Libri. “L’imperfetta meraviglia” di Andrea De Carlo

La copertina del romanzo di De Carlo
La copertina del romanzo di De Carlo

L’imperfetta meraviglia (Giunti) è l’ultimo romanzo di Andrea De Carlo. Gli esordi nell’81 con Treno di panna per Einaudi sotto il patrocinio di Calvino. La novità di De Carlo sta nella scrittura asciutta che descrive dal di “fuori” facendo intravedere qualcosa del “dentro”: “la profondità infatti va nascosta. Dove? Alla superficie”, così si legge nella sezione dedicata all’Esattezza di Lezioni americane. Poi l’autore transita da una poetica dell’oggettività ad una fase più visionaria. Sono gli anni della sua amicizia con Fellini. Due di due lo consacra scrittore cult: celebrato erede di Moravia nell’uso della penna-grandangolo per svelare il fallimento del ribellismo degli anni di piombo. Gli si riconosce, insieme a Pier Vittorio Tondelli, il ruolo di aver svecchiato la narrativa italiana, avvitata su toni e temi ancora neorealisti, e di essere il capostipite di scrittori come Brizzi o Ammaniti. Dopo una parentesi postmoderna con Villa Metaphora, una perfida raffigurazione del “briatorismo” (Gnoli) dei nuovi soggetti sociali del nostro paese, il ritorno con L’imperfetta meraviglia a motivi intimistici.

Le spiegazioni del titolo

Del titolo l’autore stesso fornisce due spiegazioni. È il nome della gelateria di Milena, la protagonista, ma è anche la sensazione che si prova quando, dopo aver saggiato la perfezione dell’attimo in amore, si comprende che lo stupore sta per dileguarsi “come una crepa che si allarga sulla superficie di una coppa di porcellana”. È la storia di una passione, quella tra Nick Cruickshank e Milena Migliari, che nasce da una pulsione irrefrenabile: l’empatia di Erika Fromm, uno stato prelogico di armonia. Milena e Nick sanno di essere il frutto di uno scherzo del caso che li ha scaraventati in una vita a cui si sentono estranei. La non appartenenza e l’essere déraciné li accomuna, nonostante tutti gli sforzi di omologarsi. I personaggi sono disposti secondo uno schema binario. Ci sono due coppie Nick e Aileen, Milena e Viviane. Nick e Milena si corrispondono sul piano emotivo, Aileen e Viviane, specularmente, su quello razionale. I primi si muovono estemporanei nel mondo, le seconde predispongono organizzano calendarizzano. Nick è cool, una stella del rock avanti negli anni con giubbotto di pelle e aria da eroe maledetto, strafatto di alcol e droghe, con una collezione di matrimoni e figli. Poiché nella vita gli schemi familiari si ripetono, Nick si è legato a donne algide ma squallide sentimentalmente, tutte fotocopie di sua madre. Ora sta per sposarsi per la terza volta. Milena è italiana, innamorata del suo lavoro che cura con devozione maniacale, vive in Provenza da quando ha chiuso con gli uomini e si è legata a Viviane. Lunare è l’aggettivo giusto per dipingerla e rende bene l’impressione di fragilità che restituisce agli altri. È raziocinante, ipercritica verso se stessa, acconsente alla fecondazione in vitro solo per compiacere la sua compagna, ma sente montarle dal profondo un sentimento di frustrazione: questo bambino davvero non lo desidera. Tutto quello che simboleggia una radice, un legame solido la soffoca. Vorrebbe vivere l’immediatezza dell’attimo senza certezze.

Il senso del romanzo

È romanzo, questo, che si decodifica tramite la psicanalisi. I protagonisti utilizzano dispositivi di difesa per rimandare una decisione o ritardare un’azione. Milena dilaziona il ricovero in clinica attraverso il meccanismo dello ‘spostamento’, stornando il suo pensiero da quella scelta e focalizzandosi in modo compulsivo sulle sperimentazioni culinarie. Nick invece cerca di rimandare le nozze che gli stanno strette mediante la ‘formazione reattiva’ creandosi cioè delle vie di fuga (sgattaiola, cammina radente le pareti, si mimetizza). La precarietà di Nick è la linfa della sua ispirazione. Quando compone egli si trasforma. Si muove in ‘una giungla di suoni” in cui non riesce a distinguere nessun sentiero finché per incanto gli accordi gli si presentano uno dopo l’altro, in una melodia a cui si agganciano le parole. Creare è un atto mistico. Come inventare gelati. Questa forza istintuale attrae Nick e Milena. Con lepidezza l’autore tratta temi cruciali del nostro tempo, le unioni omosessuali, la fecondazione eterologa, la maternità. Scruta e indaga con lo sguardo del pittore iperrealista le reazioni dei personaggi senza moralismi. Prendendo in prestito un aforisma di Wilde, fornisce un monito “la vita è troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni altrui”. Questa lezione la capisce solo Milena che giunge, dopo una lunga autoriflessione a una certezza: “non scegliere con chi condividere la vita ma scegliere che fare della propria vita”. Un doppio finale, il primo scoppiettante da commedia all’italiana, il secondo da commedia soft inglese congedano una trama ben calibrata.

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Cecilia Pignataro

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