Il commento. Tedeschi (Il Borghese): “Il vero vincitore politico in Italia è Mario Draghi”


super_mario_draghiRoma, 21 Aprile 2013

Nella notte fra il 19 ed il 20 di aprile, le strade intorno al Parlamento erano popolate di uomini in divisa, parlamentari e capannelli di cittadini. Lo stallo sull’elezione del Presidente della Repubblica animava discorsi e comizi improvvisati. Tra cronisti e cineoperatori, alla ricerca della notizia «bomba», si respirava un’aria strana. Piazza Capranica, dove si era riunito il PD, improvvisamente si animava con urla, fuggi fuggi ed improperi. Il partito era esploso, la Bindi dimessa, Bersani ormai sfiduciato, Vendola sempre più sulle posizioni grilline ed un personaggio come Barca che si schierava apertamente per la candidatura di Rodotà.

In quella notte, moriva la Repubblica parlamentare, nata dalla Resistenza. A decretarne la fine, un vecchio esponente del PCI. Dopo diciotto mesi, il progetto nato con la nomina di Monti a senatore a vita, vedeva il culmine nella Repubblica presidenziale, benedetta da tutte le Cancellerie. Formalizzata la candidatura di Napolitano per un secondo mandato, i grandi elettori hanno votato così come deciso a Washington e Berlino. Immediata la reazione di Grillo («È un colpo di Stato! Tutti a Roma! Assaltiamo il Palazzo!»), che ha dovuto fare marcia indietro quasi subito, quando il Viminale lo ha consigliato di soprassedere. Delusione fra le persone presenti in piazza, e sollievo fra i carabinieri ed i poliziotti, che tiravano su la visiera dei caschi. La giornata di sabato terminava così, con una piazza che si inferociva man mano che lo spoglio confermava Napolitano, ed i berlusconiani che votavano compatti «l’ultimo comunista».

Non conosciamo i contenuti del discorso che, lunedì 22 aprile, il Presidente-bis terrà alle Camere riunite. Quello di cui siamo certi è che per l’Italia si prospetta un futuro tragico.

Ignazio Visco, Governatore di Bankitalia, parlando a Washington al vertice del FMI, ha dichiarato: «Non è spendendo allegramente che si torna a crescere». Al contrario «servono decisioni anche severe» per risolvere i problemi del Paese. Dice di confidare nella «saggezza e nella rettitudine» del presidente Napolitano.

Sempre di fronte al FMI, il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schauble, dichiarava che Nicosia è «un modello» per eventuali, futuri salvataggi all’interno dell’area dell’Euro. Secondo Berlino, i correntisti, se una banca va in crisi, dovranno contribuirne al risanamento, con i loro risparmi. Vittorio Grilli, ex ministro del Governo Monti, ha negato che il caso Cipro sia la regola, ma soltanto un esempio. Schauble, secco, ha precisato: «Il coinvolgimento dei proprietari, dei possessori di bond e dei correntisti non assicurati deve essere la regola se una istituzione finanziaria va in crisi». Ha, poi, precisato: «Se non fosse così non potremmo controllare il problema dell’azzardo morale di quegli istituti che, per fare grandi profitti, si prendono enormi rischi scaricando poi le perdite sulla collettività. Questo non deve essere permesso».

Tutto questo se, come si sussurra, sarà Giuliano Amato, a guidare il governo. Quello stesso Amato che, nel 1992 varò un decreto-legge in cui, tra le altre cose, era deliberato (retroattivamente) il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti bancari per un «interesse di straordinario rilievo», in relazione a «una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica».

Alcuni giornali hanno pubblicato titoli sulla vittoria del Cavaliere. In realtà, il vero vincitore è Draghi, che molto probabilmente beneficerà di Amato a Palazzo Chigi. Berlusconi da tutto questo ci ricaverà un colpo di spugna ai processi e, forse, anche il laticlavio a vita, perdendo in ogni caso molto dell’appoggio dei suoi elettori.

La riconferma di Napolitano permetterà di portare avanti la politica di tagli e salassi voluta dal governo di emergenza guidato da Monti, così come indicato dall’Europa. Una emergenza che dura da oltre quindici mesi e che dimostra quanto la costituzione sia tanto elastica da permettere al governo «in gestione ordinaria» di continuare a massacrare il Paese.

Guarda caso, poi, l’offerta «che non poteva rifiutare», a Napolitano è stata fatta dopo che la Cassazione aveva deciso di stralciare e distruggere tutte le intercettazioni che riguardavano il Quirinale.

In tutto questo disordine, l’unica cosa certa è che Equitalia, in grado di controllare tutti i conti correnti e le posizioni finanziarie degli italiani, potrà fornire al nuovo governo l’elenco esatto delle persone da colpire.

Quello che nessuno dice è che l’Italia ancora non è sprofondata del tutto, grazie ai risparmi accumulati ed alle pensioni d’annata; questo ha permesso di far fronte allo smantellamento dello stato sociale. Ancora per poco, tuttavia. Quando anche questi spiccioli saranno finiti, il Paese sarà alla fame. Il motivo della riconferma di Napolitano sta tutto qui. L’Europa dei banchieri ci sta portando verso la Grecia, dove i bambini stanno morendo di fame. Fra tre o quattro mesi, toccherà a noi.

Grillo aveva spaventato i banchieri, Draghi, l’Europa e Napolitano. Se avesse accettato di fare il governo con Bersani, avrebbe potuto far deflagrare tutto dall’interno. Hanno voluto fare il contrario, dimostrando di non aver compreso il potere immenso messo loro in mano da un quarto del Paese, incazzato e con il sangue agli occhi.

Quello stesso Paese che, la sera di sabato, se opportunamente guidato, avrebbe potuto dare l’assalto al Palazzo. Erano tutti là dentro, quando mai ricapiterà una simile occasione …

c.tedeschi@ilborghese.net

*editoriale de Il Borghese di maggio 2013

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