In un’epoca in cui la globalizzazione domina, i populismi e le teorie sovraniste riprendono vigore e nel panorama internazionale emergono nuove istanze per restituire ai popoli la libertà. Per questo è di particolare interesse la pubblicazione di Lo Stato secondo ragione o lo Stato commerciale chiuso del filosofo tedesco Johann Gottlieb Fichte (1762-1814) che rimette in discussione il commercio libero e senza vincoli giuridici. Libro di diritto e di economia più che di filosofia Lo Stato commerciale chiuso, uscito per la prima volta in Germania nel 1800, offre molti spunti utili per un’analisi della situazione odierna. Mentre la liberalizzazione dei commerci vanifica molte caratteristiche della nazione, creando una sorta di “anarchia del commercio”, per dirla con Fichte, una visione autarchica garantirebbe nazione e Stato, necessaria proprio per permettere alla politica di disciplinare l’economia secondo gli interessi statali e non dei singoli e delle lobby. Il filosofo tedesco sottolinea la necessità che i componenti della nazione si impegnino a consumare i prodotti interni. Tutto questo con il controllo statale, pronto a ristabilire gli equilibri fra le classi se qualcuna dovesse trarre profitto da questa situazione. Perciò è lo Stato che definisce il prezzo delle merci, il numero delle persone che devono occuparsi di certi mestieri, fornisce abitazioni, strumenti di lavoro ecc. Certo il quadro giuridico ed economico è quello della fine del ‘700 inizio ‘800 perciò il discorso non va preso alla lettera ma, riportandolo alla crisi globale attuale, una visione continentale del problema (in senso geopolitico, non strettamente legata al perimetro dell’Ue) potrebbe risolvere molti problemi, riaffermando una visione sovranista e soprattutto garantendo la libertà dei popoli. Alla fine del volume uno scritto di Giovanni Gentile su Fichte.
*Johann Gottlieb Fichte, Lo Stato secondo ragione o lo Stato commerciale chiuso, La Vita felice edizioni, Milano 2016, euro 14,00 [www.lavitafelice.it]
