Il caso. Il prof di Teramo pro Gentiloni sul web e il popolo che ha sfiduciato Renzi

professore-diritto«Andiamo male, ragazzi. Molto, molto male». Eccola là: è arrivata la lezioncina di Diritto via social. Un contenuto virale che sta facendo impazzire la rete e certa stampa in cerca di nuovi educatori. Tanto meglio se in cattedra è salito uno che il cattedratico lo fa già di professione: Giudo Saraceni, docente di filosofia del Diritto a Teramo. E giù la bacchettata: «Avviso agli studenti che chi tra di voi avesse pubblicato sulla propria bacheca la frase “un altro Presidente del Consiglio non eletto dal popolo” – o altre aberrazioni equivalenti – è pregato di abbandonare la Facoltà di Giurisprudenza e iscriversi a Scienze delle Piadine al Prosciutto presso l’Università della Vita». Intanto al prof va bene così, godendosi il suo quarto d’ora di notorietà assieme all’immortale Umberto Eco. Sì, ci ha pensato infatti Repubblica a rilanciare in questi giorni via Twitter un vecchio contributo del professore piemontese per l’Espresso dai contenuti assai simili.

Formalmente hanno ragione loro, ci mancherebbe. La Carta costituzionale, quella rimasta invitta dopo il voto del 4 dicembre, parla chiaro. Il dissidio però tra il dito e la luna resta immutato. “L’Università della Vita”, la sostanza, ci dice ben altro: che gli umori del Paese non tollerano affatto il ritorno al potere della proceduralità primo repubblicana, rispolverata con la nomina dell’ex Margherita Paolo Gentiloni alla presidenza del Consiglio. Dal 1993, almeno, l’Italia ha metabolizzato il principio chiaro e distinto che vuole ad ogni proposta politica collegato un leader e quest’ultimo premier una volta vinte le elezioni. Una percezione favorita dal Mattarellum (da Mattarella, Sergio), dal Porcellum, e non smentita dall’Italicum. Sono passati oltre vent’anni da allora, un’era fa, e certi automatismi – anche se in malo modo – sono già nella pancia del Paese.

Non è un caso, infatti, se Matteo Renzi ha deciso le dimissioni dopo l’esito del Referendum costituzionale. Nessun legge glielo imponeva. Il popolo sì, invece. Questo perché, nonostante tutto, un filo neanche troppo sottile tra elettori, eletti, financo nominati, c’è e si sente, anche se non è sulla carta. Oltre la Costituzione, c’è la politica che è altra cosa rispetto alla conoscenza pedissequa del diritto. Questione di quadri d’insieme, strumenti che dovrebbero essere nelle dotazioni di chi fa ricerca sul serio. Si spera, almeno.

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Fernando M. Adonia

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