Trama Nera. Gian Maria Volontè icona di una vita in “noir”

Gian Maria Volontè
Gian Maria Volontè

Il 6 dicembre di vent’anni fa, a Florina, nel nord della Grecia, moriva all’improvviso stroncato da un infarto Gian Maria Volontè. L’attore aveva 61 anni e stava girando un film con il regista ellenico Theo Anghelopoulos.

Volontè è stato uno tra i più grandi attori degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, protagonista di una sessantina di film – non solo italiani – che hanno toccato un po’ tutti i generi: dal western di Sergio Leone all’avventura, dai soggetti storici alla commedia alle pellicole d’impegno politico e sociale.

Ma Volonté è stato anche interprete di molti film neri e polizieschi, e forse non avrebbe potuto essere diverso visto la parte oscura di sé che l’attore si è portato dietro per tutta la vita. La sua infanzia è stata difficile, segnata da una figura paterna molto controversa: il padre Mario fu uno dei fondatori del partito fascista repubblicano di Torino, attivista di una Brigata nera, si segnalò per alcuni fatti violenti durante la Rsi e venne arrestato dai suoi stessi camerati per alcuni episodi di malversazione e soprusi contro la popolazione civile di Chivasso. Alla fine della guerra fu accusato della fucilazione di alcuni partigiani e morì in carcere, forse suicida. Stessa sorte toccata nel 1977 al fratello Claudio, anch’egli attore, fascista prima e poi anarchico, arrestato per la morte di un uomo in seguito a una rissa. Di recente l’attrice Carla Gravina, che fu sua compagna e che con Gian Maria Volontè ebbe una figlia, ha confidato di esser stata più volte malmenata dal famoso attore.

Una figura controversa, quindi. Tranne che sul grande schermo, dove il suo talento è stato indubbio. Nel genere poliziesco, dopo aver partecipato a un episodio della serie tivù del «Commissario Maigret», nel 1967 Volontè è stato protagonista di «A ciascuno il suo», diretto da Elio Petri e tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia; ha interpretato il rapinatore Cavallero in «Banditi a Milano» (1968) di Carlo Lizzani; e «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto» (1970) sempre di Elio Petri, dove riveste il ruolo di un commissario assassino e schizofrenico.

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970)

Ha poi indossato i panni del presidente dell’Eni Enrico Mattei ne «Il caso Mattei» (1972) di Francesco Rosi; è stato direttore di giornale in «Sbatti il mostro in prima pagina» (1972) di Marco Bellocchio; poliziotto di scorta in «Io ho paura» (1977) di Damiano Damiani; e ha interpretato Aldo Moro nel film «Il caso Moro» del 1986, diretto da Giuseppe Ferrara. Le sue ultime incursioni nel cinema “noir” risalgono al 1990 con «Tre colonne in cronaca», diretto da Carlo Vanzina; e «Una storia semplice», film di Emidio Greco del 1991 tratto da un altro romanzo di Sciascia. Questa è stata anche l’ultima opera interpretata da Gian Maria Volontè in Italia.

 

In collaborazione con la pagina Facebook per amanti di noir e storie in giallo Trama Nera

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Giorgio Ballario

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