Calcio. La caduta di Lotito, da splendido console a miles gloriosus del calcio italiano?

lazio libera

Farò come vuoi. Sai perchè ti concedo il perdono accontentandoti senza far tante storie? Per non allungare ancora di più questa commedia che è già lunga assai. 

(Casina, Plauto)

Di tutti, si pose come il più splendente. E solo qualche mese fa, di ‘sti tempi, era il tribuno, anzi il console serenissimo capace di tessere trame e reggere le fila del calcio italiano. Ovunque, era. E rispettato. Solo il web lo sfotteva giusto un po’, e i tifosi della Lazio che si dovevano pure sentire la paternale. Claudio Lotito, che non snocciola più da tempo il latinorum, è in caduta libera. Lo splendido console che era, oggi appare come l’ombra di un centurione pesto e dolorante che, smarritosi nella foresta di Teutoburgo, non trova più la strada di casa.

La sonorissima scoppola rimediata dalla Lazio nel derby (è ancor lecito chiamarlo così?) ha sancito la fine di ogni speranza di gloria in una stagione che sarà consegnata agli Annales come la più buia. La squadra è un afflato di pii slanci, troppo spesso senza costrutto. Solo Candreva, Parolo e nonno Klose a targhe alterne non possono bastare a zittire la curva Nord e confermare il teorema lotitiano dell’antipatico di successo che spende poco e vince. La rosa è risultata finora carente in quasi tutti i reparti, l’animus non è da bellatores, mister Stefano Pioli non le ha imbroccate proprio tutte (e perciò paga con l’esonero?) e così l’aquila Olimpia dovrà accontentarsi di svolazzare nella corte domestica, anzichè volteggiare alta e fiera in altissima classifica o, quantomeno, in quota Europa League. Il rapporto con il tifo è ai minimi e, considerata la storia che mai d’amore è stata tra sostenitori e società, stiamo parlando di ferri più corti di quelli che i gladiatori traci utilizzavano per avvinghiarsi all’avversario nel Colosseo. Tant’è vero che qualcuno si sarebbe spinto a contestare il patron fin dentro il ristorante dove stava cenando, inducendolo, pare, ad abbandonare il desco. Insomma, si annuncia un fallimento stagionale.

Il secondo fiasco stagionale si va annunciando in serie B, dove la “sua” Salernitana latita, confusa e sfigata, in fondo alla classifica. Domenica scorsa i granata hanno strappato al 94esimo (e più grazie a una fortunata carambola nell’area piccola che al gioco), un punticino prezioso al cospetto del Novara di Marco Baroni.  Tanta sfortuna ha condizionato il percorso della Salernitana (che ha un’infermeria al cui confronto quella di Waterloo è vuota) ma pure troppa confusione, specialmente a livello programmatico. Con la promozione conquistata il 25 aprile, la rosa è stata confezionata nelle ultimissime ore del calciomercato agostano e rivoluzionata in quello invernale. Però il livello, stando al linguaggio dell’aritmetica e dei numeri, non è all’altezza della cadetteria. La retrocessione è spettro vivo, ormai, negli incubi dei tifosi granata che hanno pure invocato il patron Lotito a farsi un giro sotto la Curva, dopo la sconfitta casalinga col Bari. Un giretto, sì, come s’era abituato a fare per festeggiare le vittorie.

Prima ancora, però, era accaduta una cosa importante e, probabilmente, decisiva. L’Italia che va in Germania a far la figura del Frosinone in casa del Bayern Monaco. Il cittì Antonio Conte che chiude tutti negli spogliatoi, tollera a malapena la presenza del buon Tavecchio – tutelato dai tesserini e dal fatto d’essere il datore di lavoro dell’ex Cannibale juventino – e sbatte la porta in faccia al dominus Claudio Lotito, manco fosse un magazziniere qualunque.

Tre casi che rischiano di sconvolgere l’immagine stessa che Lotito ha dato di sè in un decennio e passa di pallone. Antipatico ed esigente quanto volete, però vincente. La stagione in corso, più buia della mezzanotte, sta mettendo a durissima prova tutte le sue credenziali. Il doppio fallimento stagionale, perchè accompagnato dalla pernacchia tedesca di Conte e dalla retorica dell’efficienza imprenditoriale sposata ai risultati sportivi espressa con la proverbiale prolissità, rischia di trasformarlo in un Pirgopolinice da talk show, in un Miles Gloriosus che pure Plauto porrebbe in finestra di collegamento alla Domenica Sportiva.

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Giovanni Vasso

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