LES REVENANTS
La situazione è così paradossale che un giornale come Le Figaro ha deciso di passare l’estate alleggerendo i francesi con una rubrica di fiction politica in cui va in scena la soap della politica transalpina. C’è Hollande, come detto, che (allo stato attuale) è costretto a candidarsi dalle divisioni socialiste ma può vincere le elezioni solo non uscendo di casa per tutta la campagna elettorale. C’è Marine Le Pen, che non può vincere (per conoscerne gli ovvi motivi, leggetevi Houellebecq). C’è l’irriducibile nemico di Ségoléne Royal che s’è già alleato ai reduci del comunismo francese pur vantando contemporaneamente – per quanto conti e come riporta la Bibbia Santa del Terzo Millennio, cioé Wikipedia – la cazzuola massonica del Grande Oriente di Francia, monsieur Jean Luc Mélénchon. C’è il Mastella di Francia, estremo centro, a ogni costo, l’agreste François Bayrou. E poi c’è l’ineffabile Sarko.
L’ASPIRANTE GATTOPARDO
Il marito della Bruni deve battere solo la residua resistenza dell’ex primo ministo Alain Juppé, un altro che già s’è visto e rivisto, cotto e stracotto. Ma il ridanciano franco-ungherese è partito per tempo e da ottimo interprete dei nostri sciagurati tempi, dopo aver fatto perdere nella polvere il nome gollista dell’Ump, s’è riscoperto capo dei “Repubblicani”. Con un nome nuovo deve far dimenticare ai francesi il pasticciaccio brutto della vedova L’Oreal, gli affarissimi con gli amici del Qatar (vero, Platini?). Soprattutto deve far dimenticare di aver vinto, nel 2007, dicendo una cosa sacrosanta che, una volta istallatosi stabilmente all’Eliseo, s’è bellamente rimangiato: “La politica deve riprendere il primato sull’economia”.
Sarà una sfida al ribasso, al riciccio. Due delusioni contro, due fedifraghi (e non si parla di matrimoni, beninteso). Sognare è proibito, in Francia e in Europa. Almeno finché in campo restano questi “campioni”. A Parigi come ovunque.