Focus (di G.Marocco). Referendum, perché gli italiani all’estero hanno votato sì

referendumCome a tutti arcinoto, il referendum costituzionale del 4 dicembre per confermare o respingere la cosiddetta riforma Renzi-Boschi, contenuta nella legge costituzionale approvata dal Parlamento il 12 aprile 2016, recante «disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione», ha visto stravincere il No, decretando la sconfitta di Matteo Renzi e del suo governo, con relative dimissioni.

Appena conosciuta la disastrosa sconfitta dell’arrogante Renzi, il “rottamatore” rottamato, son piovute, da ogni parte spiegazioni ed accuse. Quando è terminato  lo scrutinio di tutte le 61.551 sezioni d’Italia e le 1.618 sezioni Estero, il Sì si è attestato, infatti, al 40,89% (13.432.208) ed il No al 59,11% (19.419.507).

Giampiero Mughini per Dagospia: “Renzi s’è giocato il tutto per tutto su una leggina da quattro soldi, pasticciatissima: aveva contro mezzo mondo e non poteva non finire così; in tutto questo l’avere ‘stravolto’ la Costituzione più bella del mondo non c’entra un beato cazzo”.

Pietrangelo Buttafuoco, da queste colonne: “Realtà batte narrazione uno a zero. Chi se la passa bene ha votato Sì, ma l’81% dei giovani dai 18 ai 34 anni ha scelto il No. Non è stata l’accozzaglia, infatti, a vincere. Il referendum è finito male per Matteo Renzi e si smentisce il dettato dell’informazione istituzionale. La cupiditas serviendi è stata sconfitta. A parte Il Fatto Quotidiano, La Verità di Maurizio Belpietro ed Il Giornale, tutti i quotidiani si sono schierati dalla parte del già dimissionario Matteo Renzi. Sul fronte televisivo, invece, perfino Mediaset era stata schierata con il governo. La realtà batte e picchia come un fabbro e la narrazione, oggi, torna a Pinocchio”. 

Giorni prima, Marco Tarchi aveva qui denunciato “l’insopportabile valanga di comparsate massmediali di Renzi, con annesse sbruffonerie, lezioncine imparate a memoria, trovate di marketing, falsità, furberie, sciocchezze”, trovando la riforma “demagogica, ingannevole, raffazzonata e di netto ostacolo a miglioramenti futuri dell’assetto istituzionale”. 

Per La Repubblica, si è trattato di “La sfida perduta: dal Nazareno al Jobs act, i mille giorni di un premier con troppi nemici. Un sentimento trasversale, l’antirenzismo, ha cementato destre, grillini, sinistre estreme sindacati ed una parte del Pd. Portando il governo alla sconfitta nella partita decisiva del referendum”.

Per Marcello Foa, de “Il Giornale”, è stato un “Trionfo inimmaginabile! Ed è la fine del premier sbruffone”. E’ un no alla riforma, è un no alla persona. “Matteo Renzi, politicamente, è finito. Gli italiani, invece, si associano al messaggio già formulato con forza dai britannici scegliendo la Brexit e dagli americani eleggendo Donald Trump. E non solo perché ancora una volta le intimidazioni e lo spin attraverso i media tradizionali è risultato inefficiente. Le vecchie regole della propaganda e della manipolazione per influenzare e intimidire i popoli, non sono più efficienti come un tempo. Gli italiani hanno detto no all’establishment ed alle élites transnazionali ed europee che hanno governato la globalizzazione, l’Europa e di fatto anche l’Italia, limitandone la sovranità e la possibilità di cambiare”.

Cioè, sintetizando un po’, personalizzazione deleteria, delirio da onnipotenza, arroganza cieca. Ci voleva poco a capire che personalizzando il referendum confermativo Renzi, spendendo cifre ingenti per una pubblicità estesa, fino all’ultimo, e mobilitando tutto il governo, durante mesi e mesi,  avrebbe chiaramente “sommato” tutti i suoi avversari, anche quelli di casa del PD. Che, comunque, è il grande sconfitto, quasi alla pari del suo Segretario. Non è certo casuale che solo l’Emilia-Romagna e la Toscana (storiche “Regioni Rosse”) abbiano visto prevalere il Sì, oltre alla Provincia di Bolzano.

 

E per fortuna che, alla fine, i voti della Circoscrizione Estero, tanto bramati dal Presidente Renzi, non son serviti!

“Attualmente per gli italiani all’estero non sono garantite né la segretezza, né la libertà di voto”. E’ contro la Legge 459 del 2001 che il costituzionalista, professor Alessandro Pace, Presidente del Comitato per il No, puntava il dito. 

Una valanga di schede: un milione e 600mila. «Per vincere sarà decisiva un’affluenza dall’estero di circa il 30%», diceva Renzi, con la solita sicumera. Sbagliandosi. Il voto degli italiani all’estero (oltre 4 milioni), una Circoscrizione che vale circa il 7,7%  è stato nelle mani di 195 corrieri diplomatici. Plichi sigillati che hanno viaggiato verso Roma su 210 voli diversi. Tra le tratte aeree e quelle terrestri i corrieri della Farnesina hanno percorso 549.552 chilometri e 816 ore di volo! Tutti gli occhi erano puntati su Castelnuovo di Porto, periferia nord di Roma. Un centro diventato famoso perché lì, nell’hangar della Protezione Civile, una sorta di girone dantesco, colmo di sospetti, accuse e recriminazioni,  si sarebbe forse giocata la partita più importante del referendum, nei 1.483  seggi predisposti all’interno di un centro di quasi 50mila metri quadrati, militarizzati e controllati a vista. 

Come noto, nella Circoscrizione Estero, istituita per l’elezione delle Camere, sono eletti diciotto parlamentari, dodici deputati e sei senatori. Il voto per corrispondenza è la modalità ordinaria di voto. La Circoscrizione estero è suddivisa in quattro ripartizioni: Europa, compresi i territori asiatici della Federazione Russa e della Turchia; America meridionale; America settentrionale e centrale; Africa, Asia, Oceania e Antartide.

Le modalità di esercizio di tale diritto di voto sono stabilite dalla Legge n. 459 del 2001, conosciuta come “Legge Tremaglia”, dal nome del parlamentare, il “ragazzo di Salò” che si battè a lungo, con encomiabile dedizione, per il Voto degli Italiani all’Estero. Questa opportunità si concretizzò a partire dalle elezioni politiche del 2006, quando entrò in vigore l’istituzione della Circoscrizione Estero. La Legge Tremaglia si applica anche ai referendum nazionali; non alle elezioni amministrative e regionali, né ai referendum regionali e comunali.

Nel corso degli anni, la legge ha suscitato molte controversie ed opinioni contrarie, anche perché le norme sulla cittadinanza italiana ius sanguinis sono assai ampie verso i discendenti di nostri emigrati. Queste norme avevano già stimolato una “corsa al passaporto italiano”, in particolare in Sudamerica, tutt’altro che esaurita. Altre controversie riguardano i presunti brogli organizzati da Patronati dei sindacati italiani aventi sede all’estero.

Poco dopo le elezioni politiche del 2013, una serie di servizi televisivi ha raccolto le testimonianze di scrutatori delle sezioni elettorali della Circoscrizione Estero, documentando irregolarità di vario genere, tra cui il conteggio di schede elettorali false, voti inviati da persone che in realtà erano morte ecc. A seguito delle stesse elezioni, il Direttore Generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie del Ministero degli Affari Esteri inviò una lettera a Giorgio Napolitano (Presidente della Repubblica), Mario Monti (Presidente del Consiglio dei Ministri), Giulio Terzi di Sant’Agata (Ministro degli Esteri)  affermando che il sistema di voto degli italiani all’estero è “totalmente inadeguato, se non contrario ai principi costituzionali che sanciscono che il voto sia personale, segreto e libero”, e soggetto a “possibili furti, compravendite, sostituzioni del votante”. Tale missiva, di fatto ignorata, è stata pubblicata solo tre anni dopo da Il Fatto Quotidiano.

Per Renzi la partita si giocava quasi tutta all’Estero. Per questo aveva spedito, a fine settembre, Maria Elena Boschi in America Latina – il serbatoio maggiore – per cercare di sensibilizzare i nostri tanti connazionali in Argentina, Brasile ed Uruguay (oltre un milione).

Come ha scritto Francesco Grignetti, su La Stampa del 23/11/2016, Buste, copie e corrieri: quelle preferenze sempre sospette,  a dieci anni dall’introduzione della Circoscrizione Estero, le falle nella procedura non sono mai state affrontate”. Il voto degli italiani all’estero non è esattamente un modello di trasparenza, con problemi noti: “le schede elettorali vengono fatte preparare da stamperie locali e capita (come è capitato a Buenos Aires nel 2008) che il tipografo possa stampare 120mila schede più del necessario. A recapitare le schede, poi, ci pensano i corrieri privati. E una volta che si è votato nel segreto della cucina di casa (ma in tanti casi ci si arrangia al Patronato) la scheda viene imbustata, imbucata, e tramite posta ordinaria spedita al Consolato più vicino. È questa procedura a tappe che ha spesso dato adito a errori, sviste, fors’anche brogli”. 

 

Appare alquanto secondaria la polemica su Matteo Renzi, che fa recapitare una pasticciata lettera personale ai 4 milioni di elettori residenti all’estero, invitandoli ad esprimersi per il Sì, peggio di Berlusconi, e neanche si fosse nel 1860, all’epoca delle annessioni! C’è, in effetti,  un gran bacino di milioni di “italiani” titolari di questo nuovo diritto. Erano 2 milioni 432 mila elettori nel 2006; 2 milioni 627mila nel 2008; 3 milioni 149mila nel 2013; 4 milioni 52 mila quest’anno.

Naturalmente l’assurdo nasce dall’assurdo. In questo caso le “Leggi sulla Cittadinanza”.  La Legge del 13 giugno del 1912, N. 555,  esprimeva il primato del marito nel matrimonio e la soggezione della moglie e dei figli alle vicissitudini che all’uomo potevano accadere in relazione alla cittadinanza. Stabiliva lo ius sanguinis come il principio reggente, essendo lo ius soliuna ipotesi residua. I figli seguivano la cittadinanza del padre; la moglie del cittadino italiano ne acquistava automaticamente il possesso; la moglie italiana del cittadino straniero decadeva automaticamente dalla cittadinanza italiana ad acquisirne una straniera, pur senza la sua volontà. 

La Costituzione Repubblicana rimase inattuata dal giorno della sua entrata in vigore, in materia di cittadinanza per via materna, fino all’anno 1983. Nonostante l’eguaglianza determinata dagli art. 3 e 29, non fu emessa dal Parlamento nessuna legge che modificasse la mancanza di una norma di diritto positivo che permettesse che il figlio di cittadina italiana, e padre straniero, fosse cittadino italiano iure sanguinis. La sentenza del 9 aprile 1975, N. 87, della Corte Costituzionale, dichiarò l’illegittimità dell’art. 10, terzo inciso, della Legge del 13 giugno 1912, N. 555, nella parte che prevedeva la perdita di cittadinanza italiana indipendentemente dalla volontà della donna. Solo dopo una sentenza del Consiglio di Stato, il 21 aprile 1983, fu sancito dalla Legge N. 123 che è cittadino per nascita il figlio minore, anche adottivo, di padre o di madre cittadini.

Successivamente la Legge N. 91 del 1992  amplia ulteriormente il numero di potenziali concittadini, a tutti gli effetti, pur non conoscendo la lingua italiana o pagando le tasse in Italia, stabilendo, tra l’altro, che è cittadino per nascita il figlio di padre o di madre cittadini. E che può esserlo pure, a richiesta, il coniuge straniero, uomo o donna che sia. Leggi successive al 1992 hanno modificato l’accesso alla cittadinanza estendendolo ad alcune categorie di cittadini che, per ragioni storiche e collegate ad eventi bellici, ne erano rimaste escluse. 

Sempre più “italiani!” Arrivai all’Ambasciata in Montevideo nel 1980. C’erano allora 20.000 connazionali, quasi tutti nati nella penisola. Oggi sono più di centomila, in crescita, ed i nati nella penisola poche migliaia di ultraottantenni! Come sosteneva un collega: “Se arrivasse un tizio, pronipote di Giulio Cesare, e mi portasse un sacco di validi documenti di Stato Civile, sarei obbligato a dargli cittadinanza e Passaporto!”  Attorno a tali “documenti”, a volte risalenti a registri parrocchiali dei battesimi di Stati preunitari, dei secoli XVIII-XIX, è sorto, altresì, un lucrativo mercato di avvocati, gestori, piccoli faccendieri, talora falsari…

 

La “Legge Tremaglia” arrivava nel 2001, con almeno 40 anni di ritardo. Quando già l’Italia già non “esportava” emigranti, ma “importava” lontani discendenti. Come il calciatore Omar Sivori, il cui trisavolo era nato a Lavagna, in Liguria, nel 1820, ed al quale venne “riconosciuta” la nostra cittadinanza nel 1961, per farlo giocare nella Nazionale…

Il caro, indimenticabile Mirko fu sordo anche a chi, come il sottoscritto e colleghi, gli diceva che le legioni di nuovi italiani di “Passaporto”, a partire dagli anni ’80, e soprattutto in America Latina, nulla sapevano dell’Italia, ben poco erano interessati alle sorti del nostro Paese, essendo bisnipoti e trisnipoti di connazionali, spesso nati prima dell’Unificazione, che lo scopo principale era poter viaggiare a Miami senza bisogno del visto,  che “avrebbero prevalentemente votato in ragione di categorie ed opzioni di politica locale, e con l’ ‘aiuto organizzativo’ di forze locali, quasi sempre di sinistra”.

 

Diamo un’occhiata a qualche  numero:

RIEPILOGO

(Italia + Estero): Abitanti / Elettori: 65.138.790 / 50.709.531.  Affluenza: 65,5 %. 63.169 sezioni.  Sì 40,9 % (13.432.208 voti).  No 59,1 % (19.419.507).

Solo Italia: Abitanti / Elettori: 60.797.634 / 46.720.943

Sì 40,0 % (12.709.536). voti No 60,0 % (19.025.254). Affluenza: 68,5 %

TOTALE ESTERO – Elettori: 4.052.341. Sì  64,7% (722.672).  No 35,3% (394.253), Affluenza 30,7 %.  In tutte e quattro le ripartizioni della Circoscrizione Estero ha prevalso nettamente il Sì.

 

ARGENTINA – Elettori: 673.237.  Sì 65,1% (94.772). No 44,9% No (50.721). Affluenza 25,3%.

URUGUAY – Elettori: 83.318. Sì 77,1 %. (12.675).   No 22,9% (3.758). Affluenza  23,0%.

BRASILE – Elettori: 325.555.  Sì 84,2% Sì (70.327).   No 15,8% (13.167),  Affluenza 28,6%.

STATI UNITI D’AMERICA – Elettori: 218.407. Sì 58,9 % (32.145),    No 41,1% (22.460) – Affluenza 28,6 %.

Forse dire No in un momento di crisi (e di crisi di credibilità della politica tradizionale e dei cosiddetti Poteri Forti) è più agevole che dire Sì. Forse  all’estero hanno in buona fede creduto alle assicurazioni di Renzi (chi ha potuto leggerle in italiano…) o dei suoi referenti locali. Forse la maggioranza non ci ha capito nulla ed ha seguito indicazioni interessate. Forse, chissà… 

Questi numeri non hanno, mi pare, bisogno di molti altri commenti. Devono essere urgentemente riviste la Legge sulla Cittadinanza (giacché da oltre 30 anni i nostri Consolati sono intasati da un numero impressionante di richieste, non destinate a diminuire, in ragione ell’enorme numero di nostri emigranti, specialmente tra il 1870 ed il 1914, e dei numerosissimi loro discendenti, coniugi ecc.) e la Legge sul Voto all’Estero. Senza gridare a complotti od a sospettare i nostri Uffici all’estero di prestarsi a brogli e manovre spudorate. Per chiarezza, decenza, senso dello Stato, (residuale e non retorico) orgoglio nazionale…

*ex ambasciatore

@barbadilloit

Gianni Marocco

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