “Tutti i reazionari sono tigri di carta” aggiungendo poi “essi sono anche tigri vive, di ferro, vere, che possono divorare la gente. Su questo dobbiamo costruire il nostro pensiero tattico”. Ma tigri di carta o tigri vere? Bah, lo chiamavano pensiero tattico…

Ma, dopo tutto, qualcosa significherà se oggi la Cina è una potenza capitalista e se Aldo Brandirali, capo di “Servire il popolo”, movimento maoista italiano, “ben impadronito del pensiero di Mao Tse-Tung”, nel 1992 passò alla Dc per finire poi in Forza Italia dove, dal 2001 al 2006, fu assessore allo Sport e ai giovani al Comune di Milano… Tutto questo dopo che per decenni ci hanno rotto i cosiddetti…

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Manlio Triggiani

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