Libri. “GeRussia. L’Orizzonte infranto della geopolitica europea” di Santangelo

IMG_4649-1Da alcuni decenni la geopolitica è giustamente tornata al centro di studi e dibatti di alto livello, dopo un lungo periodo di eclissi dovuto al suo controverso uso durante il Nazionalsocialismo.

Il nome di questa disciplina era stato formulato dal geografo svedese Rudolf Kjellen nel 1904, anche se le basi teoriche erano state già poste dal geografo e antropologo tedesco Friedrich Ratzel. Uno dei più noti teorici di questa disciplina è stato il generale e politologo, anch’egli tedesco, Karl Ernst Haushofer (1869 – 1946), studioso dalle profonde e geniali intuizioni, fondatore della rivista Zeitschrift für Geopolitik (Rivista di Geopolitica), pubblicata dal 1924 al 1944.

Haushofer è stato il più organico teorizzatore dell’idea che la realtà geografica, e non quella storica, determina il destino delle nazioni. Per lo studioso tedesco la geopolitica «è la “coscienza geografica dello Stato” e ha come oggetto le connessioni vitali tra uomo e spazio in un preciso momento storico e come fine la connessione tra gli Stati e lo spazio geografico in cui agiscono» (Giovanni Pardi, Limes – 16/03/2016).

Dopo il Secondo conflitto mondiale Haushofer è stato ingiustamente perseguitato dai vincitori sotto l’accusa di essere stato nazista, pur avendo subito violenti attacchi da esponenti del regime hitleriano, che gli uccise anche uno dei due figli. Le autorità di occupazione americane gli tolsero il titolo di professore onorario e la pensione, gettandolo sul lastrico e nella disperazione. Avvilito e umiliato Haushofer si suicidò con la moglie.

Con il passare degli anni si è dissolto il marchio di infamia, che era stato assurdamente gettato sulla geopolitica, e oggi questa disciplina è stata riformulata in termini adatti alla nostra epoca, che ha visto il sorgere di una nuova generazione di studiosi e il fiorire di qualificate riviste come Limes. Uno di questi autori, attento “lettore” delle vicende del nostro tempo e ottimo esperto di storia del Novecento, è lo scrittore e giornalista aquilano Salvatore Santangelo, con una laurea in Scienze politiche e un dottorato in Storia dell’Europa. Tra l’altro Santangelo si caratterizza per essere molto interessato alla “dimensione mitica” dell’attualità occupandosi di “geosofia”, cioè dell’esplorazione «dei mondi che si trovano nella mente degli uomini» (John K. Wright – Berkeley 1947).

Fra le sue numerose collaborazioni giornalistiche vanno ricordate quelle con Il FoglioIl TempoLimesThe Huffington Post e geopolitica.info. È anche autore di tre libri: Frammenti di un mondo globale (Pagine-Nuove idee, 2005), Le lance spezzate (Pagine-Nuove idee, 2007), e adesso di un nuovo testo GeRussia – L’Orizzonte infranto della geopolitica europea (Castelvecchi, 2016).

È quest’ultimo volume che intendiamo presentare e commentare: Santangelo analizza i rapporti storici e attuali tra le due grandi potenze europee, la Russia e la Germania, ambedue connotate da un profilo “continentale”, cioè “terrestre”, opposto a quello “marino”, incentrato su un’egemonia oceanica (o “talassocrazia”), che ha storicamente contraddistinto Gran Bretagna, Portogallo, Olanda e Stati Uniti. Questa bipartizione si può sovrapporre a quella tra nazioni volte prevalentemente o solamente alla colonizzazione “prossimale” e nazioni eminentemente tese alla colonizzazione “distale” (transoceanica): continuità contro frammentazione territoriale. Come precisa l’autore, GeRussia è un termine coniato agli inizi degli anni novanta dal “Centro Studi di Geopolitica” del Parlamento Russo (Duma) per identificare e descrivere il rapporto che si sviluppa lungo un “asse” che unisce Berlino con Mosca. Questo termine, e il luogo in cui è nato, rivelano una particolare attenzione di alcuni importanti circoli politici russi per una prospettiva di inedite alleanze, anche se non va dimenticato che da tempo esiste una reciproca “attrazione fatale” (un destino non sempre “manifesto”) tre le due potenze, che è andato talora al di là delle passate, profonde, differenze ideologiche.

Oggi si aprono prospettive concrete proprio per i noti eventi che hanno portato alla dissoluzione dell’Unione Sovietica e alla riunificazione della Germania, eventi che hanno causato una radicale modifica degli equilibri geopolitici non solo in Europa, aprendo nuove prospettive di alleanze impensabili nei decenni passati.

Santangelo analizza il rapporto, spesso assai stretto, ma allo stesso tempo difficile, che si è dispiegato nel tempo tra le due potenze, caratterizzato dalla ambivalenza fra attrazione e repulsione, accordi e sospetti (specie da parte russa), con l’intento di individuare e analizzare alcune traiettorie strategiche.

Ma, al di là di guerre devastanti che hanno seminato un reciproco odio feroce, resta un dato di fatto oggettivo, se vogliamo geopolitico, che spinge ancora oggi (e forse oggi in particolare) verso una stretta alleanza strategica, di comune interesse, anche se il “livello” e l’“intensità” di questa alleanza rimangono tutti da definire. Ma tale esito è nell’aria, viene percepito dalle intelligenze più attente, che non si lasciano imprigionare o fuorviare dalle pur pesanti recenti vicende storiche, piene di orrori («le immagini drammatiche degli stermini e delle macerie fumanti di Stalingrado e di Berlino»). Ancora una volta le teorie geopolitiche sembrano dimostrarsi le più efficaci nell’anticipare certi scenari. Per esempio, Albert A. Stahel, esperto militare svizzero e direttore dell’Istituto per gli studi strategici di Wädenswil ha recentemente dichiarato alla rivista tedesca Focus online (16.06.2015) che la Germania sceglierà la Russia al posto degli USA, seguita poi dall’intera Europa. A suo parere Putin presto potrebbe assumere il ruolo di nuovo protettore della Germania al posto degli Stati Uniti. Non sappiamo se questo sarà il preciso epilogo, ma ci sono molti indizi che quantomeno spingono verso una certa direzione.

Scrive Santangelo: «Mosca e Berlino sono certamente consapevoli di essere protagonisti di una relazione importante per entrambi e gravida di conseguenze per la Ue e per le nazioni che si trovano tra i loro confini: Ucraina, Polonia, Paesi Baltici; senza dimenticare i riflessi sulla Francia, sull’Inghilterra e sugli Stati Uniti. Questo rapporto speciale è un’eredità non solo del crollo del Muro, ma di un percorso molto più antico, che ha avuto un passaggio centrale nella Ostpolitik di Willy Brandt e che si è nutrito di altri  momenti altamente simbolici, come per esempio il discorso tenuto in lingua tedesca da Vladimir Putin al Bundestag all’indomani dell’11 settembre. Per alcuni autori questa relazione risalirebbe persino a prima della Riunificazione della Germania, integrandosi perfettamente all’interno di una parte della tradizione nazionalista tedesca e della scuola geopolitica di Monaco [quella appunto di Haushofer – ndr]. Chi lo ha intuito, forse per primo, è stato il grande economista inglese John M. Keynes, per il quale il ruolo storico di Berlino sarebbe proprio quello di modernizzare il Paese degli Zar. Questa affermazione conserva intatta tutta la sua attualità, anche se con un’interpretazione differente da parte dei due protagonisti: per i tedeschi, infatti, la modernizzazione economica dovrebbe essere accompagnata da quella politica e sociale, mentre per le classi dirigenti russe il trasferimento tecnologico e la dimensione economica sono certamente prioritarie (se non esclusive)».

E se oggi la Germania appare insicura e “riluttante” – come la definisce Santangelo – pur ormai proiettata verso una dimensione globale, la Russia di Putin si dimostra invece aperta verso grandi orizzonti e caratterizzata da volontà di potenza, ma anche dotata di strategia.

Certo ci sono altri soggetti assai preoccupati di questo “avvicinamento” Russia-Germania (per esempio alcune nazioni dell’est Europa, memori della storia recente che le ha viste stritolate tra i due colossi e che quindi remano contro). Il futuro è “aperto”. D’altra parte la Ue – come rileva Santangelo – si mostra sempre più inadeguata rispetto alle crisi attuali (emigrazione incontrollata, terrorismo, crisi economica). È un vuoto che presto potrebbe essere riempito, come regolarmente accade in politica. La Ue si è dimostrata del tutto impreparata di fronte alla globalizzazione, continuando a perseguire un suicidale buonismo, con una burocrazia che è il sostenitore più acritico del mondialismo. L’attuale Ue costituisce una realtà del passato, del tutto inadeguata rispetto al futuro incerto che ci si pone davanti. È una crisi gravissima, anche perché, come scrive l’autore, un «Paese che non controlla il proprio sistema finanziario presto perderà anche la propria sovranità, e questo è uno dei punti nodali del futuro della Ue. I membri più forti – come la Germania – hanno mantenuto la propria sovranità finanziaria, mentre le nazioni più deboli [dell’Ue] l’hanno vista evaporare».

Il libro quindi affronta tematiche di estrema attualità e che ci toccano direttamente.

È al contempo un testo multidisciplinare che ci ricorda molti fatti che vorremmo dimenticare, per questo merita una attenta lettura. Concludiamo con le parole dell’autore: «Se l’integrazione tra Russia e Germania non sarà semplicemente un progetto egemonico costruito su freddi calcoli che prendono in considerazione solo vantaggi o svantaggi economici, ma un processo che tende la mano a chi più ha sofferto a causa dei russi e dei tedeschi, e quindi se saprà nutrirsi, magari rinvigorendolo, dello stesso spirito che ha animato i padri fondatori che vollero edificare la Casa comune sulle macerie fumanti della guerra civile tra europei, forse, finalmente, gli spettri e gli orrori di questa geografia insanguinata potranno essere esorcizzati».

*GeRussia – L’Orizzonte infranto della geopolitica europea, di Salvatore Santangelo (Castelvecchi Editore, Roma 2016)

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Giovanni Monastra

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