Usa/5. Trump palazzinaro dall’eloquio vispo che ha spiazzato democratici e vecchio old party

donald-trump-kissI nostri commentatori, quelli italici intendo, sembrano sempre cascare dal famoso pero. Analisti da quattro soldi che sanno tutto ma sempre dopo che un fatto si è consumato. Alla stregua di quegli economisti che vengono fuori come i funghi solo dopo che le crisi economiche esplodono in tutta la loro vorticosa virulenza e gli effetti deleteri e i motivi dello scatenamento sono ormai universalmente riconosciuti. Attaccati al reale o presunto parrucchino e alle reali o presunte molestie hanno totalmente evaso ogni questione concreta che toccava la quotidianità di milioni di americani.

Ora subodorano l’errore colossale e tentano una parziale retromarcia. Si accorgono che i cittadini, quel popolo tanto decantato e declamato dai sofisti della democrazia rappresentativa, soffre in larghi strati di indigenza, di precarietà e d è privo pure della speranza nel futuro che aveva caratterizzato l’epopea della ‘nuova frontiera’, e quando può esprimersi liberamente lo fa in questo modo, scompigliando le carte. Non essendo più disposto a subire in silenzio, tra una professionista di lungo corso, esperta, astuta e dalle importanti relazioni ed un imprenditore ricco, pasticcione, talvolta folkloristico, ma in sintonia con il sentimento della gente, sceglie quest’ultimo.

Certo, Trump non è il meglio che il mercato politico-elettorale poteva proporre. E non siamo nemmeno certi che possa essere un buon Presidente. Ma si è scontrato con il vecchiume più inflazionato e compromesso della storia recente americana. Con la politica fatta professione e la bugia fatta verità. Se Trump talvolta appare kitsch, la Clinton ha la fisionomia di una signora che naviga a suo agio tra intrighi e macchinazioni, adusa al compromesso anche col diavolo. Elementi che noi, nipotini di Machiavelli, sappiamo poter essere valore aggiunto per un buon leader ma che possono mutare nel loro contrario quando le condizioni generali del Paese non migliorano. E questo è il caso tipico.

Il ‘palazzinaro’ ha perciò sfiancato con il suo eloquio diretto, volgare e senza fronzoli un modo di fare politica che è trasversale ai salotti radical-chic di sinistra e a certi impaludati e polverosi ambienti della destra repubblicana.

Di certo, nemmeno lui è un angioletto! Viene da oscure e travagliate vicende professionali e da una burrascosa vita privata. Ma il punto è un altro. Non solo <<ha incarnato l’America profonda>> come dicono in questi casi i bravi commentatori, ma ha saputo andare oltre. L’ampio consenso raccolto significa che vari strati sociali hanno creduto in una rivoluzione democratica. Non ne potevano più ed hanno fatto saltare il banco. Ora sta a Trump mantenere le promesse e non diventare per davvero una macchietta.

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Luigi Iannone

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