Serie A. Dal tronfio Icardi alla felicità di Lapadula, via (serena) Dybala: vite da bomber

 

Edin Dzeko (pagina ufficiale Fb)

Ma sarà la prima / che incontri per strada che tu / coprirai d’oro per un bacio mai dato / per un amore nuovo(Fabrizio De Andrè, La canzone dell’amore perduto).

De Andrè avrebbe potuto tranquillamente riferirsi ai mercenari e ai bomber. Bomber che vanno, vengono, vagano, passano, alla ricerca di sé. Da idoli a reietti e viceversa. Salvatori, distruttori. Accusati. Smarriti, gonfi.
L’istantanea dell’ultima folle giornata di Serie A cattura in gruppo tutti i centravanti protagonisti. Qualcuno di loro vorrebbe incorniciarla, qualcun altro bruciarla, o quantomeno rifarla. La cruda diapositiva immortala Edin Dzeko, che sembra finalmente aver trovato la sua dimensione: della sua insostenibile leggerezza abbiamo già parlato. Non è sudato, non ha la maglia strappata, ma è, soddisfatto, tra i titani dell’epopea catenacciara di Napoli-Roma, trama piena di colpi che ha visto lo sgretolamento della macchina sarriana, sorretta dai soliti e oliati automatismi (che non sono bastati di fronte al cinismo di Spalletti, strategico Legolas). E proprio accanto al bosniaco c’è, sfocato, Manolo Gabbiadini: spento e impalpabile persino in foto. Chi diceva che l’allegra compagnia non avrebbe risentito della traumatica assenza di Milik, silenzioso e letale, si è dovuto presto ricredere.

Un po’ più a destra, in piedi, quasi pronto ad andarsene, c’è Mauro Icardi, al centro dell’orrido vortice scatenatosi dopo l’uscita della sua (prematura?) biografia irriverente con qualche colpo agli ultras, mal digerita dalla Curva Nord, che vuole sul piatto la testa di chi, con sei gol in otto partite, sta ancora portandosi sulle spalle la squadra: eccome se la Curva esultava nella partita contro la Juve. Ma abbiamo già parlato anche di questo. L’argentino ora è perseguitato anche a casa, è distratto e preoccupato, scaricato anche dai vertici. Si barrica e si gode Wanda, suo unico rifugio dopo la sconfitta con il Cagliari scaltro di Melchiorri. Sembra tuttavia che terrà la fascia da capitano, cambiando però pagine e atteggiamento.

C’è tutto lo spazio per Paulo Dybala, ragazzo sdraiato e sereno. Sull’amaca si gode la vittoria con la faccia dell’idolo bianconero: ha preso per mano una squadra in palla (Gigione Gandalf non era in serata e Allegri somigliava a Saruman), rialzandola con colpi balistici da profeta.

In ginocchio, abbracciati, ridono sguaiati l’italianissimo Lapadula e Carlos Bacca, finalmente in umile armonia: il primo s’industria, il secondo realizza, volando al secondo posto. Nel quadretto spunta pure Ciro Immobile, l’eterno guaglione straripante che porta a riva, in affanno, la barchetta laziale e all’ultimo secondo di recupero riesce a entrare nell’immagine.

Lapadula (pagina ufficiale Fb)

Euforia e inquietudine si scontrano tra i quattro bordi della preziosa stampa in bianco e nero. Già, la macchina fotografica è una vecchia ma viva Pentax perché, con le dovute proporzioni, questi attaccanti decisivi, simboli, nel bene o nel male, delle proprie squadre, in grado di essere personaggi e riempire testate su testate, scontri – a testate – e cori, ricordano un po’ il vecchio calcio. E questo profumo di old, con pizzichi di italianità sempre più frequenti, ci fa un immenso piacere.

Francesco Petrocelli

Francesco Petrocelli su Barbadillo.it

Exit mobile version