Il punto. Di Canio icona vitalista colpita dal totalitarismo del politicamente corretto

Paolo Di Canio
Paolo Di Canio

Il politicamente corretto? Una ideologia globale che offende il buon senso. Ultima vittima di questa formula neo-totalitaria è Paolo Di Canio: ex calciatore del West Ham ed ex manager del Sunderland, scelto da Sky per commentare il calcio inglese, ha visto sospesa la collaborazione perché nel promo sui social appariva in Fred Perry, mostrando sul braccio destro i contorni del tatuaggio “Dux”. Apriti cielo. Jacques Raynaud, dirigente di Sky Sport, lo ha cassato senza appello.

La storia di Di Canio non ha nulla a che spartire con le divisioni che hanno attraversato il Novecento, mentre chiama in causa il conformismo e l’ipocrisia che governano le scelte dei grandi media. L’ex calciatore è riconosciuto come uno dei massimi esperti di Premier e icona di un approccio vitalista all’esistenza. A Raynaud consigliamo la lettura de “L’autobiografia” di Di Canio dove risalta il suo mantra: “Lotta dopo lotta, sconfitta dopo sconfitta, continuo a combattere”.

Per il resto la pensiamo come Clint Eastwood nella recente intervista a “Esquire”: “Siamo tutti stanchi della correttezza politica”, che stabilisce “questo non si può dire, questo non si può fare”. (dalla prima pagina de Il Tempo)

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