Usa. Lo schiaffo di Oliver Stone: “Se vince, Hillary ci porta alla guerra”

Oliver Stone
Oliver Stone

Oliver Stone non è un regista che si lascia intruppare facilmente. Ha sempre avuto un profilo molto critico nei confronti dell’estabilishment americano e spesso ha scandalizzato la (bigotta) opinione pubblica statunitense proponendo film e documentari (tra cui quello su Chavez e la “rivolta” sudamericana) non proprio teneri nei confronti dei politici ma soprattutto degli interessi degli Stati Uniti.

Ora che gli Usa si chiedono chi vincerà alle elezioni, adesso che il mondo attende – per ovvie ragioni geopolitiche oltre che di mero interesse alle questioni americane – chi la spunterà tra il “folle” Trump e “crooked” Hillary, in una recente intervista a Repubblica, Stone ha dichiarato, testualmente, di essere depresso e che “I candidati sono inesistenti, non mi interessa andare a votare. Simbolicamente voterei per Johnson, il candidato libertario. O forse per Jill Stein. Ma che importa… non abbiamo più una democrazia, è tutta una questione di soldi e controllo dei media”.

E ha aggiunto: “I media hanno paura di Trump e vogliono che Hillary venga eletta. Ma hanno controllato bene gli archivi su di lei? È peggio di Obama. Potrebbe portarci in una vera guerra. Peggio di Theresa May. Hillary combinerebbe casini con la Russia. Non voglio stare qui a dire niente di Putin, ma le provocazioni di confine da parte della Nato fanno paura. La crescita dell’Europa nella Nato mi fa paura. La stupidità delle sanzioni contro la Russia mi fa paura. Ci stiamo mordendo la coda. La Russia dovrebbe far parte della comunità internazionale. Sarebbe meglio per tutti. Questo la Clinton non lo vuole, Trump sì, quindi traggo le mie conclusioni”.

E per meglio ribadire il concetto, Stone aggiunge: “Prendiamo il terrorismo. I russi sono bravi a combattere il terrorismo e potrebbero insegnarci varie cose al riguardo. Noi facciamo schifo nella lotta al terrorismo. Siamo negati. La Russia ha fatto più danni all’Is in pochi mesi che noi in tre anni. L’America non ha fatto niente, perché siamo confusi e volevamo disfarci di Assad, che non dovrebbe essere affare nostro, come i penosi tentativi di cambi di regime in Medio oriente hanno ampiamente dimostrato. Ma questo tipo di approccio neo-conservatore di Hillary Clinton si è alleato alle sue vedute di intervento liberale. È il suo mantra. Cosa farà Hillary, di nuovo la polizia del mondo? Sarà un casino peggiore. E questo casino viene dalla mentalità di George W. Bush. Obama non ha fatto altro che peggiorarla continuando le guerre. Idiozia totale. Allora la questione, in senso lato, è: come faremo per disfarci di questa mentalità?”.

Sono parole, quelle del regista, che pesano come macigni. E che danno il senso di un diffuso sentimento di insofferenza che opprime anche (o forse soprattutto) quelle aree del pensiero americano libertario che, in teoria, si sarebbero dovute appapagnare al calduccio conformista della Clinton. Cosa che però, se almeno un po’ s’è creduto a ciò che si è sempre sbandierato, è davvero difficilissima.

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Alemao

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