Il caso. Wikipedia, la Raggi, Skoll, Aranzulla e le pagine cancellate (passando per Carneade)

Aranzulla
Aranzulla

Virginia Raggi, chi era costei? La canditata pentastellata non è una Carneade,  il nome corre sulla bocca di tutti ma se perdesse il ballottaggio ci dimenticheremmo presto di lei. Come ci siamo dimenticati del candidato a 5 stelle sconfitto da Ignazio Marino alle comunali di nemmeno 3 anni orsono. E Salvatore Aranzulla, chi era costui? Blogger, un sito nella Top 100 italiana, autore di tutorial informatici così diffusi da aver ispirato meme satirici. Scopro adesso di averlo consultato anch’io (per annullare l’aggiornamento a Windows 10 sul computer di mia suocera), ma senza sapere chi fosse. Essere dei “benefattori informatici dell’umanità” non è sempre indice di fama. E Skoll, chi era costui? Un cantautore di “rock identitario” probabilmente uno dei nomi attuali più della “cosiddetta” musica alternativa di destra, sulla breccia da più di dieci anni.

Cosa accumuna Virginia Raggi, Skoll, il blogger Aranzulla, ma potremmo citarne mille altri, come lo scrittore e archeologo Pierfranco Bruni, o il pacifista Vittorio Arrigoni, ucciso in Palestina nel 2011 dopo essere stato rapito da un gruppo salafita.

Personaggi noti, ma tutti nomi che non potremo trovare su Wikipedia. Ma come? L’enciclopedia libera ha milioni di voci, è capace di sistematizzare l’intero scibile umano dall’alto al basso (e soprattutto il basso tra Pokémon, pornostar, cinema porno-gay e l’eterno dibattito sul verso in cui si srotola la carta igienica), e sopratutto, capace di far chiudere le enciclopedie cartacee, non dà informazioni su persone che pure hanno un risalto nazionale?.

Ebbene sì. Non troverete né la Raggi, né Aranzulla, né Skoll o gli altri su Wikipedia in italiano perché le loro pagine sono state cancellate. Il motivo principale è che queste voci non rispetterebbero le linee guida che si è data l’enciclopedia per tutelarsi da chi vuole usarla per scopi promozionali. Su Wikipedia il rischio di infiltrazione di addetti a marketing e pubbliche relazioni è concreto, e la casistica – quantomeno ciò che finora è venuto alla luce, probabilmente la punta di un iceberg – è enorme. [Nel nostro volume “Wikipedia l’enciclopedia libera e l’egemonia dell’informazione” è dedicato un capitolo al riguardo. Sì, è poco elegante parlare dei propri libri, ma è l’unico studio in italiano sull’argomento e siamo costretti a citarlo].

Di fronte alla minaccia dell’autopromozione si erge uno sparuto gruppo di wikipediani in difesa dell’Enciclopedia. Uno sparuto gruppo in una comunità sempre più ristretta e sempre più “vecchia”. Negli anni ruggenti i nuovi contributori accorrevano a fiumi, mentre ora i “custodi” dell’enciclopedia libera sono rimasti in pochi, sempre gli stessi a far fronte all’esterno. La comunità si è  sclerotizzata. Le linee guida si sono stratificate creando un corpus di regole e bizantismi, che sfociano talvolta nel kafkiano, se non nell’orwelliano. Quod erat demonstrandum…

Così in questo clima da “Fortezza Bastiani”, con la sclerosi in stato avanzato, può esplodere una polemica perché Virginia Raggi è un ex consigliere comunale e oggi candidato sindaco ai ballottaggi viene eliminata dalle voci di Wikipedia in italiano. La regola parla chiaro: per evitare spam elettorale Wikipedia ha una linea guida molto semplice, niente voci biografiche su “candidati che siano solo candidati”, indipendentemente da dove e con chi siano candidati. Un piccolo comune è sullo stesso piano della capitale. Il candidato di quello che probabilmente è il primo partito d’Italia conta come quello del fantomatico partito dei pensionati.

Skoll è un cantautore, diversi dischi all’attivo e concerti in tutt’Italia. I dischi non sono autoprodotti, ma pubblicati da un’etichetta ritenuta (al momento…) enciclopedica da Wikipedia. Le linee guida sarebbero soddisfatte, ma la distribuzione dei dischi (purtroppo) è quella che è, e il tono della voce all’inizio era un po’ agiografico. E, soprattutto, la musica è “di destra”, le fonti e i concerti a livello nazionale hanno il vulnus di essere “di area”. Il rischio che la voce sia “auto-promozionale” e la neutralità di Wikipedia ne venga compromessa è opinabile, ma con questo curriculum una comunità così sclerotizzata decide per il “in dubio contra reum”. Dunque, niet! Il tribunale del popolo Wikipediano delibera la cancellazione.

Aranzulla è fuori della politica, un nerd, e su Wikipedia dovrebbe avere vita più facile. Eppure anche lì, tono agiografico, libri pubblicati non più disponibili, qualche articolo su qualche rivista. Troppo poco. La comunità Wikipedia ci deve pensare. Alla fine valuta la cancellazione. Ma poi Aranzulla compie l’errore che un vero esperto di informatica non dovrebbe mai compiere, “l’effetto Streisand”. In un tweet lancia la lamentazione: “Amici cari, vi dico solo che concorrenti di bassa lega e rosiconi stanno proponendo l’eliminazione della mia voce da Wikipedia”.

La chiamata alle armi, un affronto. I wikipediani al grido di “Questa è Wikipedia!” come gli spartani (dei fumetti) alle Termopili tengono botta nonostante l’orda di fan di Aranzulla. E la voce viene cancellata. Nei giorni successivi la vicenda sfocia nel grottesco su entrambi i fronti. Addirittura le biografie di Aranzulla si riempiono di dettagli roboanti “Quando avevo 10 anni ho portato i miei genitori in un negozio e ho strillato fino a che non mi hanno comprato un computer. Erano i primi modelli (nel 2000 NdA), quelli instabili che andavano in crash continuamente”. Incredibile, come abbiamo fatto a usare il PC prima dell’arrivo del Messia Aranzulla? Tuttavia, i miracoli del Giovane Aranzulla non sono argomento di fede wikipediana e non aiuteranno a far rinascere la sua pagina.

Se la storia di Aranzulla finisce nel ridicolo, quello di linee guida fumose che diventano per i Wikipediani un meccanismo di controllo Orwelliano diventa un problema concreto. Ricordiamo il caso della biografia di Vittorio Arrigoni, attivista in Palestina, cancellata per “recentismo”, scarsa enciclopedicità ecc.

Caso ben raccontato su Giap http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=17652, con cui non ci troviamo d’accordo su molti aspetti relativi a Wikipedia (e non solo wikipediani…), ma che ha il merito di essere stato tra i pochi ad aver tentato di avviare un dibattito  (dopo la pubblicazione del nostro volume). Il problema prescinde dalle figure citate in questo round di cancellazione, su cui possiamo avere differenti sensibilità, ma che da un punto di vista delle linee guida erano casi patenti di “enciclopedicità sufficiente” anche se al limite. Un limite sul quale l’interpretazione personale, che in certi casi può sconfinare nell’arbitrio e nell’interpretazione maligna delle regole, dovrebbe consigliare prudenza e benevolenza alla comunità wikipediana. E invece questi casi – sia dove la decisione dei wikipediani sia presa in patente ragione, sia dove c’è parecchio da eccepire – mostrano una comunità che si comporta come un vecchio inacidito e bisbetico.  E così il problema – tanto per cambiare – si pone per il ruolo di fonte d’informazione che rappresenta l’Enciclopedia Libera.

Wikipedia, fintanto che non compare il caso eclatante che può far spingere qualcuno a riflettere sul suo utilizzo, è l’unica fonte d’informazione per moltitudini di esseri umani. Moltitudini in cui la maggioranza non sono più “studenti svogliati”, bensì giornalisti, professori, figure di primo piano della società civile, come cercammo di spiegare nel nostro libro. Quindi anche chi fa di tutto per non usare Wikipedia, se la ritrova già  cucinata e servita sotto mentite spoglie.

Fare blocco di fronte all’avanzata delle agenzie di marketing e pubbliche relazioni che lavorano sull’enciclopedia come lupi in vesti di agnello è doverosa. Ma la difesa di Wikipedia non può diventare il culto di una setta chiusa di wikipediani, in cui le linee guida, e la loro intepretazione, diventa una fumosa procedura che si apprende oramai solo con anni di studi, manco fosse un corso di laurea. O – appunto – il lungo apprendistato di un accolito. Così, la ferrea legge delle oligarchie di Michels viene messa in pratica. Rafforzata dalla ormai nulla capacità di aggregazione di nuovi wikipediani, scoraggiati proprio da queste meccaniche divenute sempre più complesse. Se è doveroso discutere di pagine che possono essere considerate dubbie, togliere qualunque riferimento che possa passare da autopromozione, altrettanto doveroso è mostrarsi trasparenti verso l’esterno. Mentre i casi recenti, non solo quelli nostrani, dimostrano il contrario.

Wikipedia descrive il mondo esterno, ma essa a sua volta è un mondo chiuso, impermeabile. La comunità vive sull’orlo di una paranoia che diffida sistematicamente dell’esterno. Come ogni setta. Questo atteggiamento è, in parte, giustificabile. Per caso Wikipedia ha assunto un ruolo fondamentale nell’informazione contemporanea. La difesa dell’enciclopedia è fondamentale. Ma fondamentale è anche la comprensione del fenomeno ed evitarne le distorsioni. Da fuori, invece è ignorata. Molti la considerano ancora come un fenomeno da baraccone, nonostante ormai sia da anni risaputo e dimostrato come a copiare da Wikipedia siano anche i professori e come Wikipedia sia in grado di decidere le sorti elettorali di un partito (ricordate Oscar Giannino?). Nessuno si pone il problema di capirne il funzionamento, i meccanismi, nessuno si domanda come fare un volontario. I giornali la saccheggiano costantamente quando c’è da fare un coccodrillo, eppure ne parlano solo quando ci sono vicende come quella di Aranzulla. E questo nonostante a fine giugno si tenga ad Esino sul Lario il convegno della fondazione che cura il marchio e mantiene l’infrastruttura informatica di quello che è uno dei siti più consultati al mondo.

Il rischio è che, se questo guardarsi in cagnesco tra dentro e fuori Wikipedia continui, si arrivino a continui paradossi. Fuori perché ormai, “enciclopedie come una volta” non se producono e non se ne aggiornano più, nonostante gli intellettuali alla Serra dicano di preferire la Treccani. La realtà è che siamo “drogati” da Wikipedia. Dentro perché la comunità sclerotizzata e paranoica potrebbe diventare preda di pochi furbi che vogliono imporre il loro punto di vista minoritario al mondo intero, un rischio molte volto corso in passato da diverse Wikipedie. Il gioco non riguarda solo i Carneadi di oggi, ma la qualità dell’informazione.

La chiave di lettura, forse, è proprio Carneade, il filosofo, non l’eponimo. Era uno scettico, per cui tutta la conoscenza è impossibile e nulla verificabile. Ma era anche un’uomo pragmatico: nulla è verificabile in assoluto, ma può essere più o meno probabile. Maggiori sono le sensazioni, aisthêsis, e più grande è il numero di chi concorda in quelle sensazioni, più l’assunto sarà probabile e quindi più vicino alla verità. Per chi conosce le regole di Wikipedia (non per nulla definite da un filosofo, Larry Sanger) trova già il meccanismo del punto di vista neutrale e dell’ingiusto rilievo. Poiché, come gli scettici di Atene, la verità non esiste, Wikipedia raccoglierà il punto di vista della maggioranza qualificata e consolidata, ma il punto di vista, dovendo rimanere neutrale, accoglierà i punti di vista delle minoranze, sempre che qualificati.

Se mancano le sensazioni della comunità, Wikipedia muore. E se muore Wikipedia, il problema non sono solo i carneadi. Ma se il mondo deve portate la sua aisthêsis a Wikipedia, i wikipediani devono ricordarsi di un’altra “regola”, una di quelle scritte nella sua costituzione primeva: “Ignore all rules”, Se una regola ti impedisce di migliorare l’enciclopedia, o di mantenerla… Ignorala!”. In Italiano, il troppo rivoluzionario “Ignora le regole” è diventato un democristiano “Wikipedia non ha regole fisse”. La regola l’ha scritta sempre quel filosofo, Larry Sanger, l’altro fondatore, spesso dimenticato, dell’Enciclopedia libera.

Abbiamo l’enciclopedia più grande e più libera che l’umanità abbia mai potuto solo immaginare. Ma se i wikipediani continuano a dar retta alla loro burocratizzazione, il rischio che Don Abbondio resti sempre il povero e ignorante curato di campagna è sempre concreto.

@barbadilloit

Emanuele Mastrangelo e Enrico Petrucci

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