Libri. “Il viso verde” di Meyrink vera mistica per l’Europa in guerra

img_9283Primo traduttore in lingua italiana (1926) del Golem di Gustav Meyrink, lo scrittore Enrico Rocca (1895-1944) fu un incomune spirito libero, un venturoso Freigeist il quale ‒ come il cugino Carlo Michelstaedter ‒ preferì il Freitod per porre fine a una esistenza significativamente frastagliata (fu volontario nella Grande Guerra, valoroso fascista, vigoroso antifascista). Nell’autunno del 1922, nel corso di un viaggio in Austria e in Germania, ebbe modo di incontrare Meyrink nella sua casa di Starnberg, in Baviera.

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“|Lo| conobbi per un caso che ha del romanzesco|…| Così l’aspetto dell’ospite: un ometto asciutto, che non mostra davvero i suoi 55 anni, e vi conquista subito con la sua faccia aperta, tutta illuminata dalla luce azzurra di due occhietti irrequieti a volte, e a volte fermi ed intenti; un po’ sordo, pronto a ridere e ad accendere per voi un fuoco crepitante d’arguzie|…| M’affrettai a domandargli se fosse vero ‒ come si diceva ‒ ch’egli d’ora in poi non avrebbe più scritto romanzi, ma avrebbe dato mano unicamente a opere di carattere occultistico. Poteva darsi, mi rispose, ma del resto i suoi romanzi non erano, ben considerando, che una veste, un simbolo; il contenuto è rivelazione |…| In essi non parlava che delle sue stesse esperienze. Insistetti per saper qualcosa intorno alla sua vita. Egli si schermì dapprima dicendo che non aveva nulla d’interessante.

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‘Se dovessi imitare il sistema di certe storie della letteratura ‒ soggiunse infine ‒ dovrei dirle che il nominato Gustav Meyrink nacque a Vienna nel 1868, frequentò il Wilhelms-Gymnasium a Monaco, passò poi al Johanneum di Amburgo e finì i suoi studi ginnasiali a Praga dove si licenziò nel contempo dall’Accademia Commerciale. Entrò quindi in un’azienda d’esportazione e fondò nel 1889 una banca che dovette chiudere nel 1902 in seguito a un duello con un ufficiale che gli fruttò alcuni mesi di carcere. Cose banalissime, come lei vede. Immagino che le interesserà di più sapere che da banchiere che ero diventai, si può dire di punto in bianco, scrittore. Cominciai nel 1902 a collaborare al Simplicissimus di Monaco e nel 1905 vi fui per breve tempo assunto redattore |…| Datomi allo studio delle scienze occulte, me ne avrebbe definitivamente allontanato la consuetudine che ebbi con dei ciurmadori se il caso non mi avesse messo in contatto con degli indiani cui devo la mia iniziazione nelle pratiche dello Yoga |…| Credo d’esser l’unico scrittore in Europa che scriva sotto dettatura d’intime voci. Senta un po’ questo caso che m’è capitato, e poi giudichi. Il Golem, che m’aprì la via al successo, fu per me altresì fonte di molte amarezze. Lei sa che parecchi personaggi del mio libro sono ebrei. Non ho voluto né diffamarli, né esaltarli: ho scritto un romanzo e basta. Del resto alla figura del rigattiere Wassertrum ho opposto quella luminosissima di Hillel. Cionondimeno mi vidi attaccato da tutta la stampa ebraica |…| Gli antisemiti a loro volta sostennero che in Hillel avevo voluto esaltare gli ebrei e divinizzarli |…| Fui dipinto da taluni come un ebreo sudicio, nero e gobbo. Invano cercai di dimostrare che sono cristiano e ben dritto, e che ho gli occhi azzurri. Gli attacchi non diminuirono di intensità: si arrivò perfino a minacciare i miei editori. Seccatissimo, m’ero proposto di non scrivere mai più sugli ebrei. Senonché una notte m’apparvero in sogno dieci misteriose figure che attorniarono mute il mio letto: dieci ebrei polacchi incappottati nei loro lunghi caftani. Uno si distaccò dal cerchio, mi fissò a lungo, e poi mi disse che una campagna generale contro gli ebrei essendo imminente, essi avevano bisogno d’esser da me difesi. Mi ribellai. Raccontai le mie pene. Egli garantì che m’avrebbe protetto e m’impose di scrivere. Non tenni quel sogno in nessun conto finché un giorno, spinto da una forza misteriosa, mi vidi costretto a scrivere Das gruene Gesicht |…| Del resto io vivo sempre in un sogno che è realtà e nel sogno continuo la vita della veglia. Mi ricordo i sogni. Agisco solo per ispirazioni |…| E poiché lei me l’ha domandato, le rispondo senz’altro che tengo assai più alle mie teorie, che sono pratica e vita, che non alle mie creazioni artistiche che ne sono simbolo e veste.’

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Questo mi disse Gustav Meyrink, mentre già le ombre della sera s’addensavano cupe nella stanzetta della villa e davano alla magrezza del suo volto un risalto e un’espressione che prima non avevo avvertiti. Qualcosa di basaltico e di grave, illuminato dalla suggestione fosforica degli occhi.” (1)

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La prima versione in lingua italiana di Das gruene Gesicht, a opera di Mario Benzi, apparve nel 1931, per i tipi di Bemporad, con il titolo di La faccia verde.

Nel 1971 le Edizioni di Ar ne curarono la ristampa anastatica. Il testo risultava preceduto da una “avvertenza” anonima (ma composta da Marco Pozzan) in cui tra l’altro era scritto. “Il messaggio di Meyrink è nuovo nella stessa misura in cui possa apparir nuova una verità completamente dimenticata. Per questo, la verità di Meyrink appartiene a Meyrink solo in ragione della sua funzione di rievocatore, di riattualizzatore, ché la verità non può esser nuova più di quanto il nuovo possa essere vero. La verità è semplicemente e basta. Ecco un attributo della verità che ‒ in un’epoca sommersa da sentimentalismi al chiaro di luna e da psicologismi inflazionati ‒ ci piace per la sua neutralità e oggettività.”        

Nel 1997 apparve, per i tipi di Ar (nella collezione ‘il Cavallo alato’), la seconda versione italiana dell’opera, con il titolo de Il viso verde (2): curata da Franco Freda, era preceduta dalla presentazione di Ezio d’Intra.

Il viso verde si può definire un ‘racconto iniziatico’, o, come affermava Hermann Hesse, un “testo mistico”: situato nell’Europa sconvolta dalla Grande Guerra, ad Amsterdam, punto di interferenza  di varie culture e di distinti orientamenti spirituali. Sullo sfondo di una folla di figure interiormente amorfe, si stagliano alcune dramatis personae che sono gli attori principali di questa ‘sacra commedia’. Fortunat Hauberisser, il protagonista, dopo una giovinezza trascorsa nel recinto sociale ordinario, pervenuto a un punto morto interiore lo supera aprendosi a un influsso sopraumano, e a tutti gli stupori e le maraviglie che da esso emanano. Suo complemento femminile è Eva van Druysen, che unirà il suo cammino a quello di Hauberisser per compiere quella che l’antica sapienza chiamava una sintesi ierogàmica, il cui frutto è la rinascita dell’Androgino primordiale. Poi, il nobile e colto ebreo Sephardi, conoscitore profondo di insegnamenti esoterici; il generoso barone Pfeill, introdotto anch’egli alle dottrine occulte; Svammerdam, sincera figura di vecchio spirituale, in grado di penetrare oltre le cortine del mondo fisico; quindi l’ebreo russo Eidotter e il calzolaio Klinkherbogk, visionari estatici posseduti da una rovente aspirazione al divino; infine lo zulù Usibepu, “signore del fuoco” capace, attraverso tecniche di tipo sciamanico, di porsi in contatto col grande Serpente-Spirito. Incastonati nella narrazione delle vicende di questi personaggi, gli insegnamenti sapienziali limpidamente richiamati dall’Autore trasformano Il viso verde in ‘visione’: della potenza luminosa che sgorga nel crepuscolo dell’anima contratta dell’uomo, per suscitarvi le occasioni propizie al compimento graduale del Risveglio.

1- Enrico Rocca, “Gustavo Meyrink e l’opera sua”, studio introduttivo alla traduzione del Golem, Campitelli editore, Foligno 1926.

2- Di solito, “faccia”, “volto”, “viso” vengono considerati, in sostanza, dei sinonimi. Ma proprio in questo caso la cd. sostanza dovrebbe cedere il passo alla nuance dell’essenza, che assumerebbe allora un valore espressivo primario. Al traduttore di Ar, anzi, Das gruene Gesicht suonava come La visione verde ‒ ma per alcune interferenze nella realizzazione tipografica non fu allora possibile rispettare questa sua interpretazione del titolo dell’opera.

*Il viso verde di Gustav Meyrink, presentazione di Enzo d’Intra (Traduzione di Franco Freda; Il Cavallo alato, Edizioni di Ar. Pagine 352,euro 21. Per informazioni e ordini: info@libreriaar.com 0825.32239)

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Silvia Valerio

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