Cultura. “Il Profumo” di Süskind: l’uomo e il fascino della dimensione olfattiva

Il Profumo di Süskind
Il Profumo di Süskind

“Il Profumo”, romanzo uscito dalla penna dello scrittore tedesco Süskind nel 1985, racconta la cieca e più profonda disperazione di un uomo attraverso una dimensione che nessuno mai era riuscito a fotografare con le parole come lo scrittore di Ambach: quella olfattiva

Per iniziare il lettore a quest’opera di divina bellezza è opportuno citare fin da subito una riga in particolare del romanzo, così da far capire immediatamente quanto vengano pressochè abbandonate le usuali dimensioni usate per scrivere, per favorire quella più astratta, invisibile, impalpabile (e forse perciò così potente) dell’olfatto:

“Poiché gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, davanti alla bellezza, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi al profumo. Poiché il profumo era fratello del respiro.”

Non vi si può sottrarre, perché segue la vita e si mescola ad essa formandone un tutt’uno, così come le rotaie di un binario, così le narici del naso umano. Jean-Baptiste Grenouille, il protagonista dell’opera, viene al mondo nel luogo più mefitico e maleodorante di Parigi, nella piazza dei pescivendoli di Rue Sant Jacques. Partorito dalla madre sotto al suo bancone, il neonato Grenouille ha un’esperienza assoluta del potere dell’olfatto fin dal suo primo respiro: l’aria del mercato del pesce parigino nella seconda metà del ‘700 penetra il ragazzo e sale su, grazie ai suoi primi respiri, fino ad inondare il suo piccolo e ancora vergine cervello. Viene subito abbandonato dalla madre, che per averlo lasciato al suo destino dopo averlo partorito verrà arrestata e poi condannata a morte. Jean-Baptiste cresce in un orfanotrofio, ed è questo il primo luogo dove si comincia a intravedere la sua strana e innaturale peculiarità; il giovane infatti non ha odore – anche se lui ancora non ne è consapevole – e questa caratteristica destinerà Grenouille ad essere schivato e rifiutato da chiunque incontrerà che, inconsapevolmente, sarà sempre inquietato da questo solitario e introverso ragazzo senza profumo. Come se chi lo incontrasse capisse subito che c’è qualcosa di disumano, di non terreno, di diabolico in lui e in quel corpo privo di una propria fragranza, eppure in grado di percepire tutte le altre come nessuno.

Un giorno, durante le celebrazioni del 14 luglio, con la capitale francese in festa, con l’aria densa e pungente per la polvere da sparo che aleggia nelle vie per l’esplosione dei fuochi d’artificio, Jean-Baptiste riesce a captare il profumo di una donna; e ne rimane estasiato. Non si riesce a controllare: tra tutti quegl’odori umani, e perciò sporchi, bassi, effimeri, riesce a isolare il profumo divinamente puro della giovane e bellissima ragazza, intenta a portare un cesto di frutta tra le sue umili quattro mura nel sobborgo parigino dove abitava. In mezzo alle vie gremìte di persone, con l’aria densa di polvere da sparo, Grenouille fatica a mantenere quell’odore nelle sue narici. Insegue la ragazza, ma spesso la perde confusa tra quella miriade di fragranze pungenti. Infine la ritrova, davanti alla porta di casa, mentre sistema il suo cesto pieno di frutta così colorata, così profumata. E qui risiede la grandezza di Süskind: riesce a far capire al lettore la potenza di questi oggetti, con il suo lessico unico e magistrale, in grado di catturare su carta olezzi, tanfi, fragranze e profumi. Jean-Baptiste si appropinqua dietro la giovane, la odora più che può, fino a che lei non si accorge della sua presenza. Impaurita da quella figura muta e inquietante tenta di scappare, ma lui, ipnotizzato, ubriaco di quel profumo femminile, la uccide, per poi disperarsi dell’amara scoperta: dopo qualche minuto dalla morte il profumo lascia il corpo. Così Grenouille si rende conto che non potrà godere di quella fragranza mai più: l’aveva uccisa. Lui stesso. A questo punto capisce qual è il suo desiderio in questa vita: riuscire a trattenere gli odori, a registrarli, a intrappolarli. Decide di imparare le tecniche di estrazione e conservazione degli odori e per farlo comincia a lavorare come apprendista nella profumeria di Giuseppe Baldini, profumiere ormai fallito che decide di sfruttare l’abilità di Jean-Baptiste per creare profumi che poi spaccerà per sue creazioni. Ma il giovane apprendista non se ne cura. Può creare cento, mille, diecimila profumi per Baldini, ma non sarebbero che un goccia d’acqua nel mare delle fragranze che custodisce nella sua testa. Ne potrebbe creare milioni, e sempre migliori.

Ma c’è qualcosa che non va. Manca qualcosa. Grenouille sente che le tecniche di Baldini non bastano più: su suo consiglio, infine, decide di recarsi a Grasse per imparare l’arte dell’enfleurage, un metodo per estrarre l’odore dai fiori tramite un processo che prevede l’immersione nel grasso. Durante il viaggio decide di riposarsi in una grotta dentro una montagna in cui, per la prima volta dalla sua nascita, si accorge di qualcosa che forse non avrebbe mai voluto scoprire. Nella grotta non ci sono odori e finalmente non sente il cranio esplodergli per le centinaia di profumi che penetrano il suo cervello. Ma, in questa occasione, si rende conto di non possedere un proprio odore. Né cattivo, né buono: ne è privo. E poiché ogni essere umano ne possiede uno, viene costretto a scontrarsi con la grottesca e inumana realtà: egli è la negazione della vita. E’ nulla, il vuoto che racchiude dentro di sé il tutto. Ha ogni profumo nella sua testa ma il suo corpo non ne possiede nemmeno uno. Non ha un’anima allora, perché il profumo di ognuno è lo specchio di quest’ultima, tanto che nelle sue parole, spesso, gli uomini sono considerati “putridi come la loro miserabile anima.” Decide allora qual è il suo obiettivo ultimo: creare il profumo perfetto. Perché? Perché:

“Con esso penetrava gli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere.[…] Colui che dominava gli odori, dominava il cuore degli uomini.”

La sua missione è creare il profumo perfetto così da costringere l’umanità, che tanto lo aveva emarginato, ad amarlo. Per farlo però gli servono gli odori di giovani simili a quella povera ragazza che aveva ucciso, e di cui così tanto sente la mancanza. Scopre, grazie al laboratorio di profumeria di Madame Arnolfi, che l’odore umano può essere conservato attraverso la tecnica dell’enflourage, ovvero se immerso in vasche piene di grasso animale. Uccide numerose donzelle di cui lui solo sente l’unicità della loro fragranza, imbeve dei panni di grasso e le ricopre, per poi lasciare quei corpi morti, freddi e nudi e andarsene con quegli stracci pieni di grasso che ormai avevano catturato il profumo delle vittime. I membri della cittadina di Grasse si mobilitano per scoprire l’identità dell’assassino che si aggira tra le vie del luogo compiendo omicidi così strani, apparentemente incomprensibili, brutali. Uccide 24 ragazze, ma manca un odore, quello della figlia di uno degli uomini più ricchi della cttà, Laure Richis. Meravigliosa creatura, soave, morbida e pura come il profumo del suo corpo. Riesce ad ucciderla, così da terminare la sua opera: Jean-Baptiste ha creato il profumo perfetto. Viene però scoperto, arrestato e condannato a morte.

Appena salito sul patibolo, dinanzi alla folla inferocita per gli odiosi crimini da lui compiuti, Jean Baptiste estrae un lembo del fazzoletto che poco prima aveva imbevuto della fragranza perfetta da lui creata dopo tutti quegli omicidi. Con un colpo di polso lo fa abbracciare dal vento, che subito trascina quell’odore divino nelle narici di tutti i presenti, scatenando un’esplosione di emozioni che sfocia, infine, in un’orgia collettiva al centro della piazza della città, proprio davanti al patibolo dove si erge Grenouille, elegantissimo e ancora con il polso rivolto all’insù, con quel lembo bianco inebriante che ancora si lasciava cullare dalla brezza della campagna francese. Conclusosi l’effetto del profumo e con lui dell’estasi collettiva scatenata, gli abitanti del borgo si svegliano nudi, confusi, e senza fare domande riprendono le loro vite come se non fosse successo nulla. Come se nessuno di loro, fino a qualche minuto prima, fosse avvinghiato all’altro in cerca di piacere. Grenouille si è volatilizzato insieme alla sua creazione e adesso è libero di portare a termine il suo sogno: farsi finalmente amare dall’umanità, che da quando aveva messo piede nel lerciume di Rue Sant Jacques lo aveva così visceralmente disprezzato. Nel romanzo di Süskind si legge:

“Potrebbe recarsi dal Papa in Vaticano e con una sola goccia manifestarsi al mondo come il nuovo Messia, perché egli possiede un potere più forte del denaro e del terrore o della morte: l’invincibile potere di suscitare l’amore nell’umanità.”

Ma Jean Baptiste disprezza l’essere umano proprio per la sua mancanza di umanità, ed è consapevole che neanche il suo profumo sarebbe in grado di fargli ricevere quello che umilmente sperava di poter conquistare, anche solo in piccole dosi, fin da bambino: amore sincero. Così decide di tornare dove tutto era cominciato,  nel mercato di Rue Sant Jacques, dove per la prima volta l’odore penetrante del pesce gli era rimbalzato tra le pareti della testa. In mezzo ad una piccola folla di reietti e malviventi della capitale francese, dei poveri disperati in cerca di qualche tozzo di pane, si versa addosso tutto il contenuto della boccetta del profumo che aveva creato. Nel giro di pochi minuti viene fatto a pezzi e divorato da quella povera gente che ora non pensava più a riempirsi lo stomaco, ma solo a fare loro quel profumo così forte, così bello, così inumano da rendere loro stessi disumani. Cannibali. Perché sentivano il bisogno di mantenere quell’odore, di renderlo proprio: decidendo così di farlo entrare in sé, nella speranza di poterne mantenere almeno un po’, almeno un ricordo. Ma quei malviventi non riuscirono a catturare il profumo di Jean Baptiste Grenouille che, invece, secondo la leggenda, rese quella mefitica e maleodorante strada di Parigi una delle più prestigiose della città: la Rue Saint Jacques.

Per approfondimenti:

Patrick Süskind, “Il Profumo”, editore Longanesi, 2010

“Profumo, Storia di un assassino”, girato da Tom Tykwer nel 2006

“Scentless apprentice”, canzone dei Nirvana in onore del romanzo

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Guido Dell’Omo

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