Editoria (di A.DiConsoli). Mondatori progetto ambizioso e buon segno economico

La maggior parte degli scrittori italiani sembrerebbe contraria all’acquisizione del gruppo Rcs da parte della Mondadori. Di argomenti sostanziosi però se ne sono sentiti pochi; più diffusi, al contrario, atteggiamenti irrazionali, pigri conservatorismi, paure immotivate, ricorsi a generici appelli al pluralismo e alla cosiddetta “bibliodiversità”.

La cosa che pochi hanno sottolineato, in questi mesi di malumori e contrarietà, è che l’operazione “Mondazzoli” è eminentemente industriale e finanziaria, e che il suo obiettivo è il rilancio di un Gruppo editoriale – l’Rcs Libri, appunto – in evidente crisi finanziaria. Oppure era preferibile un crack di Rcs? 

Francamente la Mondadori Libri non ha e non potrebbe avere nessun’ambizione di egemonia culturale, poiché l’unica legge che governa le grandi case editrici è il fatturato. Nessuna persona obiettiva e priva di pregiudizi potrebbe mai contestare la natura “economica” della linea industriale di Mondadori, a meno che non ci si voglia attardare in posizione consolatorie o ineffettuali come l’antiberlusconismo o la critica generica del “sistema”.  

Dunque, cosa fa paura dell’affaire “Mondazzoli”? Non si capisce, anche perché i singoli marchi di Rcs verranno mantenuti, rispettati e, ci si augura, rifinanziati e rilanciati. Certo, ci sarà un problema di governance e di ridefinizione degli organigrammi, ma anche qui siamo certi che alla fine prevarrà il buon senso e la meritocrazia. Da questo punto di vista sarebbe un bel segnale se Mondadori riuscisse a rassicurare quanti, in Rcs, hanno fatto un buon lavoro, evitando di lanciare segnali in qualche modo punitivi o vendicativi (parliamo pur sempre di due galassie editoriali che si sono affrontate non poche volte fino all’ultimo sangue).

Si dice che solo l’antitrust potrà porre rimedio a questa eccessiva concentrazione di potere editoriale. Siamo certi che il 38% del mercato librario rappresenti davvero un vulnus per il pluralismo editoriale italiano? Non ci sembra; anzi, ha meravigliato non pochi scoprire che, uniti, i due principali editori italiani non arrivassero nemmeno al 40%. E ci chiediamo se non sia una boccata d’ossigeno per autori e dipendenti dei gruppi ex Rcs ritrovarsi e lavorare in una condizione finanziaria solida, anni luce lontana dalle penurie e dai licenziamenti – spesso brutali – degli ultimi anni. 

Motivi per non pubblicare con uno dei marchi “Mondazzoli” non ne vediamo. Quali sarebbero? La nascita di un grande trust editoriale di profilo internazionale? Ma questo, semmai, dovrebbe invogliare gli scrittori a credere maggiormente nella forza contrattuale di questo nuovo soggetto editoriale, finanche a livello mondiale. Dopodiché, se qualcuno non dovesse riconoscersi in questo colosso industriale – ma solo per motivi di scelte editoriali, beninteso – non avrebbe che l’imbarazzo della scelta: da Feltrinelli al Gruppo Mauri Spagnol, passando per Adelphi, Sellerio, Laterza fino ad arrivare alle decine di sigle italiane medie o piccole che hanno credito e buona fama presso librerie e critica.

Il fatto che la Mondadori abbia deciso di acquisire e investire su un progetto così ambizioso è buon segno economico e finanziario. Però a una condizione, s’intende: che i singoli marchi crescano, e che ci sia una reale volontà di rilanciare quel che c’è e funziona della ex Rcs (tanto, obiettivamente). Se fosse invece un tentativo di neutralizzare un concorrente, allora sarebbe l’ennesima occasione mancata del sistema industriale “all’italiana”.

Intanto conviene prendere atto che almeno sulla carta anche il sistema editoriale italiano sta accettando con coraggio le sfide della globalizzazione, che sono affrontabili soltanto in presenza di grandi numeri e di grosse concentrazioni finanziarie e logistiche. Sempre che non si decida di soccombere alla retroguardia del “piccolo è bello” oppure dell’editoria come officina di nicchia per epigoni nostalgici di un certo novecentismo elitario. Noi non possiamo che sperare che ad attardarsi su queste posizioni sia meno del 38% degli scrittori italiani. (da Il Mattino)

@barbadilloit

Andrea Di Consoli

Andrea Di Consoli su Barbadillo.it

Exit mobile version