L’appello. Un’accademia della destra per incidere nella vita quotidiana

BANDIERADopo la pubblicazione dell’appello per la creazione di un’accademia della cultura e della politica con le risorse della Fondazione An, Barbadillo inizia un viaggio tra gli studiosi, gli artisti e gli esponenti della società che dovranno essere gli attori principali di questa avvenuta. Iniziamo con un giovane sociologo.

L’appello di Angelo Mellone su Barbadillo che concretizza le riflessioni della redazione è un tentativo di ritornare a immaginare la politica di un’area che si era reclusa alla semplice gestione di un pacchetto di voti riferibile a un ambiente di destra. Ciò richiede uno sforzo creativo anche nel ragionare sui contenuti da riversare in tale cornice.

La forma partito ha ridimensionato le sue potenzialità aggregative e ancor più, le elezioni ne hanno sancito la inefficacia operativa. La ragione di tale crisi è già prefigurata negli scritti di Georg Simmel, che un secolo fa illustrava chiaramente come la vita attraversasse il tempo incarnandosi in delle forme che gradualmente si mostravano incapaci di contenerla nel suo fluire. Nel suo mutare. Lo scardinarsi del sistema politico in ogni suo aspetto, ideologico, burocratico, strutturale, è frutto della incapacità dello stesso di incarnare il nostro tempo.

Un’Accademia che si vuol legittimare come luogo della formazione di una classe dirigente e come avanguardia di un pensiero che si faccia interprete del vivere contemporaneo, ha da volgere lo sguardo negli spazi delegittimati da chi crede che la società sia solo ciò che è conforme al paradigma dei filosofi re che si sono auto assegnati il ruolo di vate del nostro tempo.

Non bisogna fraintendere il concetto di contemporaneo. Non vuol dire adeguarsi allo spirito del tempo. Parimenti è altro dal non cercare di agire per direzionarlo. Contemporaneo è da intendere come Giorgio Agamben ha saputo fotografare in suo libro recente quando constata che  “È davvero contemporaneo chi non coincide perfettamente col suo tempo né si adegua alle sue pretese ed è perciò, in questo senso, inattuale; ma, proprio attraverso questo scarto e questo anacronismo, egli è capace più degli altri di percepire e afferrare il suo tempo”.

Marshall McLuhan, studioso dei media e intellettuale eretico, intuì come il medium fosse il vero messaggio. Mostrò come il contenitore determinasse il contenuto. Ecco perché Angelo Mellone ha ragione nel considerare fallimentare la creazione di un pastiche di micro partiti che avrebbe il risultato di ridurci a rabdomanti in cerca di acqua in un deserto. Se il medium fosse un partito mosaico di scarti e resti, il messaggio non potrebbe altro che essere un cumulo di macerie, uno stantio eterno ritorno del nulla. Necrofilia ideale oltre che formale.

É necessario rovesciare l’agire questa volta. Il medium è obbligatorio siano le idee. Esse ci porteranno per mano verso la forma che possa darle ragione di esistere e forza di incidere. Né le idee stesse saranno il semplice trasloco del già detto e del già fatto. Si evinceranno infatti a noi nel semplice lavoro di osservatori cui siamo chiamati: volgendo lo sguardo nella vita, capiremo quali sono le urgenze alle quali siamo costretti a rispondere. Colui che in questa Accademia si assegna un ruolo di formatore dovrà quindi rifiutare l’ideologia che vuole la vita nelle sue espressioni più intime e nelle sue necessità primarie come ciò che va inibito e costretto nelle gabbie normative e nei freddi regolamenti di organizzazioni sovranazionali.

Non vi è nulla forse da insegnare a pensarci bene. Il ruolo di un’Accademia che si prodighi nel ricreare uno spazio pubblico è semplicemente quello di guidare alla reale presa di coscienza che le idee su cui costruire un progetto politico sono riposte già nella quotidianità. Nell’intimo di chiunque pensi che c’è una possibile prospettiva più inclusiva e più vicina al nostro volerci sentire parte attiva di una comunità. Bisognerà alimentare il desiderio e il bisogno culturale, artistico, creativo.

Volgere lo sguardo verso i linguaggi digitali, spogliarli delle retoriche movimentiste e voyeuristiche e concentrarsi sul loro infinito potenziale creativo. Riscoprirli come piattaforma innovativa di partecipazione politica ma soprattutto come motore per la nascita di nuovi saperi da intrecciare con quelli tradizionali. In tale prospettiva sarebbe utile a un esperimento formativo fare propri alcune riflessioni di Alberto Abruzzese (non si può che trarre preziosi suggerimenti dalle sue intuizioni sull’Università e sulla formazione racchiuse nel libretto Vanishing Point) e di Michel Maffesoli (dall’idea del dionisiaco e del quotidiano fino alla critica alle istituzioni tradizionali presente nel suo La République des bons sentiments). Traslare queste intuizioni sul piano prettamente politico, renderle quindi capaci di incidere sull’amministrazione della società, è un compito difficile ma per questo è l’unico che mi pare sensato. È difficile far divenire finalmente la vera norma la semplicità dell’essere uomini dignitosamente.

Ecco, l’Accademia che bisogna istituire non ha bisogno di essere pensata. È solo un luogo in cui fare autocoscienza e riprendersi semplicemente il proprio ruolo di uomini che vivono il proprio tempo e non sono spettatori dei disegni altrui. Un’Accademia per una politica della vita.

*Docente di Sociologia dei fenomeni politici – Università degli studi di Macerata

Guerino Nuccio Bovalino

Guerino Nuccio Bovalino su Barbadillo.it

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