Germania. Arrivano i tecnici “alternativi” anti-Merkel: “L’Euro? Serve solo ad Angela”

alternativa per la germaniaCi sono “tecnici” in Germania che sull’euro non la pensano come Angela Merkel. Anzi, credono che l’euro interessi solo alla Merkel più che alla Germania e men che meno all’Europa. Strano ma vero: Alleanza per la Germania – il nuovo partito presentato domenica a Berlino – nasce proprio dalla spinta di diversi accademici, saggisti, industriali e giornalisti convinti che sia proprio l’euro il problema dell’Europa. Animata da percentuali che registrano come un elettore su quattro prende in considerazione la proposta del nuovo partito, la formazione politica critica dell’euro non si presenta con la solita veste dei movimenti populisti. Non solo i suoi aderenti rappresentano, anche esteticamente, la Germania “tranquilla”, ma anche il programma politico è lontano dalle proposte choc che si sentono da diversi movimenti europei.

Certo, come primo obiettivo il movimento pone la dissoluzione dell’euro a favore di valute nazionali o di unioni monetarie  più piccole. Di questo ne aveva parlato a marzo, in maniera  approfondita, il settimanale Der Spiegel: «Tra i suoi fondatori ci sono i migliori  economisti del Paese e del mondo accademico tedesco. Negli ultimi anni i movimenti politici anti-euro sono cresciuti, come ha dimostrato il risultato delle ultime elezioni italiane». Nel programma del partito, però, non c’è traccia di egoismo nazionale. Alternativa per la Germania chiede, ad esempio, che i salvataggi delle banche non siano fatti a spese del contribuente (vedesi “esperimento” Cipro) e, allo stesso tempo, propone il taglio del debito per i paesi più indebitati come la Grecia. Dal palco della convention non è arrivata nessuna tipica bacchettata contro il paesi del Sud Europa, tutt’altro. Non fosse altro perché, come hanno spiegato diversi economisti, la debolezza dei paesi amici della Germania significherà crisi in prospettiva anche per le aziende tedesche.

Alternativa per la Germania, poi, non vuole essere un movimento monotematico. Per quanto riguarda la politica fiscale si chiede – in un’ottica tipicamente liberale – un forte taglio delle tasse, un’imposta sulle imprese al 20% e una tassa sulla successione pari al 10%. Anche sull’immigrazione – con una forte riduzione degli ingressi degli stranieri – il movimento si innesta né più e né meno nella tradizione dei partiti liberal-conservatori europei. Ma chi sono? Il grosso dei dirigenti arriva proprio dai partiti di centrodestra. A partire dal leader, l’economista Bernd Lucke (docente di macroeconomia, aderente per anni della Cdu, prima di ribellarsi al dominio delle tecnoburocrazie a Bruxelles), sono tutti economisti o professori di estrazione conservatrice. Ne fanno parte, tra gli altri, l’ex presidente della Confindustria tedesca Hans-Olaf Henkel, economisti come Joachim Starbatty e Wilhelm Hankel, entrambi già ricorrenti alla Corte Costituzionale contro l’Euro e gli eurosalvataggi.

Insomma, il profilo del movimento non sembra utilizzare la retorica elementare dei movimenti euroscettici che vanno per la maggiore. Né, tanto meno, si connette con le velleità dei soggetti “stile Pirati” che sono implosi alla prima vera esperienza di governo. È qualcosa di potenzialmente diverso che, per il momento, si presenta alternativo “da destra” all’antipatia di quell’austerità sancita da Bruxelles e diventata la chiave di lettura di una Merkel ansiosa di garantirsi così la rielezione. E il fatto che proprio questa rielezione possa essere messa in discussione da questi strani borghesi di “Alternativa” è già qualcosa.

Antonio Rapisarda

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