Lo spillo (di P.Buttafuoco). Italia, la parabola della cultura: dall’umanesimo a Masterchef

Masterchef, partecipanti e giudici
Masterchef, partecipanti e giudici

Mai fu più disgraziata la scuola italiana come con questa Buona Scuola i cui decreti attuativi arrivati alla Camera dei Deputati, e che tra meno di 60 giorni saranno “legge”, hanno la pesantezza di una mappazza.
Ecco un assaggio: “Il sapere artistico è garantito agli alunni e agli studenti come espressione della cultura umanistica per assicurare l’acquisizione delle competenze relative alla conoscenza del patrimonio culturale e del valore del Made in Italy, le istituzioni scolastiche sostengono lo sviluppo della creatività”.
Voce dal sen fuggita, questa frasetta. C’è però da preoccuparsi più sulla restante parte: tutto un brogliaccio sul “sostegno alla creatività” redatto, peraltro, da un autorevole ghostwriter, l’ex Ministro dell’istruzione Luigi Berlinguer (essendo in deficit di competenze – forse – il ministro in carica).
Tomaso Montanari, storico dell’arte, su Repubblica ha saputo asciugare il concetto così: “Cultura umanistica, creatività e made in Italy (in inglese) sarebbero dunque sinonimi; per conoscere il patrimonio culturale, la Ferrari e il parmigiano (tutto sullo stesso piano) occorre essere creativi”. Inesorabile, Montanari. L’essere cittadino diventa, infatti, un essere cliente sotto l’ombrello di un marketing più che di una civiltà di liberi, forti di Dante, Leonardo e Verdi.
Il “made in Italy” altro non è che la prosecuzione delle tre sciagurate “i” berlusconiane – ovvero Internet, Impresa, Inglese – in altri intrattenimenti. In una lectio alla Società Dante Alighieri, a Roma, Romano Prodi disse: “le parole italiane più note al mondo, fino agli anni ’60, erano allegretto, andante, mosso; cioè il lessico della grande musica; adesso sono pane, pasta, pizza…”. Ecco, Berlinguer, che pure fu suo ministro, nel frattempo è passato a Masterchef. Con tanto di tre “i”’, ops, con le tre stellette… (dal Sole24Ore)

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