Teodoro Buontempo sull’Italia Settimanale: “La politica? Rischio e trasgressione, rabbia e lotta”

Teodoro BuontempoUn articolo scritto con “le unghie dentro la realtà”. Ricordiamo il giornalista Teodoro Buontempo con una sintesi del pezzo che scrisse per l’Italia Settimanale diretta da Pietrangelo Buttafuoco, sul numero del 22 febbraio 1996. E’ la recensione del saggio di Marcello Veneziani “L’Antinovecento”, spunto per una riflessione – sempre attuale – sul rapporto tra intellettuali e politica ” a destra”. (michele de feudis)

L’Antinovecento per dire che è meglio il Novecento? Buona la battuta. Ma questi ultimi quattro anni di Novecento debbono essere ancora vissuti intensamente, con le unghie sporche, perché c’è ancora tanto da strappare. E la battuta, questa battuta, non può funzionare perché questi miserabili anni di passione occidentale dovranno crepare accompagnati dalla marcia funebre di tanti maestri pernacchiatori. Proprio così: alla carlona, da militanti, da gente di borgata, con le pezze al culo, di quelli che però la dignità ce l’hanno lustrata meglio del miglior Iddio. Alche procedere tra disincantamenti e reincantamenti.

(…) E’ la vecchia metafora della volpe e dell’uva, ovvero la polemica tra intellettuali e politica. O meglio la polemica degli intellettuali contro i politici. Gli intellettuali: intellettuali d’area si definiscono, per anni disposti a scrivere anche sulla carta igienica. hanno poi assistito al crollo di tanta cultura viva, quando questa poteva rappresentare l’avanguardia per tanti giovani bisognosi di sogni, e adesso si accontentano di rifilarci un excursus di lapidi tombali.  Sempre in polemica con chi ha scelto di misurarsi direttamente sul terreno della militanza e della “politica politicante”. Politica politicante, che in realtà è rischio e sacrificio personale, mediazione e trasgressione, rabbia e lotta. Altro che masturbazioni intellettuali. Ma nulla hanno da rimproverarsi gli intellettuali? Loro dovevano aiutare i politici a vincere la guerra delle parole. E invece, spesso, hanno solo contribuito a buttare al macero l’identità e il futuro della cultura.

(…)Vabbe’, vabbe’, gli ideali, il porcozzìo, i miei capelli diventati bianchi, tutto quello che dentro ancora mi scava per poter dire finalmente a tutti gli intellettuali organici che questo nichilismo noi l’abbiamo bevuto fino in fondo in certe notti insonni di affissione selvaggia e di cantate (e bevute) in allegria. C’è ancora qualcuno che mi ringrazia per questo. E io, ringrazio me stesso per questo. Per arrivare a stringere tra le dita una bandiera è stato sufficiente stare in mezzo, anzi dentro la vita. Se alle quattro del mattino la porta di un locale si spalanca per far entrare due amici che vogliono aspettare il sole, vuol dire che c’è ancora spazio in Paradiso.

Altro che cazzi! Altro che libri! però voi intellettuali fate bene a dotarci di sempre nuovi contributi. Questo libro di Veneziani è bellissimo. (…). Beata comunque l’ignoranza, beato quel Santo che si ferma ad ascoltare il rutto felice un mendicante ubriaco. Io, che Santo non sono, ne incontro tanti di questi fagotti di sangue appoggiati ai portici, loro sì che sembrano cavaliere dell’Apocalisse: se solo il sole potesse scavare nel reticolo dele loro sopracciglia… Altro che Nietzsche, altro che cazzi! Per il sale di fine millennio, urge chiamare Charlie Bukowski“. Teodoro Buontempo

 

 

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